Editoria e impegno nell’Arma: il libro contro la mafia di Gaetano Giandinoto


Pubblicato il 21 Ottobre 2012

Un uomo delle Istituzioni rende omaggio a Falcone e Borsellino. Al senso di una vita. Che continua. Sabato scorso, a Misterbianco, la presentazione all’interno di un evento promosso dalla Fidapa…Di iena in sala

La lotta alla mafia e per la legalità non è solo enunciazione astratta di princìpi: è anche e soprattutto scelta. Di vita, di valori. Insomma, da quale parte del “campo” dell’esistenza si vuole stare. Una scelta, quindi, che si rinnova ogni giorno, davanti ad un Paese che offre non pochi motivi per indignarsi e magari perdere la fiducia nelle istituzioni. Gaetano Giandinoto lo sa bene: dopo le stragi mafiose del 1992, dopo la morte dei giudici Falcone e Borsellino, decise di indossare l’uniforme delle forze dell’ordine. Nei carabinieri. Per scelta. Per dire “no” alla violenza, all’illegalità, alla mafia come sistema di vita.

A distanza di anni, in occasione dell’anniversario del sacrificio dei due magistrati e degli uomini della scorta, Gaetano Giandinoto ha ultimato una sua fatica letteraria: n’è venuto fuori un libro pieno di passione “Mafia, antitesi dell’istituzione Stato!?“. Sabato pomeriggio, al teatro comunale di Misterbianco, in provincia di Catania, la Fidapa Distretto Sicilia, sezione di Misterbianco, con il patrocinio anche del comune, ha presentato, nell’ambito di un incontro sulla mafia, proprio questo testo di Giandinoto.

Attorno ad un tavolo (nella foto) e di fronte ad un folto pubblico di esponenti delle forze dell’ordine e di cittadini appassionati, hanno parlato del tema personalità diverse: ha aperto i lavori il Presidente del Distretto Sicilia di Fidapa, la dott.ssa Cettina Oliveri. Ha presentato il libro la prof.ssa Giusi Orofino. Ospiti ancora sono stati: il sindaco di Misterbianco, Nino Di Guardo, il Presidente dell’Asaae (Associaizone Antiracket Antiusura Etnea) Gabriella Guerini. E poi anche il nostro direttore Marco Benanti.

In prima fila, il capitano Guido Terenzi, comandante della compagnia carabinieri di Gravina di Catania, il tenente Salvatore Mancuso, comandante del nucleo operativo e radiomobile dei carabinieri di Gravina, il tenente Giuseppe Fiore, comandante della Tenenza carabninieri di Misterbianco, il maresciallo capo Francesco Caricati, comandante aliquota radiomobile dei carabinieri di Gravina; presente anche la dott.ssa Anna Rita Rivoli, cavaliere del lavoro funzionario amministrazione Dipartimento Polizia di Stato della Questura di Catana, il brigadiere Sebastiano Grasso, ferito gravemente dall’attentato mafioso ai danni della caserma dei carabinieri di Gravina di Catania, Sebastian Zappulla dell’ Associazione “Agende Rosse” di Salvatore Borsellino, il segretario generale del Sulpm Giovanni Iannello, il coordinatore di Libera Catania Giuseppe Strazzulla, l’avv. Saglimbene.

Hanno fatto pervenire una lettera e una relazione il dott. Domenico Sciotto, presidente del comitato di vigilanza dell’università di Catania, Istituto di Eccellenza di Catania e il dott. Pasquale Pacifico, sostituto procuratore della Dda di Catania.E’ stato, quindi, un pomeriggio proficuo, dove ognuno ha potuto esprimere come vede la lotta alla mafia: non pochi, come l’autore del libro, hanno sottolineato l’esigenza di azioni coerenti, di esempi nella vita di ogni giorno. I comportamenti, le condotte fanno la differenza, al di là delle belle parole, talora solo retoriche. Il libro di Giandinoto n’è una testimonianza: senza fronzoli, in modo chiaro e diretto, affronta in modo semplice ed efficace la tematica mafiosa, l’Antistato e la controversa storia a cui è legata.Cosa fare, allora?Ognuno faccia il suo dovere, insomma. Certo, non mancano problemi, come, ad esempio, una società talora indifferente o una giustizia non sempre tempestiva, ma il sacrificio di chi crede davvero nei valori di Borsellino e Falcone rende vivo il loro insegnamento. Da parte nostra, Marco Benanti ha polemizzato su un ingiustificato –a suo dire- clima di ottimismo e trionfalismo per i risultati ottenuti, rispetto a quanto accadeva negli anni Ottanta. Anche perché, dietro tanti luci mediatiche, ci sono problemi irrisolti e una situazione generale talora drammatica, come nel campo dell’usura e, in generale, dei tempi dei processi, che spesso sfociano in prescrizioni, a tutto vantaggio dei furbi.Insomma, il cammino è lungo. Ma, come diceva Falcone, la mafia è un fenomeno umano e come tale avrà una fine. Speriamo al più presto possibile.


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