Elezioni, caso Agrigento, “Turbo” Arnone denuncia: “la mafia entra al comune”

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 ecco la nota stampa

“Nota Stampa

E per conoscenza al Prefetto e al Questore di Agrigento

L’Esito Elettorale di Agrigento, giudizio sul voto, programma su ciò che avverrà.

Parla Giuseppe Arnone e parla da cittadino,

( non da Candidato ultrasconfitto quale pure è )

Cosa avverrà adesso ad Agrigento:

 

Risultati elettorali, mafia, corruzione, illegalità.

Adesso diamo corso alle testimonianze di Paolo Ferrara e agli atti in possesso di DDA e Procura di Agrigento.

Prima parte: Breve commento al voto

Oggi parte un treno, ed è il peggiore dei treni possibili. Le prime considerazioni che propongo riguardano il risultato elettorale della città e non sono le più importanti.

Le considerazioni più importanti sono quelle che riguardano l’appartenenza di Agrigento allo Stato italiano e alle regole e alle leggi contro la mafia e contro la corruzione.

Il risultato elettorale è chiaro: con Firetto stavano tre degli ultimi quattro ex sindaci che hanno devastato la città, l’On. Roberto Di Mauro, Aldo Piazza, Marco Zambuto. 

Il quarto Sindaco, Calogero Sodano, non ha fatto Campagna Elettorale perché impegnato nelle battute finali del Processo per mafia a suo carico.

Con Firetto stavano tutti i Parlamentari del centro destra che hanno governato questa città nell’ultimo quarto di secolo, con l’eccezione di Michele Cimino.

Con Firetto stavano dodici dei Consiglieri Comunali uscenti sotto inchiesta per lo scandalo delle commissioni fasulle.

Due terzi della città di Agrigento si ritrova ad esprimere un voto unicamente clientelare a beneficio delle sette liste per duecentodieci candidati al Consiglio Comunale che appoggiano Firetto.

In una città devastata dal malaffare e dalle ruberie non esiste nessun voto d’opinione, di ribellione, di protesta.  I tre Candidati che potevano interpretare, seppure in modo diverso il voto di protesta e di indignazione , Marcolin, Dalli Cardillo, Arnone, ottengono complessivamente molto meno del 20 %.

La città dunque ha operato, fotocopiando i vecchi meccanismi del voto democristiano degli anni ’80, una scelta di piena continuità con l’Agrigento della clientela, degli scandali, del malaffare.

Da questo punto di vista, il risultato porta Agrigento nuovamente appunto trent’anni indietro.

Ma vi è, rispetto agli anni ’80, una grande novità: che già esistono le prove per mettere Firetto in galera

 

Seconda parte :

La questione legalità, i ritardi di DDA e Procura di Agrigento

nel mandare a processo e in carcere Firetto

in questa seconda parte mi preme essere franco ed esplicito, anche nei confronti del Questore e del Prefetto che hanno il dovere nei confronti della mia famiglia di tutelare la mia incolumità.

Tra breve accennerò agli atti giudiziari che mi riguardano, che riguardano la mia incolumità, e che metto a disposizione di Prefetto e Questore  qualora non li avessero a disposizione.

Ma immediatamente vanno ricordati gli accertamenti giudiziari che dovrebbero, nell’immediatezza, già portare alla custodia cautelare del nuovo Sindaco.

E’ accertata ed è pacifica la corruzione integrata e realizzata da Calogero Firetto da Sindaco di Porto Empedocle nel beneficiare l’Enel attraverso gli atti relativi al rigassificatore, ottenendo dall’Enel il monopolio delle cause civili, quale avvocato territoriale innanzi al Giudice di Pace e al Tribunale di Agrigento, nei confronti della moglie  avvocatessa neo iscritta all’Albo Simona Russello.

Tali fatti di corruzione vanno letti in connessione con l’acclarato rapporto esistente tra Calogero Firetto e l’establishment di Cosa Nostra Empedoclina. Si ricorda al Prefetto di Agrigento che sono pacifici e ricostruiti nei Processi i rapporti tra Calogero Firetto, il fratello Mirko, e Capimafia del calibro dei signori Seddio e Romeo.

Come è pure pacifico l’interesse di Cosa Nostra e del suo Capo storico Gerlandino Messina per il rigassificatore di Porto Empedocle. La Dda di Palermo ha inviato persino avvisi di garanzia per favoreggiamento in mafia a Dirigenti dell’Enel, e ha sequestrato  il cantiere del rigassificatore  per tali ragioni.

A tali pacifici fatti di corruzione, che in un posto normale avrebbero già comportato le manette per Firetto, si aggiunge qui anche la enorme e gravissima vicenda del palazzo  di fronte l’hotel Carlo V.

Relativamente a tale palazzo, pure ricadente nell’ambito di interessi contigui a Cosa Nostra e a suoi supporter, appare certa la già avvenuta emissione di provvedimenti giudiziari ( richiesta di rinvio a giudizio ) nei confronti di Firetto e degli uomini che hanno commesso assieme al medesimo reati all’interno del Comune di Porto Empedocle.  Un autorevolissimo penalista mi dichiarava di essere ijn possesso di tali Provvedimenti debitamente notificati, lo dichiarava anche a suoi clienti, salvo qualche giorno dopo dichiarare a tutti di essersi confuso!!!! Chiarissime le pressioni ricevute perché l’atto rimanesse segreto sotto elezioni.

La Procura di Agrigento aveva gli atti dei reati di Firetto, con le relative denuncie, già dal 2011. Come al solito no ne ha fatto nulla nei  tempi di legge, attendendo forse la Prescrizione, come sta avvenendo per reati di altri potenti( vedi la villa abusiva del sostenitore di Firetto on. Capodicasa ).

E come dimenticare le telefonate tra i mafiosi Domenico Seddio e compagni, ove si parlava con fraterna familiarità dei rapporti di questi uomini di Cosa Nostra con Mirko e Massimo Firetto?

Parte terza: Conclusione

Signori Questore e Prefetto, oggi è partito il peggiore dei treni. Io non intendo arretrare. A ventidueanni ero nella camera ardente di Pio la Torre, a trenta all’obitorio con Livatino, ho conosciuto e frequentato Paolo Borsellino, i pentiti raccontano che la mia vita in più occasioni è stata vicinissima dall’essere spezzata. Amo la mia Sicilia e non intendo recedere.

 Pur rendendomi conto dei rischi che adesso corro, essendo il maggior ostacolo al Sistema di Malaffare con collusioni e frequentazioni mafiose che si insedia al Comune di Agrigento, pur rendendomi conto dei rischi che adesso corro perché porrò in essere un’attività continua per costringere Autorità Giudiziarie riottose e infingarde, come quella di Agrigento, ad adottare i provvedimenti doverosi, pur rendendomi conto dei rischi che corro perché non intendo stancarmi nel chiedere alla DDA di Palermo di dare corso alle testimonianze e agli atti già acquisiti sulle collusioni del rigassificatore e al Comune di Porto Empedocle ( vedi in primis testimonianze di Paolo Ferrara, che vive scortato ) ,

chiedo

agli Organi dello Stato di attenzionare adeguatamente il diritto all’incolumità fisica e alla vita del sottoscritto e del signor Paolo Ferrara, che mi risulta essere estremamente esposto, come adesso lo sono io, in relazione a tutte le situazioni che fanno capo agli interessi mafiosi di Porto Empedocle, agli interessi mafiosi che ruotano attorno al rigassificatore, agli interessi criminali e delittuosi che fanno capo al neosindaco di Agrigento Calogero Firetto.

Agrigento 01 06 2015                                                                      

avv. Giuseppe Arnone.”

 

 

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Redazione Iene Siciliane

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