Riceviamo e pubblichiamo dall’avv. Giuseppe Arnone:
“Gentile direttore,
Fare, metaforicamente, a pugni con Castaldo è per me molto divertente ma altrettanto ingeneroso. Viene in mente in questo match quell’opera intitolata “la tragedia di un uomo ridicolo”.
Adesso Castaldo fa domande e gli daremo le risposte. Chiede innanzitutto se il mio cambiamento di opinioni “su Lumia e Crocetta è avvenuto immediatamente dopo” la mia mancata candidatura. La risposta è no. Il mio cambiamento di opinioni è iniziato nel maggio del 2013, quando vennero fuori, con grande evidenza, articoli di stampa orientati da magistrati, con fughe di notizie, articoli di stampa che diffondevano la notizia di una indagine a mio carico per estorsione in danno di Crocetta e Lumia. L’indagine era talmente ridicola che è stata archiviata senza neanche interrogarmi. Ne ho avuto solo notizia dai giornali. Ma “La Repubblica” vi dedicò un paginone, con la foto mia, di Crocetta e Lumia. Lo stesso fece “Live Sicilia”. Ora l’estorsione è un reato identico nella dinamica al sequestro di persona a scopo di violenza carnale. Se una gentile signora, che ha passato una felice nottata con Tizio, legge su “La Repubblica” che Tizio, per quella nottata, è indagato per averla sequestrata e violentata, buona educazione vuole che la signora chiarisca al giornale, e soprattutto alla magistratura, immediatamente, che nessuno l’ha sequestrata, nessuno l’ha violentata e che la notte con Tizio è stata da ella fortemente voluta. Lumia e Crocetta, malgrado l’esplosivo clamore di stampa dell’accusa che i due sarebbero vittima di una estorsione da parte mia, hanno ritenuto di tacere, per compiacere la magistratura che si era inventata tale accusa, ridicola, nei miei confronti. Lì ho cominciato a capire che vi era puzza di bruciato.
Nei mesi successivi, parliamo della seconda metà del 2013, la puzza delle azioni clientelari del governo Crocetta è diventata intollerabile. Frequentando Lumia e la sua segreteria prendevo atto dei tipacci ex cuffariani, ex MPA, che la riempivano. Quindi ho compreso che, come avevo lottato Totò Cuffaro e il centro-destra, a maggior ragione dovevo lottare contro Lumia e Crocetta, che avevano preso in giro me e la Sicilia democratica, di sinistra e del cambiamento. Non solo, ma frequentando il Megafono, ho capito che non era un movimento politico bensì un luogo di spartizioni di posti. Clamoroso il caso del coordinatore del Megafono di Agrigento, tale Montalbano, che coordina soltanto se stesso e il lucroso posto in un consiglio di amministrazione che ha ricevuto da Crocetta e Lumia.
Andiamo all’altro argomento, ovvero Cicero, l’IRSAP e l’ASI di Enna. Castaldo scrive, da spudorato mentitore, che Cicero mi avrebbe “beneficiato al Consorzio ASI di Enna” e indica pure una delibera. Peccato che le cose stanno all’inverso; ho accettato io di beneficiare il presidente Cicero, accettando un gravoso incarico senza retribuzione, senza neanche il rimborso spese di benzina. Un incarico che ho espletato attirandomi l’odio, all’epoca, del direttore generale dell’ASI di Enna, declassato grazie al mio parere legale gratuito. Castaldo, ripeto l’aggettivo: gratuito, gratuito, gratuito, gratuito.
Io e Castaldo rappresentiamo gli opposti, lui viene pagato tradizionalmente e mensilmente senza lavorare. Ripeto il concetto: pagato senza lavorare. Io invece lavoro spesso senza essere pagato, come è avvenuto all’ASI di Enna, accettando l’incarico con la premessa che non era prevista retribuzione, né rimborso, né nulla.
Castaldo invece potrebbe spiegare quante ore lavorative offre mensilmente al suo datore di lavoro, editore Mario Ciancio. Nessuna ora di lavoro. Grazie al cielo percepisce 2500 euro senza far nulla, senza scrivere un articolo. Niente di niente. E dico grazie al cielo perché ho potuto pignorargli, per articoli mendaci e diffamatori, per due volte lo stipendio, incassando 500 euro al mese, per molti mesi. Per me e per Legambiente. E conto di proseguire così. Dica Castaldo se è vero che Ciancio lo paga per non lavorare.
Io ho cattivi ricordi, talvolta, non sempre, per un trauma cranico commotivo subìto per via di un grave sinistro stradale. E il mio cattivo ricordo è solo relativo all’esito di una condanna per corruzione comminata in primo grado e non confermata in appello, mentre gli altri reati venivano confermati (l’imputato era una persona molto, ma molto, vicina a Castaldo). Castaldo invece soffre di cattivi ricordi, anzi di pessimi ricordi, senza avere mai sbattuto violentemente il capo come è avvenuto a me. Ad esempio si è dimenticato che è stato accertato, anche dai giudici che mi hanno assolto dalle sue querele, che era pagato, per sette anni, con uno stipendio mensile, dall’imprenditore Miccichè allo scopo di tenerlo buono, senza lavorare, senza fare un beneamato “ca…zzo”. Lo paga adesso l’editore Ciancio.
Vero è che sono stato indagato ed archiviato per associazione mafiosa, Castaldo – che smemorato! – dimentica di aggiungere che a denunziarmi fu il sindaco Calogero Sodano, adesso regolarmente sotto processo per concorso in mafia, con l’accusa di avermi sconfitto alle elezioni per la carica di sindaco grazie al patto con Cosa Nostra, Cosa Nostra preoccupatissima – lo dicono i pentiti – che io, se eletto, avrei “impedito alla mafia di mantenere le mani su Agrigento”. E’ proprio smemorato Castaldo, smemoratissimo.
E l’essere smemorato comporta pure che fa confusione sugli articoli pubblicati dedicati ad Arnone, novello Rocco Siffredi, alle “troie asine e giovenche” allo “striglio” ecc.. ecc.. . E’ vero, Castaldo non li firma questi articoli, li firma un ignoto vigliacco, tale Attila, Castaldo si limita a pubblicarli sul suo giornale. Di Attila, a Napoli, si direbbe che è “un omm di merda”, che si nasconde dietro l’anonimato e dietro Castaldo. In Sicilia, poi, si chiedono i saggi “se è meglio carnevale o chi ci va appresso”. E questo potrebbe bastare, anche se forse Castaldo ignora che è lui il responsabile penale e civile di tali articoli su Rocco Siffredi, le giovenche e le troie (e ovviamente gli strigli, di cui forse qualcuno nutre una qualche invidia o soffre di fissazioni …).
Concludo su gli incarichi chiesti a Cicero. Nessuno ha chiesto nulla a Cicero né ad altri. Io faccio l’avvocato e avrei potuto, negli anni, beneficiare di fior di incarichi in tutte le ASI e in tutti i luoghi ove Cicero era super-commissario. Ho sempre rifiutato ciò. L’unico incaricuccio accettato è quello senza retribuzione e rimborso. Vero è che Cicero ha preso in giro me e mio fratello, che è uno dei più esperti commercialisti di impresa, chiedendogli la disponibilità a collaborare con lui e poi sollecitandolo a fare la domanda per l’albo regionale dei liquidatori o qualcosa di simile. Poi si è scoperto che gli incarichi, Cicero e compagni, li danno con i criteri che integrano perfettamente il reato di abuso di ufficio, criteri esplicitati con gli incarichi legali all’IRSAP, oggetto di denunzia penale.
Castaldo non ha accettato la mia proposta relativa al percorso in via Etnea con gli abiti di paladino, ed ha invece richiesto di essere querelato. Non posso deluderlo, non può mancare per questo, e quindi, caro direttore e cari lettori, appena ritorno da Roma potrete leggere la querela.
Avremo l’ennesima condanna. E non per violazione della continenza, come capita a chi alza il tono della voce, proprio per aver raccontato balle, o come piace a me chiamarle, per aver contato ai lettori fior di “minchiate col botto”.
Giuseppe Arnone.”
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