EDITORIA E POTERE IN SICILIA, “TurboArnone”: “CARO FIUMEFREDDO, CHI E’ VILE IN BATTAGLIA E’ VILE DUE VOLTE. SPIEGALO AL TUO AMICO SEN. LUMIA”


Pubblicato il 16 Novembre 2014

Con la nota che di seguito si propone, Giuseppe Arnone risponde agli editoriali di Antonio Fiumefreddo (nella foto sotto) e Franco Castaldo pubblicati su Sudpress e Grandangolo,

e soprattutto fa il punto sulla considerazione che nutre nei confronti di Giuseppe Lumia.

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“Uomini che vengono apprezzati da tutti per la linearità, il coraggio e la coerenza, come l’avvocato Antonio Fiumefreddo e il giornalista Franco Castaldo, oggi costituiscono una coppia bronzea – di facce di bronzo – da fare invidia ai capolavori di Riace. Altro che Bronzi di Riace, qui abbiamo acciaio imperforabile!

O forse no, o forse gli editoriali di Antonio Fiumefreddo su Sudpress e di Franco Castaldo su Grandangolo on-line, a difesa di Crocetta e di Lumia, di Cicero e di Montante, di Scilabra e della Vancheri, e di aggressione contro Nicolò Marino, hanno la stessa consistenza della ricotta natalizia conservata in frigo fino a Pasqua?

E già, Beppe Lumia e Saro Crocetta sono proprio messi male, ma molto molto male, se adesso i principali difensori son divenuti Antonio Fiumefreddo e Franco Castaldo, mentre grandi amici di Crocetta e Lumia della prima ora, quali Nicolò Marino, Giuseppe Arnone, Antonello Cracolici, son divenuti i primi avversari del presidente della Regione formale – Crocetta – e di quello effettivo – il puparo Lumia.

Con questo mio intervento intendo appunto replicare agli editoriali di Fiumefreddo e di Castaldo. E immediatamente li invito a spiegare come e perché hanno adesso cambiato opinione su Crocetta e Lumia. Per adesso si intende, ovviamente, da un bel po’ di mesi a questa parte, da quando Crocetta ha smesso di insultare Fiumefreddo, definendolo imbroglione e similari, ed addirittura, attraverso Cicvero e l’IRSAP, contribuisce – il buon Rosario – alla dichiarazione dei redditi e alle fatture di cotanto legale. Castaldo una volta dedicava titoli a pagina intera a denigrare Lumia ed, assieme a Sudpress, si pubblicavano pure intercettazioni telefoniche dalle quali il Senatore usciva abbastanza male.

Tranquillizzo Fiumefreddo che io non sono amico di Mario Ciancio, con Ciancio ho pessimi rapporti, rapporti di cause e processi. Quindi non faccio parte di cordate del vecchio potere. Anzi se Fiumefreddo vuol rendere un servizio ai lettori può pubblicare ciò che dicono i collaboratori di giustizia di Agrigento, del mio impegno contro Cosa Nostra, i politici collusi ed asserviti, gli imprenditori a disposizione.

Capisco che Fiumefreddo ha qualche difficoltà a scrivere chi sono i miei attuali nemici e in che rapporti sono, questi nemici, con gli uomini di Cosa Nostra. Fiumefreddo dovrebbe parlare, ad esempio, dell’imprenditore Gaetano Scifo, mio grande nemico, ma cliente di Fiumefreddo. Scifo è condannato irrevocabilmente per corruzione in concorso con capimafia, ma Fiumefreddo ne difende la reputazione, cosa non semplicissima, visto che nuovi pentiti parlano adesso dello storico rapporto tra Scifo e i boss agrigentini. Comunque io non faccio parte di cordate e le cose che dico e che ho detto su Lumia e Crocetta, Montante e Cicero, ecc.. ecc.., non solo le  penso ma le documento.

 

Inviterei tutti, ma forse è troppo chiedere questo a Fiumefreddo e a Castaldo, ad entrare nel merito delle accuse limpidamente e coraggiosamente mosse da Nicolò Marino e faccio osservare che le dichiarazioni di Marino costituiscono una notizia bomba, riportata, con grande evidenza, da tutti i giornali, stampati ed on-line, non asserviti, o non completamente asserviti, alle cordate dominanti, interessate ai tanti denari di cui dispone chi comanda in politica e nell’economia, Confindustria in primis. E se il riferimento di Fiumefreddo a comitati per Renzi riguarda la mia persona, faccio presente che ero alla Leopolda e ho fatto campagna per Renzi, quando ad essere Renziani si prendevano soltanto bastonate, perché, ad esempio in Sicilia, con Bersani stavano Lupo e Genovese, Crisafulli e Lumia, Crocetta e Capodicasa. Noi pellegrini stavamo coi comitati Renzi.

 

Sfido Fiumefreddo e Castaldo a spiegare cosa li ha convinti, in questo ultimo anno, a rivalutare Lumia e Crocetta, Montante e Lo Bello, Cicero e Vancheri. Io invece mi impegno immediatamente a spiegare le ragioni della mia profonda disistima, maturata appunto nei confronti del pupo e del puparo. L’ultimo evento lo abbiamo visto la settimana scorsa, l’antimafioso di Firenze, ex assessore Calleri, ottiene, nel momento in cui viene costretto a lasciare la Giunta regionale, la buona uscita di un incarico di consulente. E diviene consulente di un assessore che viene pure dimissionato. Dunque si tratta di un regalo, privo di dignità (il regalo.. gli altri invece ne hanno tanta). Se l’avesse fatto Totò Cuffaro l’avremmo atteso sotto il palazzo e gli avremmo lavato la faccia con la nostra saliva.

Noi ci indignavamo con Berlusconi che rendeva Mara Carfagna componente del Governo della Repubblica. Ma qui stiamo peggio. Per lo meno la Carfagna si sottopone al voto degli elettori. Con Lumia invece una balda giovanotta, studentessa fuori corso che scrive nel suo curriculum regionale, formato europeo, di essere esperta in videoclub su Eros e Thanatos, viene mandata a distruggere un assessorato. E Linda Vancheri che esperienze produttive ha? Che imprese ha diretto? Per lo meno con Raffaele Lombardo avevamo un imprenditore apprezzato, Marco Venturi. Con Crocetta invece abbiamo l’apprezzata collaboratrice di un imprenditore apprezzato. La collaboratrice è apprezzata, da quel che se ne sa, solo dall’imprenditore e da pochi altri, quanto meno per quanto riguarda qualità utili a reggere la Cosa Pubblica. Se parliamo di qualità estetiche, anche io la apprezzo.

 

Ma andiamo adesso all’impegno più strettamente mafioso e per la legalità. E qui annuncio che prevedo di porre fine personalmente alla ingiustificata carriera dell’antimafioso per eccellenza, Giuseppe Lumia. Chi è antimafioso per eccellenza non è portato a patteggiamenti sul tema della legalità con magistrati che non fanno il proprio dovere, chi è veramente antimafioso innanzi a situazioni di illegalità istituzionale assume le iniziative di carattere istituzionale. Se è parlamentare come Lumia, prende carta e penna e scrive le interrogazioni, scrive le interpellanze, chiede alla Commissione Parlamentare Antimafia, di cui fa parte, di occuparsi di quei casi di gravissima degenerazione istituzionale che gli sono stati segnalati. Come dire, il caro Lumia è riccamente e lautamente pagato per fare esattamente questo. Invece il comportamento è esattamente all’opposto.

 

Non si pongono in essere le doverose attività istituzionali, ad esempio nei confronti di magistrati che marciano nell’illecito ed, in compenso, si costruiscono e si consolidano rapporti nell’illecito grazie a questi comparaggi, con settori di potere delle cordate interne alla magistratura. Tutto questo verrà esplicitato con nomi e cognomi a tutti i componenti della Commissione Giustizia del Senato, ove Lumia inquina, da capogruppo, l’azione del Partito Democratico. Nonché soprattutto al presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, e a tutti i componenti della Commissione. Per Lumia si preparano uccelli con poco zucchero, pochissimo zucchero. E pure di pessima qualità (lo zucchero).

Per chi l’avesse dimenticato io sono quel Giuseppe Arnone che ha costretto Bersani prima ad impedire la candidatura di Crisafulli a sindaco di Enna, e poi ha imposto a Bersani di togliere dalle liste del Senato Crisafulli e Papania. Avevo chiesto a Bersani pure di cacciare Genovese e Capodicasa, per Genovese ci hanno però pensato i magistrati. La vicenda di Capodicasa si chiarirà prossimamente.

 

Sono sempre quell’Arnone che ha combattuto, vittoriosamente, la cordata che voleva il dottor Giuseppe Gennaro Procuratore Capo di Catania.

 

E potrei utilizzare, nei confronti di Giuseppe Lumia, quella frase che utilizzò Rita Bartoli Costa, moglie del Procuratore Capo di Palermo, Gaetano Costa, per spiegare perché il marito era stato ucciso “chi è vile in battaglia è vile due volte, una volta è vile per sé, un’altra volta perché espone il compagno al nemico”. Quando abbiamo aperto lo scontro contro la cordata di Unicost, che voleva Giuseppe Gennaro Procuratore Capo a Catania, io, per usare una metafora calcistica dei tempi miei e di Lumia (ambedue classe ’60), ero Gigi Riva e lui Gianni Rivera. Io il centravanti di sfondamento e lui il regista.

 

 Nel momento delle ritorsioni e delle vendette, il senatore Lumia è sparito, era accanto a me e si è volatilizzato, con una scena degna di un film con Ficarra e Picone.

E, quando gli sono stati illustrati i gravissimi illeciti posti in essere da alcuni magistrati collegati ad una nota cordata, è scappato via a gambe levate. Più veloce di Mennea. Ha avuto solo il tempo di spiegarmi che lui contro i Procuratori non si può mettere, non può fare interrogazioni, non può fare interpellanze, al massimo può parlargli amichevolmente. Ma è meglio di no. Sono cazzi miei.

 

Questo è Lumia. E tutto quello che dico è documentato in atti scritti e in registrazioni audio, a disposizione della magistratura e del Parlamento.

Se poi esaminiamo il quadro di imbrogli che viene fuori dalle attività degli uomini e delle donne che, su suggerimenti ed indicazioni di Lumia, amministrano il denaro pubblico – vedi scandali di Cicero, di Corsello-Scilabra, ecc.. ecc.. – allora si comprende bene perché Lumia, tutt’al più, può parlare, a voce bassa, senza arroganza, con umiltà, con i potenti pubblici ministeri. Di fare interrogazioni e battaglie non è proprio tempo.

Cari Castaldo e fiume freddo, a voi adesso la parola. Perché Lumia è muto, e Crocetta non può parlare.

 

Avv. Giuseppe Arnone

 

Qui di seguito, per facilitare ricerca e lettura, si riporta l’editoriale dell’avvocato Antonio Fiumefreddo in difesa di Lumia, Crocetta e Confindustria e di attacco a Nicolò Marino.

 

Quella strana coppia, anzi un triangolo

12/11/2014 

 

di Antonio Fiumefreddo Pierluigi Di Rosa

Sul ruolo di Confindustria nel processo di liberazione delle imprese siciliane dall’aggressione mafiosa non possono esserci dubbi, come non possono essercene  su chi quella battaglia ha avviato e combatte: si tratta della generazione di imprenditori guidata da Ivan Lo Bello e da Antonello Montante.

Ma, la nostra è una società in cui il relativismo non è solo un modo di pensarsi domine e dio ma soprattutto è un metodo per ridurre il significato e l’importanza dei valori per i quali gli altri si battono.

La nostra è una società in cui chi non condivide l’opera di Papa Francesco non si limita a criticarlo bensì ne mette in discussione (Socci) addirittura la validità dell’elezione a pontefice.

Non sorprende, dunque, ma fortunamente indigna ancora qualcuno, che un magistrato in servizio, come il dott. Nicolò Marino, rilasci un’intervista, completamente politica, dando patenti di inadeguatezza e d’ogni tipo a destra ed a manca, e lo fa sul quotidiano il cui proprietario-direttore è sotto indagine per concorso esterno in associazione mafiosa.

Il magistrato non è turbato da questo piccolo particolare, ed anzi, a chiunque volesse fare una piccola rassegna stampa sarà agevole accorgersi di come quel magistrato sia ospite ricorrente sulle pagine di quel giornale.

E’ un fatto casuale?

In Sicilia, come insegna la storia, nulla, o quasi, è casuale.

Ed infatti, se il giornale si serve del magistrato per attaccare proprio coloro che per primi hanno parlato di borghesia mafiosa, ecco che un istante dopo interviene il segretario di rifondazione comunista per chiedere le dimissioni di Crocetta, reo di avere discusso non già con dei delinquenti ma, badiamo bene, con quei leader degli imprenditori che la Mafia l’hanno affrontata a viso aperto.

Chi trae vantaggio da tutto ciò?

I beneficiari sono immediatamente identificabili.

Ma, siamo appena all’inizio. Ed infatti a 24 ore da quell’intervista, c’è qualcuno che chiede al Presidente del Senato di sospendere il sen. Beppe Lumia dalla Commissione parlamentare nazionale antimafia.

Lo stesso Lumia che è stato presidente storico di quella commissione e che ancora in questi giorni sta combattendo una battaglia asperrima per evitare una riforma della legge sui testimoni di giustizia che si vorrebbe, ad iniziativa di qualcuno, confezionare come strenna natalizia a Cosa Nostra.

E’ il gioco, perfettamente immortalato nel film neo realista “guardie e ladri”, in cui le parti si invertono, si cambiano e si confondono.

La Mafia ride!

A margine, servirà forse fare un’amara riflessione.

Non è forse questa la conseguenza della cosiddetta risoluzione della crisi regionale, che ci siamo permessi di criticare, e nel corso della quale i vecchi burattinai sono tornati nella stanza dei bottoni?

Forse, dopo avere commissariato Crocetta “sostenendolo” con una maggioranza “storica” serve ora che si provveda a mettere fuori violentemente quanti avevano provato a costruire una Sicilia diversa?

Ci vuole tanto a comprendere che i bersagli privilegiati di questa restaurazione si chiamino Lumia nel Partito democratico e Confindustria nella società siciliana?

E’ casuale che il dott. Marino bocci tutti tranne l’assessore indicato in Giunta di governo da quel Totò Cardinale che sempre più appare fare da cintura tra vecchi pupi ed improbabili comitati pro Renzi, che quest’ultimo crediamo tema più di certi avversari a cui va dato il merito di agire a viso scoperto?

Questo triangolo Marino-Ciancio-Cardinale, dunque, in fondo non è inedito né poi così inatteso bensì gioca, forse persino per legittima difesa – e l’espressione è volutamente neutra – cercando di riguadagnare il terreno perduto con la caduta di Raffaele Lombardo (per nulla quiescente) ed incurante dei processi e delle indagini in corso.

Occorre restaurare il buon, vecchio, affidabile governo che serve alla Sicilia, e se per farlo serviranno polvere  e sangue che arrivino pure, com’è nella tradizione di questo desolato porto franco.”

 


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