di Ignazio De Luca
Furono necessarie ben 21 tornate di votazioni, tra il 16 e il 28 dicembre 1964, perché Il Parlamento, riunito in seduta comune, eleggesse Giuseppe Saragat quinto Presidente della Repubblica.
Non sembra azzardato, anzi, ci pare scontato che chi era stato Presidente dell’Assemblea Costituente, rivolgesse una supplica in Cielo (in foto) con l’intento di coronare una straordinaria carriera politica, sulla poltrona. Molto più complesso e con molte meno certezze, decifrare, difficoltà ingigantite dall’imperscrutabilità, da sempre, nelle corde del personaggio, il congiungimento a mani giunte e lo sguardo implorante al Cielo, del Presidente Raffaele Lombardo. Che guarda in alto, lontano, lontano, anche lontano da “Noi con Salvini” dove c’è una leadership. Mica un baffo.
Oppure che gli venga annullata la condanna in primo grado, a 6 anni e 8 mesi, per concorso esterno in associazione mafiosa? Ammenoché la mimica (in foto) del Presidente non sia una supplica, ma piuttosto l’amaro rimpianto per non aver seguito l’esempio, strategico e intelligente, del fratello Angelo, che avendo optato per il rito ordinario, piuttosto che l’abbreviato, si trova ancora alle schermaglie preliminari del dibattimento?
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