Ma il primo cittadino non dà spiegazioni!
Una grande battaglia di principi in corso!
di iena al “fronte popolare” marco benanti
E’ tutto un coro –coerente nei principi e determinato nell’azione, come sempre- quello che il centrosinistra e la sinistra diffusa ed eventuale stanno sviluppando di fronte all’ennesima “pagina nera” (di destra, appunto) che il governo delle destre ha prodotto a Catania.
Un vulnus alla democrazia, una ferita allo sviluppo democratico, un attacco –violento e ignorante, appunto di destra- contro il funzionamento del consiglio comunale.
Il cuore della democrazia, il Senato della città, il sovrano civico consesso è stato teatro di questa “pagina nera”: il braccio destro del sindaco Raffaele Stancanelli, il fascista assessore al bilancio Manlio Messina, avrebbe tentato di condizionare l’opposizione –democratica, popolare e appunto per questo per la legalità- incarnata nel capogruppo del Pd Saro D’Agata, un campione della coerenza nei principi democratici, da garantire sempre, senza bandiere, senza appartenenze, senza logiche di schieramento da tutelare, senza guardare in faccia a nessuno, insomma, nemmeno talora alla propria.
La vicenda, nera più nera che si può, è chiara: l’assessore Messina –secondo l’Accusa, cristallizzata in un clamoroso rinvio a giudizio- avrebbe tentato di condizionare la splendida e coerente opposizione di Saro D’Agata, colpendo un’azienda, difesa strenuamente dallo stesso D’Agata in nome di sacrosante ragioni verso il comune, debitore di milioni di euro non pagati. Proprio un’azione dal sapore ricattatorio, un’azione antidemocratica, un’azione di destra, insomma. A forza di ricattare–secondo l’Accusa della Procura della Repubblica- e di non pagare (il “Prezzo Politico” eventuale sarebbe stata un’attenuazione dell’opposizione del democratico D’Agata) l’azienda è fallita. E decine e decine di lavoratori hanno perso il posto di lavoro.
Già la Cgil, agendo in totale autonomia, ha mobilitato tutta la sua organizzazione per denunciare il “killeraggio di destra” e agire per trovare soluzioni solidali per i padri di famiglia rimasti senza occupazione.
Immediata la reazione collettiva e popolare della “catania democratica”: Cittàinsieme ha subito annunciato una fiaccolata per denunciare tutto. Senza omertà di schieramento.
“Libera”, da parte sua, avrebbe già fatto sapere che “antimafia significa dire tutto, senza guardare in faccia né ad amici né a compari”. Per questo, “Libera” –assicurano- farà la sua parte democratica, come sempre, rivolgendosi a tutte le istituzioni di garanzia, a cominciare dagli organi terzi, come la Magistratura, il Sindacato e la Libera Stampa locale, regionale e nazionale.
A tutela della Democrazia, si è subito schierata, come sempre, “Addiopizzo”. Del resto, il “puzzo” di possibile estorsione (dell’opposizione democratica?) potrebbe mai essere tollerato?
Il comitato democratico “Prima la Bandiera” evidenzia –laicamente- la necessità del “garantismo in questa fase, anche le destre,in quanto tali, sono colpevoli.” Ma la Chiesa del dissenso (oggi, del doman non c’è certezza) esige un’azione “popolare, collettiva, democratica”. Senza bandiere di parte, insomma.
Insomma, siamo ad una mobilitazione sincera, democratica e sviluppata in nome dei principi, giammai delle bieche logiche della bandiera, tipiche della cultura delle destre antioperaie.
Su questo ha insistito in un comunicato inviato a tutti gli organi di stampa proprio Saro D’Agata: “in nome della difesa della Democrazia, noi non staremo zitti. Anche se restiamo sempre rispettosi dell’operato in corso della Magistratura. Che noi guardiamo a distanza, con religioso omaggio, mai da vicino.
Noi, che tuteliamo i principi della Costituzione davanti ad ogni attacco, anche e soprattutto nella assai remota ipotesi che dovesse arrivare dalle nostre fila, faremo la nostra parte fino in fondo. L’attacco delle destre è sotto gli occhi di tutti. Il Pd tutto unito, con Giuseppe Berretta, Luca Sammartino, Angelo Villari, Pippo Nicotra e probabilmente Marco Consoli, farà fronte comune contro le destre”.
Ma è stata solo una questione di tutela della democrazia, o anche una “questione morale”? Il leader comunista Orazio Licandro non ha dubbi: “siamo alla questione morale. Al di là dell’aspetto giudiziario, che lasciamo all’autonomia della Magistratura, c’è una enorme questione morale. Le destre vanno all’attacco, in modo disgustoso, malgrado siano già al governo. E noi non dobbiamo abbassare la guardia, nemmeno al Castello Ursino.”
Dalla maggioranza che sostiene Stancanelli, viene, però, una risposta determinata, come quella del gruppo Mpa: Alessandro Porto, Salvo Di Salvo e Nuccio Lombardo rimandano al mittente le accuse e sembra mettano in evidenza che la loro azione “all’insegna della coerenza e dei valori” è salda. Non si accettano lezioni o poltrone dalle sinistre, insomma.
Ma da destra viene anche un invito alla moderazione: il gruppo di avvocati di “diventeremotuttiamici” ha lanciato un appello ad abbassare i toni. E a mettersi d’accordo. Magari con un grande abbraccio, in luoghi idonei, tipo il convento delle Dorotee. Un senso di fratellanza, insomma cui fa appello anche il gruppo laico de “Liberali all’italiana”, che, in nome del libero mercato, auspica un sostanzioso e appagante intervento pubblico.
Ma la sinistra dura e pura, reduce dalla fondamentale battaglia “pro-terroni”, non vuole sconti: e ora, in vista del corteo del 25 aprile, promette battaglia. Sembrerebbe che in testa alla manifestazione del 25 aprile ci sarà il meglio della Democrazia Catanese: da Enzo Bianco a Giovanni Burtone, da Orazio Licandro a Ciccio Mannino, passando per Luca Sammartino, fino a comprendere tutti i soggetti della sinistra -eventuale ed eterea- del panorama etneo. “Tutti uniti”-dovrebbe essere lo slogan dello striscione di apertura. Insomma, tutte le migliori forze riunite in un pugno, in un blocco unico, popolare e democratico, insomma.
La gravità dell’azione delle destre non poteva passare inosservata: la grande stampa -nazionale e democratica- sempre vigile senza guardare in faccia nessuno, non è rimasta ad aspettare. I suoi migliori inviati sono già a Catania per raccontare la “pagina nera”.
Ci saranno presto tutti i particolari. In esclusiva.
“Repubblica” –secondo indiscrezioni- dovrebbe aprire domani la sua edizione nazionale con una prima pagina da incorniciare: “Catania, la Democrazia messa a rischio dalla Destra. Ma Bianco promette battaglia”.
E il sindaco Stancanelli? Rimane silente. Un silenzio incomprensibile. L’ufficio stampa dell’amministrazione di centrodestra, in linea con la sua cultura politica, starebbe tentando di sterlizzare ogni tentativo di confronto.
La stampa democratica però pone domande precise: esiste o no una responsabilità politica? E Stancanelli non risponde. Mentre il suo braccio destro Messina tenta difese fragili, ammettendo al più un “problema di forma”. Non di sostanza del suo operato. L’ultimo scandalo.
Segue…
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Quello che è avete letto è una surreale –e frutto di fantasia- ricostruzione di un ipotetico quadretto catanese. La realtà è ben peggiore.
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