Edizione Straordinaria, clamoroso, Avv. Giuseppe Arnone al Csm: “Ecco perché il Pm Fonzo è da sospendere e radiare”

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Pubblichiamo l’ultimo passaggio della lettera inviata dal noto legale all’organo di autogoverno della magistratura. Questa è la terza ed ultima parte dell’atto di accusa inviato dall’Avv. Arnone al Csm.

A seguire la prima e la seconda puntata.

 

“Apriamo quest’ultima parte dell’atto di accusa con la ulteriore gravissima ricostruzione di comportamenti costituenti reato a carico del Procuratore Aggiunto di Agrigento. Si indicheranno adesso puntualmente altri gravissimi illeciti posti in essere quale Procuratore Aggiunto di Agrigento, in questo caso con palmari e solari violazioni dell’obbligo di promozione dell’azione penale, nonché di iscrizione nel registro degli indagati dei responsabili di enormi illeciti.

Lo scrivente, pur nella consapevolezza accertata e documentata della presenza di una quantità straripante di anomalie, illeciti, reati in danno non solo al sottoscritto, ma soprattutto al corretto svolgimento della funzione giurisdizionale, si limita adesso ad indicare una serie di insabbiamenti che mettono a nudo, privo di difese, privo di giustificazioni, l’operato del Fonzo.

Si ribadisce il concetto: si vuol mettere il Consiglio Superiore nelle condizioni di agire in tempo reale, formulare la contestazione e chiedere l’immediata giustificazione, e siccome giustificazioni non ne esistono ed i fatti sono documentali, non vi è da perdere tempo.

Lo scrivente è stato tra il 1990 e il 2012, per 22 anni, consigliere comunale ad Agrigento, provocando uno scioglimento del Consiglio comunale e l’incarcerazione di due giunte municipali, una al completo e l’atra per metà.

Adesso è parte civile costituita, personalmente, nel procedimento penale n. 19846/11 DDA Palermo, relativo al reato di 110, 416 bis a carico di Sodano Calogero, Sindaco di Agrigento per otto anni ed eletto alla carica, sconfiggendo nel 1993 per pochi voti lo scrivente grazie all’appoggio di Cosa Nostra.

Nel processo sono state acquisite le dichiarazioni di collaboratori di giustizia che ricostruiscono le ricorrente discussioni all’interno del vertice provinciale di Cosa Nostra in ordine all’omicidio del sottoscritto, nonché addirittura al tentativo posto in essere da un colletto bianco colluso, stanziando la somma di 100 milioni delle vecchie lire per commissionare l’omicidio.

Per via di tale intenso impegno sui temi della legalità, nella seconda metà degli anni 2000 lo scrivente individuava un gruppo criminale operante all’interno dell’ufficio tecnico del Comune di Agrigento, e che aveva al vertice il Dirigente dell’Urbanistica Sebastiano Di Francesco, uomo di estrema “fiducia” del sindaco in carica Marco Zambuto e del suocero di costui, On. Angelo La Russa, vero dominus del Comune.

Il Di Francesco veniva mantenuto al vertice dell’ufficio sulla base di un rapporto fiduciario e in una situazione di palmare illegalità, essendo per di più amico intimo e compare del capogruppo del Partito del Sindaco in Consiglio comunale. Circostanza questa indicata nell’esposto di cui immediatamente si dirà.

In data 10 dicembre 2010 il sottoscritto depositava alla Procura della Repubblica, su carta intestata di consigliere comunale, col simbolo del partito di appartenenza, l’ennesimo esposto con una serie di notizie criminis, puntualmente specificate, a carico del Di Francesco.

In tale esposto, al punto E), tra l’altro, veniva denunciato il quadro di illeciti relativi al rilascio di concessioni edilizie, per svariati milioni di euro, nella zona del Villaggio Mosé, rilascio caratterizzato dalla costante violazione, mediante falsi ideologici, della normativa sui recapiti fogniaria, in quanto le costruzioni autorizzate venivano a dover sversare in un depuratore da tempo saturo e non funzionante, circostanza questa assolutamente certa e che veniva superata con la falsificazione.

Sempre in tale esposto, al punto D) si indicava la puntuale autorizzazione – semplicemente da manette – al completamento di immobili abusivi rilasciata in via Cantelmi dall’Ing. Di Francesco, nell’area di tutela del Parco archeologico della Valle dei templi.

Si indicavano altresì al punto B)  i reati commessi dal Di Francesco a beneficio del costruttore Sciara, anche in questo caso per reati edilizi con profitti da milioni di euro.

Ed ancora al punto C) si segnalavano i reati di truffa e falso commessi dal Di Francesco a beneficio di tali costruttori Castro per consentire il completamento e la modifica di destinazione d’uso di un immobile di notevoli dimensioni da adibirsi  a supermercato. Da notare che i Castro sono noti per rapporti societari con famiglie di primo piano di esponenti di acclarata appartenenza mafiosa. Solo per quest’ultimo punto, sulla base di altro esposto, sempre dello scrivente, si aveva la promozione dell’azione penale, seppure con esiti minimali in quanto – incredibile ma vero – lo scrivente non veniva citato come teste e quindi i fatti di reato che richiedevano il dolo (quali la truffa, il falso ideologico e l’abuso d’ufficio) non potevano essere ricostruiti in assenza di prova testimoniale che ricostruisse gli eventi interni al Comune di Agrigento, e il processo si concludeva con la prescrizione per il reato di abuso edilizio. Bravo Fonzo.

Ed infine al punto A) i reati commessi dal Di Francesco per consentire all’ex Sindaco Sodano il godimento della villa abusiva nella Valle dei Templi, già oggetto di sentenza irrevocabile di demolizione.

A fronte di un esposto così dettagliato e specifico, che nell’indicare con le lettere dell’alfabeto tutte queste ipotesi delinquenziali a carico del Di Francesco, chiedeva che i procedimenti venissero trattati in un quadro unitario al fine di ben focalizzare il contesto delinquenziale che costantemente caratterizzava l’attività di tale Dirigente comunale, dei suoi danti causa politici e di alcuni suoi subordinati, il Fonzo assumeva la sconcertante iniziativa che immediatamente si descrive e che già, da sola, giustifica la radiazione del medesimo dall’Ordine Giudiziario.

Il Fonzo invece di dare corso alla denuncia a carico del Di Francesco, iscrivere il medesimo nel registro degli indagati, attivare gli atti di indagine doverosi, escutendo lo scrivente denunciante e soprattutto acquisendo gli atti relativi alle concessioni edilizie ed alle fattispecie di reati denunciati – incredibile ma vero!!!!!!! – il Pm Fonzo si prendeva la cosiddetta briga, o il piacere che dir si voglia, di emettere un “atto di rigetto dell’istanza”, non dando corso alle notizie criminis, formalmente denunciate.

Si chiede di prendere in esame l’esposto, di prendere in esame l’atto di rigetto (!!!!?????????????) redatto dal Pm Fonzo, e poi verificare se il medesimo – oltre a inventarsi atti di rigetto di denunce – abbia promosso appunto l’azione penale per i fatti di reato per interessi edilizi da milioni di euro denunciati dal sottoscritto quel 10 dicembre 2010.

La prova di quanto esposto è semplicissima in quanto il Fonzo, nell’ambito delle evidenti attitudini al rapporto strumentale con i giornalisti “simpatizzanti e sostenitori”, faceva in modo che il giornale Grandangolo di Agrigento pubblicasse integralmente lo scritto con il quale veniva rigettata la denuncia di Arnone.

Tale scritto lo si trova a pagina 2 del settimanale Grandangolo n. 51 del 18 dicembre 2010, con il seguente titolo: ”Peppe Arnone bacchettato. Ecco il testo del provvedimento del Procuratore aggiunto”.

Lo scritto del Fonzo contiene pure una serie di affermazioni largamente diffamatorie nei confronti dello scrivente definito come soggetto che intende “porsi come unico conoscitore della realtà agrigentina, lasciando intendere che da tempo la propria saggezza è stata inascoltata dalle istituzioni, costituisce un atteggiamento ripetuto e quasi ossessivo …” mediante il quale lo scrivente intenderebbe condizionare l’attività della Procura della Repubblica.

Lo sconcertante provvedimento contiene un’altra serie di affermazioni di chiaro stampo diffamatorio. Ma quel che qui interessa al momento è evidenziare che per i fatti illeciti sopra indicati non veniva mai aperta alcuna indagine, i soggetti non venivano iscritti al registro degli indagati, non veniva promossa l’azione penale, e adesso si è in presenza di fatti di reato di enorme gravità che vengono a beneficiare della prescrizione.

Vale la pena di sottolineare che in quella occasione il Fonzo voleva, con ogni evidenza, manifestare pubblico disprezzo nei confronti dello scrivente poiché, come accennato, il magistrato era evidentemente livoroso per un successo professionale dello scrivente che aveva ottenuto l’annullamento, senza rinvio, di una condanna del giornalista Carlo Ruta al risarcimento di ben 90.000 euro a beneficio di Fonzo e di due suoi colleghi.

Non si spiega altrimenti in quel momento l’autentica follia giuridica del provvedimento di rigetto appena descritto. Si ribadisce che lo scontro con il Dott. Gennaro è successivo di un anno rispetto a tale abnorme provvedimento di rigetto.

Da notare che un anno dopo, com’è facile verificare collegandosi nel web a qualunque giornale online agrigentino, la Procura di Agrigento traeva in arresto uno dei collaboratori subalterni del Di Francesco, tale architetto Luigi Zicari, nonché alcuni imprenditori, ed incriminava lo stesso Di Francesco, per vicende tangentizie, seppur di poco rilievo, all’interno dell’Ufficio Urbanistica del Comune. A distanza di cinque anni veniva emessa la sentenza che condannava il Di Francesco, seppur ad una pena mite. Lo scrivente, incredibile ma vero, pur essendo quello che aveva da anni denunziato il malaffare del Di Francesco, non veniva né escusso in indagini preliminari, né indicato tra i testi del processo.

Al Di Francesco non venivano contestati i reati sopra indicati, e soprattutto si ometteva di effettuare ogni verifica su tutti i falsi ideologici relativi agli illeciti penali delle concessioni edilizie prive di smaltimento fognarie regolare.

L’aver escluso lo scrivente da ogni contributo all’investigazione apparavi funzionale a dare soddisfazione agli interessi politici del già allora Ministro Alfano sponsor politico del sindaco di Agrigento dell’epoca Marco Zambuto, che unitamente al suocero, l’ex parlamentare Angelo La Russa, gestivano tramite il Di Francesco, enormi illeciti concernenti il nuovo Piano Regolatore, enormi illeciti sui quali teoricamente la Procura di Agrigento indaga da anni.

Peraltro, a confermare il quadro degli illeciti gestiti nell’edilizia e nell’urbanistica dal sindaco e dal suocero, si verificavano due episodi gravissimi. Il primo relativo alla rimozione e al licenziamento di tale ingegnere Morreale, vincitore di concorso, insediatosi al posto del Di Francesco a seguito di una battaglia politica dello scrivente.

L’ing. Morreale metteva nero su bianco e quindi testimoniava in ordine al ruolo del sindaco nel contesto creato dal Di Francesco e persino confermato dalle intercettazioni telefoniche sulle (minimali) tangenti al Comune percepite dallo Zicari.

Il Morreale, dopo sei mesi di servizio, veniva incredibilmente licenziato dal sindaco e sostituito con dirigenti fiduciari, per riprendere la gestione nella medesima direzione del Di Francesco.

Anche la vicenda del Morreale veniva sostanzialmente insabbiata dal Fonzo e dalla Procura di Agrigento, deve ritenersi sempre al fine di compiacere il dominus politico agrigentino, Angelino Alfano.

Da ultimo, oltre un anno addietro, venivano rese pubbliche delle registrazioni ambientali, realizzate da un Consigliere Comunale, registrazioni che comprovavano, attraverso la viva voce dell’on. La Russa, suocero del sindaco Zambuto, il ruolo del primo quale effettivo dominus degli affari dell’edilizia e dell’urbanistica al Comune, tanto che il medesimo La Russa poneva in essere impegni e ragionamenti per concludere un accordo spartitorio con tale consigliere comunale Giuseppe Di Rosa.

Per completezza va detto che, probabilmente al fine di costruirsi una copertura, dal Fonzo e da altri PM venivano aperti un paio di procedimenti penali a carico del sindaco Zambuto per vicende di evidente inconsistenza, inconsistenti a prima vista, che si concludevano in modo favorevole al medesimo. A fronte di illeciti coinvolgenti molti milioni di euro nell’edilizia e nell’urbanistica, lo Zambuto veniva mandato a processo per … l’acquisto di una pubblicità per un paio di migliaia di euro per il teatro locale!!!!

La presente nota potrebbe ancora continuare a lungo, soffermandosi ad esempio sugli oggettivi e sconcertanti servizi di immagine resi sempre al Ministro Alfano, quando, a fronte di reati veri, ma di pochissimo rilievo, relativi ai materiali di costruzione dell’ospedale civile, il Fonzo, con enorme clamore di stampa nazionale ed internazionale, si inventava letteralmente che l’ospedale potesse crollare e occorreva svuotarlo e chiuderlo, trasferendo in altri luoghi mille malati. Quindi, l’intervento del Ministro Alfano, unitamente a Bertolaso, tra abbracci e complimenti vari, con un infinito battage pubblicitario, apparentemente evitava la chiusura dell’ospedale con il riconoscimento di pseudo meriti a tale politico locale.

Quindi la Cassazione prima, con pronunzie su ricorsi cautelari, e poi il Tribunale di Agrigento, sconfessavano totalmente le ipotesi di reato di disastro contestato dal Fonzo al fine di evacuare l’ospedale e la vicenda si concludeva con … la prescrizione dei reati!!!! Anche tale vicenda appare significativa per inquadrare ai fini della verifica – invero non necessaria perché i fatti qui esposti sono ampiamente ridondanti ai fini della radiazione del Fonzo – di atteggiamenti non chiari, per usare un eufemismo – del Fonzo nei confronti del potere politico locale rappresentato sia dal Ministro Alfano che dall’ex vice ministro e oggi parlamentare, Angelo Capodicasa.

Anche quest’ultimo, ovvero il Capodicasa, ha ottenuto per sé e per gli amici incredibili garanzie di impunità, a partire dalla nota vicenda della villa abusiva illegalmente autorizzata in area vincolata nel Comune di Cattolica Eraclea.

 

CONCLUSIONI

Concludendo, per radiare Fonzo dalla magistratura, è sufficiente muovergli le seguenti sintetiche contestazioni:

  1. Quale norma di legge o quale principio giuridico gli consentiva di violare la privacy dello scrivente facendo depositare dai Viceprocuratore onorari, in una decina di udienze di processi tenutesi nella prima metà del mese di aprile del 2014, la perizia psichiatrica fasulla a carico dello scrivente redatta dalla neurologa Giovanna Bona? E per di più depositare tale perizia e contestualmente contestare, con una memoria di ben 4 pagine, il diritto dello scrivente ad ottenere il rinvio per legittimo impedimento dovuto ad una patologia depressiva;
  2. Se il Fonzo, a tutela della propria onorabilità e del prestigio dell’Ordine Giudiziario, abbia mai querelato l’autore del libro “Ingiustizia e minchiate” nonché “Iudici e Tragidiatura” per aver pubblicato la nota del Presidente Scidà ove il Fonzo veniva indicato quale testimone mendace in un dibattimento in Tribunale relativo alla villa del magistrato Giuseppe Gennaro. E se abbia querelato lo scrivente per le reiterate accuse di essere un teste mendace svolte in numerose trasmissioni televisive, diffuse mediante youtube;
  3. E soprattutto se il Fonzo abbia provveduto alle iscrizioni nel registro degli indagati, a seguito del richiamato esposto del sottoscritto del 10.12.2010, dell’Ing. Di Francesco e degli altri responsabili dei reati, pure nominativamente indicati, o se invece abbia, come comprova il giornale Grandangolo e come ha accertato lo scrivente, omesso di assumere i doverosi provvedimenti di legge garantendo l’impunità a tali soggetti. E commettendo, in modo solare, il reato permanente di abuso d’ufficio mediante omissione (di promozione dell’azione penale, con garanzia dell’impunità ai suddetti soggetti).

Ovviamente, lo scrivente è ben disponibile ad essere escusso dal Consiglio Superiore in ordine a tutti i fatto sopra indicati.

Per un agile riscontro ai fini dell’immediata sospensione e radiazione si allegano:

1)      I verbali delle udienze dei processi ove il Fonzo ha distribuito la perizia psichiatrica fasulla della neurologa Bona, violando la privacy del sottoscritto, nonché ogni norma possibile ed immaginabile;

2)      Le lettere del Presidente Scidà pubblicate dal sottoscritto ove il Fonzo viene accusato di essere un testimone mendace, il tutto in modo circostanziato. Il Consiglio potrà verificare se ha presentato querela;

3)      L’esposto del 10.12.2010 rigettato dal Fonzo, unitamente all’articolo del giornale Grandangolo che pubblica integralmente l’insultane provvedimento di rigetto emanato dal Fonzo.

Tanto si doveva.

                                                                                                                                                     AVV.  GIUSEPPE ARNONE“.

ecco link articoli precedenti:

http://www.ienesiciliane.it/articolo.php?aid=7029

http://www.ienesiciliane.it/articolo.php?aid=7048

 

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Redazione Iene Siciliane

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