Serata all’insegna del “vogliamoci tutti bene”. Come in “We are the world”, mancava Stevie Wonder, ma c’era Nuccio Lombardo (non il pianista, ma il presidente del gas). E tanti di tanti partiti. Curiosità o altro?
di iena politica marco benantiMancavano le candeline accese, l’orsacchiotto e magari l’alberello, ma il clima era lo stesso: un grande afflato di “natalizio sentire” per Giuseppe Berretta e il suo movimento civico “Io cambio Catania”. Un nome fulminante. Una schioppettata!
Attorno a lui, in un immobile del centro (a proposito dopo tante e vane ricerche, anche presso i dirigenti del Pd, abbiamo saputo che il proprietario è l’avv. Scuderi, amico di Berretta, non parente dell’avv. Andrea Scuderi della nota famiglia Scuderi-Berretta-Laudani) una varia umanità di buoni borghesi, dal professionista, all’imprenditore, dallo studente all’impiegato, dal sindacalista al politico, per finire dal “cuttigghiaro” (per i non catanesi, “pettegolo”) al perdigiorno. Duecento, ducentocinquanta persone? Forse, comunque davanti alla sede del movimento c’è stato un via-vai, prolungato: chi entrava e scappava, chi entrava guardare divertito e andava via rabbuiato, c’è chi entrava, mangiava (arancini, pizzette), beveva (coca coca e acqua minerale), faceva finta di ascoltare e scompariva…Insomma, umanità varia e dai comportamenti ordinari. Non un fischio, non un pernacchio. Come avviene in democrazia.
Ma andiamo alle cose importanti: Berretta era vestito bene, profumato, rasato. Accanto a lui persone ben sistemate, che parlano bene e non dicono parolacce. Tanti ggiovani, che fanno sempre bene al look. “Stonava” qualche barba vecchio stile, ma -si sa- la barba è di sinistra e quindi va bene -per chi ci crede- nel quadro generale dell’immagine complessiva del candidato. Già perchè Berretta è candidato sindaco: in attesa delle primarie, che ci saranno. Forse. Ma forse no.
Dopo un lungo approccio iniziale, fatto di sguardi e ammiccamenti (“chi c’è? Chi non c’è?”), e una prolusione politica del comico Gino Astorina (molto apprezzato dal pubblico di centrosinistra presente) è arrivato il momento del discorso. Accanto a lui, al candidato, nella migliore iconografia stile “american middle class” o peggio “arrivano i democratici”, sua moglie, una donna originaria del Senegal e una studentessa (scelte che fanno molto centrosinistra, ma anche sbadigliare, complimenti all’immagine maker del candidato).
Berretta ha ricordato l’ “Enzo Bianco d’oro” -al netto del “sorriso Durbans”- di un tempo: “noi vogliamo migliorare questa città”. L’espressione fulminante gliel’ha detta sua figlia e lui l’ ha ripetuta. Un proclama che ha suscitato più di un pensiero nella folla astante: magari per un attimo qualcuno ha smesso addirittura di addentare un arancino. ” Da chi vogliamo partire -ha detto Berretta- quali sono i gruppi, i ceti e le persone che abbiamo prime nella lista. Allora, ci sono dei quartieri che sono i quartieri di periferia che sono la priorità per Catania, Catania non rinasce se non c’è una vivibilità diversa in alcuni quartieri della nostra città, che sono troppo, troppo abbandonati.” In alcuni hanno pensato a Librino, alla periferia: ci ha pensato anche la “passionaria” Pd Sonia Messina, che però non c’era. Chissà dov’era? Forse ad aiutare concretamente e non parole qualche disgraziato di periferia.
Comunque, Berretta è andato avanti. Altre emergenze, “altre priorità: bambini, portatori di handicap, persone che hanno poco, persone che sono anziane e che devono essere aiutate e sostenute e che in questi anni sono state totalmente abbandonate”. Altra priorità? “Aiutare chi ha le idee, chi vuole fare e in questa città non può realizzare nulla perchè se non hai l’amico, non lo fai, non lo realizzi, non riesci a fare nemmeno un lido”.
Panico fra la folla da parte chi ha conosciuto i governi di centrosinistra degli anni Novanta. Ma non è finita: “vogliamo aiutare chi il lavoro non c’è l’ha, chi il lavoro purtroppo l’ha perduto e deve vedere una prospettiva, una speranza, deve sapere che c’è un futuro diverso per sè in questo territorio. I tanti ragazzi che devono andar via e che invece devono recuperare una speranza e un ottimismo rispetto alla prospettiva.” Ma i disoccupati erano pochi davvero ieri sera. Come accaduto tante altre volte agli incontri del centrosinistra. Insomma, Berretta ha fatto un discorso “magicamente natalizio”, ma anche piuttosto palloso. Sembrava un discorso del segretario del Pd di Catania Luca Spataro.
Non poteva mancare l’appoggio -disciplinato- a Bersani, in conclusione, mentre già panini, dolcetti e coca coca passavano di qua e di là. E poi l’annuncio della volontà “di profondo e radicale cambiamento a Catania che riporti il centrosinistra alleato con le liste civiche, alleato con la città, a governare Catania e a fare di Catania una città moderna, una vera capitale del Mediterraneo”. Film e sceneggiatura già viste.
Conclusione: chi c’era? I deputati Raia, Barbagallo A., Vullo. Un “pezzo” di Cgil di Catania, con la dirigenza in testa. L’ad “sospeso” della Sac Nico Torrisi. E c’era anche l’imprenditore Fabio Scaccia, che lo trovi pressocchè in ogni luogo. E poi ancora: gli imprenditori Tornatore e Vecchio (come B. Spampinato anche lui presente, ex assessore di Raffaele Lombardo) -attorno a lui poliziotti, per sventare eventuali attacchi mafiosi. Tutto tranquillo, anche perchè forse il derby della Mole ha spostato l’attenzione della criminalità verso la tivvù. Presente anche Adele Palazzo, “first lady” dei democratici rossazzurri. E anche “lombardiani” doc come Nuccio Lombardo, il presidente del gas comunale a Catania. Insomma, tutta brava gente. A sostegno di una serata alla Coca Cola.
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