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Edizione straordinaria, clamoroso! “Turbo”Arnone: “Pm Fonzo basta ‘babbiare’!”
Pubblicato il 16 Marzo 2015
Intervista all’avv. Giuseppe Arnone
di iena giudiziaria marco benanti
Avv Arnone ci spiega cos’è accaduto in occasione dell’ultima sua clamorosa iniziativa?
“Io dispongo di un balcone, nel mio nuovo studio, che sta proprio difronte al Palazzo di Giustizia, tra il cancello di accesso al Tribunale e il mio balcone vi è una distanza esattamente di 12 metri. Si scende dal marciapiede, si attraversa la carreggiata di vai Mazzini e siamo innanzi al cancello del Tribunale. Volendo col Dott. Ignazio Fonzo potremmo, dai rispettivi studi, prenderci a pietrate con una fionda. Ma ormai, poiché credo fermamente che la legge è uguale per tutti, i colpi di fionda oggi sono formali ed istituzionali. Dal mio balcone ho collocato il primo manifesto che sollecita l’allontanamento nei tempi più rapidi di Fonzo e dei suoi partners in Procura dalla realtà agrigentina. Io prevedo la cacciata dalla Magistratura e processi penali a non finire, per Fonzo e i correi. E più avanti mi soffermerò sui procedimenti che sono già avviati con le indagini a carico di Fonzo e del PM Maggioni, il suo braccio destro.
Torniamo alla mattina di martedì 10 marzo. Ho collocato lo striscione da stadio, delle dimensioni di 6 metri per un metro e mezzo. Dopo un po’ è arrivata la Digos in forze, chiedendomi di rimuovere lo striscione. Ho risposto che non se ne parlava nemmeno, sollecitandoli a fare la relazione di servizio inviandola al Ministero e al CSM. Alle loro insistenze verbali, con un ampio sorriso, li ho invitati a tornare con un provvedimento scritto, magari frutto della sapienza giuridica degli scienziati del diritto Fonzo e del procuratore capo Di Natale. Ed ho aggiunto che la mia sapienza giuridica mi consentiva di dire che la Carta Costituzionale tutela quello striscione. Lo striscione è rimasto esposto. Lo toglierò domani mattina.”
Avvocato ci può illustrare fatti e situazioni del processo cosiddetto delle tangenti al comune di Agrigento?
“Lo striscione, come si può agevolmente leggere, fa riferimento al “babbìo” con il quale Fonzo ha affrontato la importantissima indagine sulle tangenti all’ufficio urbanistica del Comune di Agrigento. Dai rapporti della Polizia, in primo luogo Digos, e dalle intercettazioni telefoniche e dalle testimonianze dell’ing. Morreale, tutti elementi acquisiti cinque anni fa o giù di li, a processo dovevano andare innanzitutto il sindaco Zambuto e il suocero on. La Russa, da me definiti il pupo e il puparo. Invece, come si suol dire, sono volati gli stracci, solo i funzionari del Comune, di cui uno – il principale imputato – assolutamente marginale, e pure gravemente malato da tempo. Sembrerebbe che il marciume al Comune di Agrigento fosse rappresentato da un architetto di secondo ordine, che prendeva tangenti di qualche centinaio di euro. Nelle telefonate degli indagati intercettati si faceva riferimento alla mia persona con questi termini: “quel cornuto di Arnone…..quel gran cornuto, quel cornuto che si fa….il cappotto di legno di Arnone”. A fronte di queste telefonate e di decine di mie denunzie nei confronti del capo dell’ufficio urbanistica Di Francesco, oggi pure imputato, io non sono mai stato sentito come testimone, né nell’indagine preliminare, né innanzi al Tribunale.”
Quali distorsioni giudiziarie ha lei denunciato questa volta?
“Proseguo il ragionamento e completo la risposta. La mia deduzione è che la mia testimonianza avrebbe dovuto comportare processo e probabilmente manette – come avvenuto per altri imputati in questa vicenda – per il sindaco Zambuto e il puparo suocero La Russa. Aggiungo che il testo di questa intervista verrà inviato al Procuratore Generale Scarpinato: è il caso che Scarpinato affitti una suite nella Valle dei Templi perché quello che sta combinando qui Fonzo e i suoi partners non ha eguali credo in Europa. Adesso Fonzo è andato a sequestrare di persona gli atti del PRG di Zambuto, sulla base delle informative della Digos di 5 anni addietro. I testi delle informative e queste notizie sono diffuse dal giornale Grandangolo che svolge il ruolo di sostanziale addetto stampa o di gazzetta ufficiale della Procura di Agrigento. La domanda è semplice: perché quelle carte della Digos che andavano dritto dritto ad incastrare il Sindaco Zambuto sono state insabbiate per 5 anni? Ed ancora all’ufficio urbanistica avviene quello che adesso descriverò. Per tre anni vi è uno scontro durissimo tra me da un lato contro Di Francesco e il sindaco Zambuto e il puparo La Russa dall’altro. Zambuto mantiene a capo dell’urbanistica, con un rapporto fiduciario, l’ing. Di Francesco, in perfetta continuità con la precedente amministrazione berlusconiana. Io insisto perché venga rimosso in quanto dedito all’illecito. Ricevo pressioni soprattutto da La Russa per “riappacificarmi” con Di Francesco. Mando suocero e sindaco a farsi benedire e alla fine ottengo la nomina del vincitore di concorso, ing. Calogero Morreale e la rimozione di Di Francesco. Incredibile ma vero, dopo sei mesi Zambuto licenzia l’ing. Morreale. Sostiene che non era in grado di far funzionare gli uffici. In effetti il modo di gestire gli uffici tra la persona per bene Morreale e Di Francesco, oggi sotto processo per associazione per delinquere e tangenti, è diversissimo.
Ma quello che è incredibile che la Procura di Agrigento innanzi al licenziamento di Morreale sta a guardare: in un altro posto, ove la Giustizia viene amministrata con criterio, sarebbero scattate le manette per sindaco e suocero. Sulla base delle informative della Digos insabbiate e sulla base della testimonianza di Morreale. Aggiungo che vi era pure la testimonianza di un imprenditore del settore delle cooperative che affermava, a verbale, innanzi alla Digos, di aver ricevuto richieste di tangenti anche a nome del puparo La Russa. Ne vogliamo ancora? E ripeto: perché io non sono stato sentito? Malgrado le mie denunzie? Malgrado fossi il più profondo conoscitore di questi fatti?”
Al di là del merito della contrapposizione sua con il pm Fonzo, questa vicenda è emblematica di una condizione generale della giustizia oppure è un fatto sporadico?
“Preannunzio che questo è il primo striscione. Dal mio balcone ne caleranno altri. Ne ho in mente uno bellissimo, di rilievo turistico. Lo striscione riporterà questo messaggio: “Indicazione turistica di grande rilevanza. Visitate il Palazzo di Giustizia di Agrigento, l’unico d’Italia ove non vige l’obbligatorietà dell’azione penale. Ingresso gratuito. Accesso consentito dalle ore 9.00 alle ore 12.30. Visite guidate previo appuntamento. Chiedere del dott. Ignazio Fonzo”. Un altro striscione proporrà un paragone tra il già presidente della Provincia Eugenio D’Orsi, l’imputato per cui Fonzo ha chiesto 6 anni di carcere e l’interdizione dai pubblici uffici, e lo stesso indagato Ignazio Fonzo. Ricostruirò, comparandole, le azioni che Fonzo, da PM, ha contestato all’imputato D’Orsi, chiedendo appunto ben 6 anni di carcere e l’interdizione dai pubblici uffici, e le azioni illecite commesse da Fonzo e da Maggioni, da me denunziate, e per cui i due magistrati sono oggi indagati a Caltanissetta, con una ordinanza che dispone fior di investigazioni emessa a loro carico, su mia richiesta, dal GIP dott. Testaquadra. Realizzerò un video, in contraddittorio con i giornalisti interessati, e la gente potrà valutare quanti anni di galera meritano Fonzo e Maggioni se D’Orsi ne merita 6. Se il criterio è questo – le accuse a D’Orsi sono bazzecole, spesso ridicole – a Fonzo dovremmo dare 60 anni di carcere, ed interdizione perpetua per 5 o 6 vite. La risposta quindi è netta. Fonzo e Di Natale hanno abrogato ad Agrigento l’obbligo dell’azione penale. Soprattutto per i potenti. L’ex vice ministro Capodicasa, per coincidenza grande amico di Anna Finocchiaro, per coincidenza a sua volta grande amica del magistrato Giuseppe Gennaro, per coincidenza a sua volta grande amico di Ignazio Fonzo ha costruito una splendida villa moltiplicando per 4 volte i volumi in modo illegale e commettendo un mare di reati. Il tutto nell’area super vincolata vicina al Teatro Greco di Eraclea Minoa, sulla fascia costiera. Ho denunziato questi fatti due anni e mezzo addietro, Capodicasa ha denunziato me per calunnia. Non abbiamo notizie. Tutto sotto una tonnellata di sabbia. Nel frattempo però hanno trovato il tempo per mandarmi a processo in una quarantina di procedimenti. Tutti per cose poco serie. Specifico che non voglio dire che Fonzo ha recepito raccomandazioni. Semplicemente che Fonzo, anzi, la Procura e Di Natale, sono molto ma molto attenti alle vicende che riguardano personaggi potentissimi, con amicizie o parentele potenti. Non intendo, cioè, sostenere che sia intervenuta Anna Finocchiaro per raccomandare Capodicasa, mi limito ad evidenziare una serie di fatti, la cui entità merita ancor più riflessione se consideriamo ciò che dice il collega di Fonzo, PM Fornasier, in ordine ai legami fortissimi costruiti da Fonzo. E più avanti spiegherò cosa si intende.
Mi soffermo su Di Natale: suggerisco a qualche docente universitario di diritto penale di disporre una tesi sull’archiviazione dell’inchiesta per associazione mafiosa a beneficio di Mirello Crisafulli. Se Di Natale avesse fatto quell’indagine, in quel modo, su Dell’Utri o su Cuffaro, i giustizialisti di sinistra lo avrebbero messo al rogo. E’ l’archiviazione più scandalosa che si sia mai vista. Di Natale e Fonzo ne hanno fatta una simile per un dirigente medico di vertice dell’ASP che assieme agli altri due massimi vertici firma la delibera di un’affidamento di un appalto che la Procura ritiene truccato. Per gli altri due la Procura chiede l’arresto dei firmatari. Per il terzo non fa nulla. Il GIP rigetta la richiesta di arresto dei due osservando che non si capisce perché si fa questa differenza di trattamento – del tutto priva di motivazione – tra i tre firmatari. Il GIP si è posto una domanda sacrosanta e ha deciso secondo legge. Adesso gli forniamo la probabile risposta. Il terzo firmatario è uno stretto congiunto, uno zio del vice premier Alfano. Conosco bene Alfano e sono disposto a giocarmi le mani che non si è mai mosso per effettuare alcuna raccomandazione alla Procura. Conoscendolo sono certo che ignora la vicenda. Ma il dato è evidentissimo. Quando la Giustizia non funziona ed è interessata a compiacere i potenti, il timore reverenziale si attiva senza che nessuno lo solleciti. Automaticamente. Ma voglio aggiungere qualcosa di clamoroso. Io dispongo di una registrazione ove il PM anziano di Agrigento, Santo Fornasier, prima mi sollecita ad accordarmi con Fonzo e a rinunziare alle denunzie contro di Fonzo, poi, di fronte alla mia risposta negativa, mi minaccia, riporto testualmente, di “brutte mazzate” attraverso gli strumenti “infidi ed invasivi” di cui dispone la Procura, quindi esalta Fonzo dicendo che è un personaggio “potentissimo, fortissimo, per i legami che ha” e conclude con una ammissione che lascia senza parole “Fonzo le ha fatto lo schieramento alle spalle, questo è successo, questo è successo”.
Cosa sarebbe questo schieramento alle spalle? Esistono fatti che possono far ritenere effettivamente realizzato lo schieramento alle spalle ai suoi danni?
“Sì è pacifico che Fonzo e Di Natale hanno posto in essere quello schieramento alle spalle ai miei danni di cui ha parlato il PM Santo Fornasier ignorando di essere audio registrato. Lo schieramento alle spalle lo sintetizzo in poche battute, andando ai fatti più rilevanti. Hanno chiesto in quattro mesi e in quattro processi 9 anni di carcere per me. Hanno preso tutti i processi. Tutti. Sempre assolto. Mi hanno intercettato per 3 mesi, mi hanno pedinato, fotografato, mi hanno mandato un plotone di Carabinieri a perquisire alle 4 di notte la mia villa, la mia abitazione invernale, il mio studio professionale. Hanno sequestrato tutti i computers di casa mia, non solo i miei, ma anche quelli professionali di mia moglie medico e di mio figlio universitario. Mi hanno fatto fare da una neurologa – si da una neurologa, concittadina di Di Natale – una perizia psichiatrica che mi ha qualificato come malato di mente, affetto da un grave disturbo paranoico. Ognuno comprende l’anomalia di far fare una perizia psichiatrica ad una neurologa – democristiana come Di Natale, nissena come Di Natale -, neurologa esperta in tossico dipendenze, invece che ad uno psichiatra. A proposito, la perquisizione alle 4 di notte e il sequestro dei computers è avvenuto sulla baase di telefonate intercettate – incredibile ma vero – ove una mia carissima amica mi chiedeva un prestito di 50 euro per portare la figlia, gravemente malata, da un otorino. Tutto questo è consacrato nelle bobine audio. Poi Fonzo e Maggioni hanno nascosto la principale delle telefonate intercettate, quella che sbriciolava le loro teorie accusatorie. Quella telefonata, di ben 15 minuti, aveva lo stesso valore della telefonate dell’esempio che illustro. Io sono indagato per aver ucciso e occultato il cadavere di mio zio Nino. Mi mettono il telefono sotto controllo e intercettano la telefonata dello zio Nino che mi chiama da Cuba per invitarmi a raggiungerlo per divertirci assieme. Sulla base di quella telefonata l’inchiesta è finita. Se nascondiamo la telefonata possiamo continuare ad intercettare. E le intercettazioni sono come una rete per la pesca a strascico. Parti per scoprire il reato di corruzione di una testimone – pagando la visita medica della figlia malata – e poi magari scopri che l’indagato fa uso di eroina, procura prostitute agli amici, commette qualche leggerezza professionale. Purtroppo per Fonzo, nei tre mesi di intercettazioni è venuto fuori che Peppe Arnone merita solo complimenti e suscita invidie. E adesso sono Fonzo e Maggioni, i magistrati che hanno gestito le intercettazioni ad essere indagati. Dico pure i numeri dei processi: Procura di Caltanissetta, procedimenti n.175 e 178 del 2014, GIP dott. Testaquadra, magistrato molto serio e perbene.”
Come ha visto reagire la stampa ad Agrigento? C’è stata qualche anomalia?
“Ad Agrigento la istituzione peggiore, di gran lunga peggiore rispetto a tutte è l’informazione. Il sistema informativo presenta livelli di degrado e di condizionamento che non hanno eguali in Italia. Ed infatti nessun giornale online ha pubblicato la foto dello striscione davanti al Tribunale e tre emittenti su quattro hanno censurato la notizia. I giornali online, con l’esclusione di uno appena nato, hanno ritenuto di non informare totalmente i lettori. In questo momento ho tra le mani una nota di quello che è il maestro di questo tipo di giornalismo, Franco Castaldo. In questa nota Castaldo scrive – rispondendo ad una mia contestazione sulle loro censure – “che non è (ovvero sarà) l’Arnone a dettare i tempi e i modi dell’informazione”. In questa frase vi è tutto: cosa sarebbero i tempi dell’informazione? Il cittadino dovrebbe avere il diritto di essere informato. Non dovrebbero esistere i tempi dell’informazione. Il cittadino dovrebbe avere la notizia in tempo reale, quando il giornalista ne viene in possesso. Ad Agrigento invece le notizie si censurano, si cancellano oppure al contrario, si amplificano. Fonzo è indagato per aver preteso dal giornalista Lelio Castaldo che non andasse in onda una trasmissione di un’ora, programmata da tempo, ed annunciata con quasi un mese di spot – oltre cento spot – , trasmissione che consisteva in una mia intervista relativa ad un’inchiesta a mio carico. Il giornalista Lelio Castaldo la cancella e mi dice testualmente che lui non farà più quella trasmissione su esplicita richiesta di Fonzo. Questo avviene a febbraio del 2012. Sei mesi dopo siamo a luglio, il giornalista Lelio Castaldo – che io assistevo gratuitamente – pubblica un mio comunicato molto ironico sulla partecipazione di Fonzo ad un’udienza contro di me. Il comunicato parlava di Fonzo “descamisados”, perché era sceso dal suo ufficio in udienza in fretta e in furia, in maniche di camicia, per dare man forte al PM d’udienza. Il comunicato compare e dopo poche ore scompare, sradicato pure dall’archivio del giornale. Esattamente come avveniva con lo stalinismo, quando si modificavano le fotografie per cancellare chi era caduto in disgrazia. Come si può comprendere da queste due vicende, il condizionamento che viene operato dalla Procura di Agrigento appare essere pesantissimo. Ovviamente questi cosiddetti giornali censurano pure le notizie delle indagini a carico di Fonzo e del PM Maggioni a Caltanissetta.
Questo è il livello della disinformazione ad Agrigento. Possiamo definirla mafia dei colletti bianchi questa gestione del sistema informativo che priva il cittadino di un diritto costituzionalmente garantito? E non parlo delle aggressioni che questa stampa conduce. Sempre il giornale del Franco Castaldo – i Castaldo sono due fratelli, Franco e Lelio, Lelio è quello coinvolto direttamente nei procedimenti a carico di Fonzo – riesce a violare regole deontologiche minimali con comportamenti francamente inediti: le mie collaboratrici vengono definite sul suo giornale “troie, asine e giovenche”, dedite alla monta, io vengo paragonato a Rocco Siffredi o John Holmes. Mi viene augurato di morire di AIDS. Vengo definito in continuazione come iettatore. Ogni settimana abbiamo tre o quattro articoli con firma apocrifa (Attila, Genserico e similari) grondanti di insulti contro di me. Questo è il giornalismo agrigentino. Ma è un giornalismo o qualcosa di diverso? Ecco perché Agrigento è la realtà più degradata della Sicilia e probabilmente d’Italia, quantomeno per quanto riguarda istituzioni formali.”
Lei spesso è criticato perchè secondo taluni dietro le sue clamorose azioni talora ci sarebbero aspirazioni politiche o altro, cosa risponde?
“La mia aspirazione è certamente politica, ma nel senso letterale del termine, migliorare la qualità della vita pubblica, della vita associata nella mia città. Adesso la mia vita, nel senso della mia esistenza, è raccontata da ben tre pentiti, due sono esponenti di primissimo piano di Cosa Nostra, il terzo è una sorta di pentito colletto bianco, che si è pure mosso ai margini di Cosa Nostra. E il racconto che ne viene fuori del ventennio 1990-2010, è semplicemente bellissimo. Per vent’anni Cosa Nostra ha avuto il dubbio se era meglio uccidermi o lasciarmi vivo. Si riunivano frequentemente per parlare di me e del mio omicidio. Ora chi ha questa storia ha l’ambizione di migliorare la propria terra, non ha paura né di Fonzi, né di Di Natali, né di Castaldi. I pentiti raccontano che Cosa Nostra si impegnò con ogni energia per impedire la mia elezione a sindaco nel ’93 e la mia elezione a deputato nel ’94. Persi le due elezioni per poche centinaia di voti. E il super pentito Di Gati racconta che era già stato deciso il mio omicidio, se avessi vinto le elezioni a sindaco del ’93. Il sindaco Arnone suscitava enormi preoccupazioni in Cosa Nostra. Il racconto dei pentiti – si chiamano Maurizio Di Gati, Luigi Putrone e Giuseppe Tuzzolino – riguarda il mio impegno per la legalità e contro gli appalti truccati e gli imprenditori collusi con Cosa Nostra. Adesso è chiaro che non vi è da parte mia un’aspirazione di campagna elettorale, se per politica intendiamo questo, mentre vi è un’aspirazione di altro tipo, ovvero ottenere che le regole dello Stato Italiano valgano anche ad Agrigento. E sino ad ora, con evidenza, non è stato così.”
Ad oggi chi ha risposto ai suoi numerosi appelli sulla giustizia?
“Sino ad’ora io non ho puntato ad avere risposte, cioè ad ottenere interventi. Ritengo di essere il più esperto ed autorevole “guerriero” che si muova in terra siciliana. I pentiti raccontano ciò che ho saputo fare contro Cosa Nostra. Ma vi sono poi gli armadi del Consiglio Superiore della Magistratura, che documentano le mie vittorie nelle battaglie contro magistrati molto molto molto discutibili. Sono stato io che nel ’91 ottenni l’allontanamento del Procuratore capo Giuseppe Vaiola, votato all’unanimità. Ho vinto cause contro il pretore e poi senatore Melchiorre Cirami – sì proprio lui, quello della legge Cirami per Berlusconi – , ho vinto fior di cause contro Stefano Dambruoso, sì proprio lui, l’attuale parlamentare che prende a schiaffi le deputate grilline. Ho provocato l’allontanamento con addebiti pesantissimi del PM di Agrigento Giuseppe Miceli, quello che mi voleva arrestare. Ho pure vinto la battaglia per la nomina a Procuratore capo di Catania di Giovanni Salvi: credo proprio che senza i documenti che io ho inviato al CSM, nell’imminenza della votazione, oggi il Procuratore capo di Catania sarebbe Giuseppe Gennaro. Ho fatto questa premessa perché so come si combattono le battaglie contro poteri di questo livello. Bisogna prima avere tutte le carte in regola, essere inattaccabili. Io amo le metafore storiche. Gli alleati impiegarono molto tempo a preparare lo sbarco in Normandia, ma quando sbarcarono, l’unico dubbio era se Hitler sarebbe stato fucilato o se si suicidava anticipando tutti. Così oggi la battaglia contro ciò che ha rappresentato Fonzo ad Agrigento, è una battaglia vinta. Siamo come gli alleati che sbarcati in Normandia, stanno riconquistando la Francia per arrivare a Berlino. Ed adesso possiamo attivare il sistema mediatico nazionale, certamente interessato a sentire le intercettazioni telefoniche sui prestiti per la visita medica, scambiati come fatti di corruzione che giustificavano perquisizioni alle 4 di notte, e ancor di più, l’ammissione del PM Fornasier che il suo collega Fonzo realizzava schieramenti alle mie spalle. L’Italia è una Democrazia, con tante contraddizioni, ma alla fine se hai ragione e le palle per batterti, se non ti fai intimorire, vinci. Il destino di questi è segnato.”
Ci può anticipare sviluppi -se ci saranno- di queste vicende?
“Gli sviluppi sono facili da prevedersi. Penso che appena l’onda mediatica nazionale si occuperà delle cose che ho illustrato, non appena una delle trasmissioni nazionali farà sentire la voce del PM Fornasier che ammette gli schieramenti alle spalle di Fonzo, racconta come Fonzo ha strumentalizzato il suo ruolo per costruire legami fortissimi, e addirittura minaccia le brutte mazzate, interverranno di corsa ad Agrigento ispettori ministeriali e del CSM. E ancora, io voglio far sentire la voce della signora che chiede in prestito 50 euro per la visita medica della figlia o 20 euro per ordinare libri di scuola, e tutto questo viene a giustificare processi per corruzione e perquisizioni alle 4 di notte. Siccome siamo in un paese democratico e Arnone è comunque una personalità che sa farsi valere, non invidio affatto Fonzo, Di Natale, Maggioni e compagnia cantando. Tutti questi magistrati avranno per i prossimi anni problemi gravissimi. E lo ritengo una vittoria della gente per bene. Io adesso non sto punendo costoro solo per i torti che hanno fatto a me, ma soprattutto perché se quello che ho subito io lo avesse subito un cittadino comune, sarebbe stato travolto e distrutto. Fonzo e compagnia bella sono come il branco di iene che ha assalito il rinoceronte. Stavano per farlo fuori, ma il rinoceronte è una bestia molto solida, ha saputo reagire e adesso è lui che sta pestando le iene. Ma se queste iene avessero assaltato una zebra o una gazzella o un’antilope, l’avrebbero distrutta e sbranata senza pietà.
Il rinoceronte oggi sta realizzando il diritto di tutti al rispetto della giustizia e delle leggi dello Stato. Gli sviluppi quindi saranno per tutti costoro pesantissimi. A Caltanissetta, per tentare di salvare Fonzo e Maggioni, vi è stata pure la sfilata di testi mendaci, ad esempio il teste Lelio Castaldo ha messo nero su bianco una serie di bugie ridicole, proprio risibili. Ha raccontato che il comunicato di Fonzo “descamisados” sia era cancellato per un guasto al sistema informatico, il Gip ha disposto una perizia su quel sistema informatico. Sempre Lelio Castaldo ha dichiarato al PM di aver cancellato la trasmissione su consiglio del suo avvocato. Peccato che la trasmissione non era stata ancora registrata e l’avvocato non aveva la materia su cui dare pareri giuridici. Se la trasmissione fosse stata già registrata, l’avvocato avrebbe potuto dire: “non la mandare in onda perché questa e quell’altra frase sono diffamatorie”. Non esistendo la trasmissione, questo avvocato su cosa doveva dare il suo parere legale? Tutto ciò viene a rappresentare ulteriormente il quadro di degrado e di inquinamento che ruota attorno a costoro nella realtà agrigentina.”
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