L’ (ex) Belpaese si divide con il solito canovaccio tra negazionisti e catastrofisti che si esercitano senza posa a toute l’heure in elucubrazioni sfiancanti. Riappaiono sulle scena i “zangrillo destroidi” e i “sacco sinistroidi” con una massa di centristi scientisti che arrancano nel dire tutto e il contrario di tutto. Quanti dpcm si devono fare per capire che l’unica regola per non contagiarsi (oltre che avere una buona dose di culo! ) è quello di avere un minimo di buon senso, prudenza e diligenza senza eccedere in viziose sfide al destino? Una sorta di sentimento di sfiducia pervade l’animo intirizzito che si situa a metà strada tra la confusione e la rassegnazione.
Ci assale da ogni lato lasciandoci esausti il solito tormentone ubriacante di iper(di) formazione. Si forse la mano dura sembra essere la strada più conveniente per contenere la recrudescenza pandemica. No meglio non incidere limitando le nostre libertà civili e d’impresa. Poi rifletti tra le ragioni in campo e ti accorgi che(ahinoi) quando qualcuno che conta si becca il virus da permessivo diventa repressivo(il capo inglese più di quello americano) o come fa qualcuno dopo essersi ammalato gravemente afferma dolente che dobbiamo “cedere quote di libertà”.
Purtroppo la nostra mente da tempo è occupata e limitata nella libertà di pensare e agire da un virus che è lo spauracchio che assomiglia tanto ad un’ansia incerta spesso poco reattiva. Neanche un mago alchimista riesce a trovare un giusto equilibrio tra le ragioni del vivere e quelle dell’esistere. Gli esperti sono lì a esternare, i nuovi guru del circo mediatico sono pronti anche a salire sul palco per rivendicare un riconoscimento formale, un premio sociale per le rispettive competenze tecniche. Intanto i comuni mortali sono sbattuti nel baratro della misera incompetenza e osservano figure in movimento nella marea montante di un nemico invisibile sperando solo che la seconda ondata forse sia meno pericolosa e letale.
Rosario Sorace.
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