ELEZIONI, CATANIA: LA RACITI DIETRO IL PREMIER, MA IL PREFETTO UNA VOLTA DISSE CHE…


Pubblicato il 03 Settembre 2018

Quando fu eletta, in un afoso giorno d’agosto del 2013, dentro l’aula consiliare c’era il clima delle grandi occasioni: applausi scroscianti, flash in serie, dichiarazioni d’occasione. Con 39 voti Francesca Raciti divenne il primo presidente del consiglio comunale donna.

Maggioranza compatta, quindi, nella scelta di una delle cariche che, in un primo momento sembrava aver creato qualche malumore all’interno del centrosinistra, per via della volontà di alcune correnti interne alla coalizione di portare un proprio nome. Niente di tutto questo accadde. La Raciti fu votata praticamente all’unanimita’. “Il mio primo impegno sarà rendere trasparente quest’aula – affermò subito – e mantenere rapporti stretti con la città”. Aggiunse:
“sono onorata e pronta a svolgere con serietà il mio lavoro. Le priorità saranno i giovani, il lavoro e i catanesi tutti. Nel concreto, mi batterò affinchè le cose importanti della città vengano portate a termine”. Da allora, di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, di sedute di consiglio ne sono state celebrate numerose: in mezzo a tante parole e pochi fatti, la vita amministrativa del comune di Catania è andata avanti, sempre più stancamente. E con un consiglio comunale sempre più marginalizzato, vissuto con indifferenza o quasi, fra tanti sbadigli e un ruolo sempre più ridimensionato se non quasi annullato. Certo non solo per colpa del suo presidente, ma indubbiamente il “numero uno” del consesso cittadino non ha brillato in questi anni per iniziativa politica e interpretazione del ruolo. Sarà un caso, ma talora fra la gente si può sentire: “ma chi è il presidente del consiglio comunale? Arcidiacono?”. Insomma, anche in questo, la politica catanese mostra tutta la sua fragilità: in una città governata per anni da un “uomo solo al comando” (ormai sul viale del tramonto), gli effetti sulle dinamiche delle istituzioni si notano. Anche perché le istituzioni sono guidate da una classe dirigente inadeguata. Totalmente inadeguata.
Eppure, le lobby che governano quel che resta dei “partiti” tirano dritto. Come nel caso della lista del Pd per le prossime elezioni nazionali del 4 marzo. Chi è stato messo dietro addirittura il premier Paolo Gentiloni? Proprio lei, Francesca Raciti!

Ma diciamoci la verità – ha scritto Marco Pitrella su L’Urlo.info – La Catania perbene non dirà su Francesca Raciti quel che, a suo tempo, disse su Riccardo Pellegrino, indicato come “impresentabile” alle ultime elezioni regionali. E certo, quello, Pellegrino, con Forza Italia era candidato. Invece, l’attuale presidente del consiglio comunale di Catania, la Raciti appunto, è piazzata al secondo posto della lista del partito democratico, dietro Paolo Gentiloni, nel collegio proporzionale etneo; per virtù di quota rosa, fedele a Luca Sammartino e un po’, forse, per Enzo Bianco che, se così fosse, conterebbe ancora qualcosa. Che c’entra con Pellegrino? C’entra . A proposito di “impresentabili” il nome e cognome di Francesca Raciti fu gettato al tavolo della Commissione Nazionale Antimafia, correva l’anno 2016, perché «il padre venne indicato da un collaboratore come imprenditore di riferimento della mafia – ebbe a sostenere addirittura il prefetto Maria Guia Federico in audizione innanzi la medesima Commissione. Ma questa cosa – puntualizzava sempre il Prefetto – non ha avuto esito giudiziario». In fondo, anche il caso Pellegrino dalla Procura fu archiviato; però lo stesso d’esser “impresentabile”, a torto o a ragione, lui venne tacciato. Della Raciti se n’è accorto persino Crocetta, che di queste cose ne capisce poco, e l’ha evidenziato in un’intervista a “La Sicilia” (la Raciti ha annunciato querela, ndr).”

Quando il Prefetto Federico fece quel nome, Francesca Raciti intervenne con una nota: “apprendo da notizie giornalistiche delle dichiarazioni rese dal Prefetto dott.ssa Federico davanti la Commissione Nazionale Antimafia in relazione alle attività da Ella svolte a seguito della relazione della Commissione Regionale Antimafia sulle presunte infiltrazioni al Consiglio Comunale di Catania. Preciso che già dal momento in cui la vicenda era emersa, ho ritenuto per ben due volte, nell’ottobre del 2014 prima e successivamente nel febbraio del 2015, di scrivere personalmente, in ragione del mio ruolo di Presidente del Consiglio Comunale di Catania, al Prefetto ed al Procuratore capo di Catania dottor Salvi chiedendo di svolgere indagini approfondite e al contempo celeri per poter permettere al Consiglio Comunale di svolgere la proprio attività serenamente e con legittimazione piena agli occhi della città”.
“Oggi, al netto dello stupore che provo nel leggere il mio nome associato ad elementi dei quali non avevo avuto fino a questo momento nessun riscontro, non essendo stata coinvolta nelle segnalazioni anonime né tantomeno nella relazione della Commissione regionale Antimafia, non posso far altro che confermare le stesse richieste di chiarezza già manifestate precedentemente a difesa dell’onorabilità delle persone e dell’autorevolezza del Consiglio Comunale. Entro brevemente nel merito sulle specifica posizione di mio padre Raciti Carmelo, precisando che solo oggi, per via delle notizie giornalistiche, lo stesso è venuto a conoscenza di essere stato oggetto di dichiarazioni rese nell’ambito del procedimento penale denominato Iblis”.
“Al riguardo mi pare possa scansare ogni equivoco il fatto che, nonostante il procedimento in questione sia già stato definito in due gradi di giudizio, mio padre non ha mai ricevuto dalla magistratura nessuna comunicazione che lo riguardi, né risulta essere mai stato indagato in qualsivoglia altro procedimento per reati associativi di alcuna natura. Continuerò, pertanto, a svolgere il mio lavoro nella consapevolezza di aver agito sempre in piena libertà, rispondendo alla mia coscienza, nell’esclusivo interessa della città di Catania, in piena sintonia con il Sindaco avv. Enzo Bianco e con l’amministrazione comunale.”
E addirittura Crocetta ha lanciato strali contro i vertici del Pd, sostenendo, fra l’altro:
“Che storia ha Sudano, che storia ha la Raciti? Questo è il Pd del genio della politica Faraone. Hanno tolto ogni voce di dissenso”. Qualcuno della “Catania bene” dirà qualcosa?


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