di iena sindacale marco benanti
Da giorni i lavoratori Coop sono impegnati per la mobilitazione nazionale del 7 Novembre. Questa la data indicata per lo sciopero nazionale indetto da CGIL, CISL e UIL che compatte dicono no ad un rinnovo contrattuale che andrebbe a peggiorare le condizioni economiche dei lavoratori impiegati nella distribuzione cooperativa.
Le richieste da parte delle “cooperative rosse” sono le seguenti:
-aumento del divisore orario e conseguente riduzione del costo ora lavorata;
-Riduzioni delle maggiorazioni di straordinario, supplementare, notturno festivo e domenicale;
-riduzione del trattamento di malattia per le assenze brevi;
-revisione del sistema di classificazione eliminando il livello 4 super e il 3 super;
-Conferma delle minori ore di permesso per le piccole cooperative e ampliamento dell’applicazione anche per le imprese oltre i 300 dipendenti che hanno una rete vendita assimilabile alle cooperative minori;
-inserimento di un sistema derogatorio del contratto nazionale per la rete vendita collocata nel Sud Italia.
Per la prima volta nella storia aziendale di Coop Sicilia, i lavoratori del punto vendita Katanè aderiranno in massa allo sciopero di giorno 7.
“Siamo stanchi di sacrificare la nostra dignità in cambio di un pezzo di pane. Anche noi, insieme ai colleghi delle altre regioni del centro e del nord Italia, ci sentiamo in dovere di manifestare a testa alta per i nostri diritti. Le Coop chiedono le deroghe per il Sud Italia e noi rispondiamo che non intendiamo rinunciare neanche ad un euro del nostro salario”. Questa la risposta dei lavoratori.
Ma la storia dello sciopero dei lavoratori coop non finisce qui. Da giorni, a livello nazionale, si registrano segnalazioni da parte di diversi punti vendita in cui l’azienda starebbe scoraggiando i dipendenti ad aderire allo sciopero attraverso minacce e intimidazioni… “se scioperi perdi il posto di lavoro”, “state scioperando per motivi inutili…cosa vuoi che siano due euro in meno”, “l’azienda vede di cattivo occhio chi aderisce allo sciopero” ecc ecc…
Questi sono i sintomi di un’azienda che muta nel suo DNA, dimenticandosi dei 150 anni di cooperazione che ha alle spalle.
Approfittare della paura di perdere il posto di lavoro e fare leva sugli alti livelli di disoccupazione del meridione è semplicemente un atto vergognoso da parte di chi, da decenni, vanta un marchio distintivo come quello di coop.
La Coop non è più tanto rossa, è marroncina… tendente al nero più profondo.
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