Pubblichiamo altro passaggio fondamentale della lettera inviata dal noto legale all’organo di autogoverno della magistratura. Questa è la seconda parte dell’atto di accusa inviato dall’Avv. Arnone al Csm. Qui di seguito la prima puntata. Prossimamente la terza con le conclusioni.
“—Ma poiché la presente nota al momento è solo finalizzata a far radiare Fonzo dall’ Ordine Giudiziario, qui è utile fornire immediati elementi che consentano intanto la sospensione del servizio e quindi la radiazione.
Il Fonzo risulta essere testimone mendace a beneficio del suo grande amico Giuseppe Gennaro. E adesso si comprenderà la ragione per la quale lo scrivente ha fatto cenno alla vicenda Gennaro- Salvi- CSM. Nell’ambito di tale battaglia lo scrivente si è mosso di concerto con il compianto Presidente del Tribunale dei Minori di Catania Gianbattista Scidà, che sin dagli anni ’90 aveva denunciato in ogni sede il contesto di potere e di incancrenimento presente, secondo i suoi dossier, all’interno del Palazzo di Giustizia di Catania, contesto di potere che aveva visto anche magistrati integerrimi come Nicolò Marino, Felice Lima e altri, subire situazioni di isolamento, di contrasto e di denunciate vessazioni, riconducibili appunto alla cordata correntizia facente capo al leader Giuseppe Gennaro, e come braccio destro di quest’ultimo, anche ad Ignazio Fonzo.
Il Fonzo fino al 2008 è stato in servizio presso la Procura di Catania, legatissimo al dott. Gennaro, ma anche negli anni successivi tale rapporto, come si vedrà, rimaneva solidissimo (tanto da finire il Fonzo indagato per fughe di notizie e contatti con giornalisti, il tutto in funzione di sostegno ad una indagine di enorme rilievo politico del PM Gennaro, ma anche su questo torneremo tra breve).
Per quel che ci interessa al fine della radiazione del Fonzo, il Presidente Scidà, il 13 novembre 2011 scriveva una lettera aperta, inviata anche al sottoscritto, ove accusava il Fonzo esplicitamente ed in modo circostanziato di avere reso falsa testimonianza in Tribunale nell’ambito di uno dei processi di interesse di Giuseppe Gennaro e relativi alla nota villa lussuosa del medesimo, mendacio finalizzato a coprire le condotte del Gennaro in contrasto con i doveri di un appartenente all’Ordine Giudiziario.
La villa lussuosa, realizzata dal mafio imprenditore Rizzo, collegato al clan dei Laudani, era stato un ottimo affare, con profili degni di radiazione dall’Ordine Giudiziario in un paese civile, di cui aveva beneficiato l’acquirente Gennaro. E il Csm, quando bocciò Gennaro e preferì Salvi, valutò proprio le sentenze boomerang dei processi di diffamazione intentati da Gennaro contro Marco Travaglio ed altri proprio per la storiaccia della villa abusiva.
Pochi giorni dopo aver diffuso la lettera, inviata ovviamente anche a Fonzo, il Presidente Scidà decedeva. Ma le accuse mosse contro il Magistrato Fonzo di aver infangato la toga, mentendo spudoratamente in Tribunale, non potevano rimanere, come si suol dire, “appese”. Per cui lo scrivente pubblicava e diffondeva reiteratamente la lettera del Presidente Scidà, invitando il dott. Fonzo alla querela.
Il Fonzo ovviamente non ha mai presentato querela, nella sua piena consapevolezza della verità delle accuse mosse nei suoi confronti dal Presidente Scidà. Per essere chiari ed inequivoci lo scrivente ha detto e scritto pubblicamente di esser certo della veridicità delle affermazioni di Scidà e di farle proprie, sfidando Fonzo a smentirle con querela.
Alla presente, sempre per rendere immediati e veloci gli accertamenti a carico del Fonzo, si allegano ben 2 libri dello scrivente che, seppur dedicati, come si evince dai titoli, al quadro di gravissimi illeciti posti in essere all’interno della Procura di Agrigento, pubblicano integralmente la lettera del Presidente Scidà che accusa Fonzo di essere un teste mendace. I libri si intitolano “Iudici e Tragidiatura” e “Ingiustizia e minchiate”: circostanziano la grande pubblicità delle accuse a Fonzo di essere teste mendace ed è assolutamente facile ed agevole per il Consiglio Superiore della Magistratura chiedere a Fonzo in quali procedimenti penali sia stato escusso quale testimone ed abbia riferito in ordine alla compravendita della villa di S Giovanni La Punta acquistata da Giuseppe Gennaro dall’uomo di fiducia del clan dei Laudani.
Merita altresì, nell’ambito del rapporto, con certezza torbido, che ha legato il Dott. Fonzo al collega e maestro Gennaro, andare a recuperare le vicende che riguardano i contatti telefonici con i giornalisti che si occuparono, nella primavera del 2011, di diffondere notizie riservate, in parte vere e in parte false, per interferire pesantemente nel gioco democratico siciliano, all’epoca del governo di Raffaele Lombardo e dell’ingresso del Pd nella Giunta Regionale.
Ad esempio il giornalista Alfio Sciacca, del Corriere della Sera, era in possesso e pubblicava atti riservatissimi, in quel momento segreti, dell’inchiesta – segretissima – che stava conducendo il Pm Gennaro, in un contesto di lacerazioni della Procura di Catania.
Gli articoli di Sciacca, con le fughe di notizie, venivano a rafforzare la posizione del Pm Gennaro, nonché facevano felici il Ministro della Giustizia dell’epoca e il Presidente Berlusconi, guarda caso grandi sponsor di Gennaro al Csm per la nomina a Procuratore capo di Catania.
In coincidenza con la pubblicazione delle fughe di notizie, Alfio Sciacca, pur essendo indaffaratissimo in questi scoop, trovava il tempo per sentirsi, in appena un pomeriggio, ben 19 volte con Fonzo.
Un capolavoro quei tabulati telefonici: le fughe di notizie erano pubblicate dal Corriere e da Repubblica. E si realizzava una triangolazione che avrebbe fatto felice Renato Zero: Fonzo si sentiva 19 volte con Sciacca, quindi un bel po’ di volte con i giornalisti di Repubblica, Alessandra Ziniti e Francesco Viviano, e quest’ultimo sentiva il bisogno di sentirsi a sua volta con Alfio Sciacca. Repubblica e il Corriere il giorno dopo uscivano in fotocopia, col medesimo scoop.
Fonzo, interrogato su tutte queste telefonate degne di un intenso rapporto tra fidanzati alla prima cotta, spiegava che con Sciacca si sentiva 19 volte in un pomeriggio per parlare di calcio.
Chi ci può credere? Comunque anche in questo caso il libro “Ingiustizia e minchiate” dedica un capitolo di fuoco alla ricostruzione di questa vicenda, arricchita persino di indagini sulle celle telefoniche, indagini che sembrano rendere certo che, nelle calde ore delle fughe di notizie, Fonzo e Viviano si erano pure incontrati in quel di Catania.
Ed anche in questo caso il Dott. Fonzo ha preferito subire in silenzio gli schiaffoni del libro “Ingiustizia e minchiate” e non presentare querela alcuna per evitare che gli atti dell’archiviazione scandalosa di cui ha beneficiato, malgrado questi pesantissimi indizi, potessero essere richiesti ed ottenuti dal sottoscritto.
Adesso, signori del Consiglio superiore, con quale credibilità un simile magistrato può essere nominato ad un incarico direttivo o semidirettivo in qualsiasi Procura d’Italia e soprattutto in quella di Catania?
La risposta probabilmente la troviamo in ciò che scrivono i PPMM di Messina quando ricostruiscono questa sconcertante vicenda: “Neppure può essere sottaciuto che, in considerazione della mole, della frequenza, dello sviluppo e della concomitanza temporale del traffico telefonico intercorso tra il magistrato e i giornalisti Viviano, Ziniti e Sciacca, nonché con esponenti politici schierati, per ragioni diverse, su posizioni avverse a quelle del Presidente della Regione Siciliana, appare logico ipotizzare ed anzi è ammesso dallo stesso indagato Fonzo che almeno una buona parte delle citate comunicazioni telefoniche tra Fonzo, giornalisti e politici, avessero ad oggetto la vicenda dell’indagine a carico di Lombardo”.
La talpa vi era ed era proprio un bel talpone, un talpone che doveva avere accesso alle carte riservatissime del Pm Giuseppe Gennaro. Guardate un po’ cosa accertano gli inquirenti di Messina nell’indagine a carico di Fonzo: l’articolo pubblicato da Alessandra Ziniti su Repubblica il 30 marzo 2010 “ricalcava in buona sostanza i contenuti della successiva richiesta di misura cautelare, datata 31.07.2010 e depositata presso l’Ufficio GIP il 02.08.2010”.
Signori del Consiglio Superiore, vi prego di trattenere il sorriso. Delle due l’una. O la richiesta di misura cautelare l’ha scritta la giornalista Alessandra Ziniti a marzo del 2010, e poi ha passato la velina ai PPMM, oppure l’hanno copiata da Repubblica i Pm di Catania Gennaro & C., ovvero, come appare più probabile, i PPMM di Catania preparano la richiesta di misura cautelare, non viene formalizzata se non a luglio, ma intanto ne danno la bozza, magari in un file, ad Alessandra Ziniti.
E la domanda è sempre quella: chi consegna il file ad Alessandra Ziniti? Il giornalista Franco Viviano è il marito di Alessandra Ziniti e guarda caso pochi giorni prima del 30 marzo 2010, quando la Ziniti fa il suo scoop, si reca a Catania, e frequenta più o meno gli stessi luoghi catanesi ove gironzola il Pm Fonzo nonché pure il Dott. Gennaro.
Coincidenze, coincidenze, coincidenze, coincidenze, coincidenze, coincidenze.
Come appunto è una coincidenza che Alfio Sciacca dopo essersi sentito 19 volte con Fonzo in poche ore, conclude la serata con una bella chiacchierata con Viviano, che sempre per coincidenza quel pomeriggio aveva sentito il bisogno di parlare, più volte, con lo stesso Fonzo.
Signori del Csm volete vedere se nei giorni di febbraio del 2010 e in quelli successivi di maggio dello stesso anno (e se si vuole di gennaio o di qualsiasi altro mese dell’anno) tra il giornalista Alfio Sciacca, Ziniti, Fonzo e Viviano vi era la stessa frequentazione telefonica?
O costoro iniziano a sentirsi più volte al giorno solo in coincidenza delle fughe di notizie e finite tali fughe cessa ogni contatto telefonico?
Dopo le fughe di notizie e le centinaia di contatti telefonici, decine e decine al giorno, tra Fonzo, Sciacca, Ziniti, Viviano, mentre costoro esaltavano l’amico Gennaro, nominare Fonzo a Catania significa esattamente prendere a cuore l’ilarità dei polli, ovvero fare ridere questi ultimi.”
segue.
qui sotto la prima parte (vedi link)
http://www.ienesiciliane.it/articolo.php?aid=7029
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