Mancano pochi mesi al voto per eleggere il nuovo sindaco di Catania. Cominciano le “grandi manovre”, in vista di un appuntamento fondamentale per il futuro di una città alle prese con problemi gravi e una condizione generale di progressiva marginalizzazione dal contesto nazionale. Cosa accadrà? C’è chi come Emiliano Abramo ha rotto gli indugi e si è presentato. Gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Abramo, chi glielo ha fatto fare a candidarsi a sindaco di Catania?
C’è un momento nella vita nel quale con serenità bisogna prendersi delle responsabilità; vuol dire non pensare alle proprie posizioni personali e neanche al proprio personale destino, per questo insieme a tanti cittadini, a tante associazioni di volontariato e a tante realtà piccole e medie, anche delle periferie, ho deciso di candidarmi proponendo alla città un progetto civico, alternativo all’attuale amministrazione.
Lei ha un’idea generale di città? In caso di risposta affermativa, quale?
La mia idea di città in primo luogo non è un’idea esclusivamente personale ma è il frutto di un ragionamento collettivo e condiviso. La prima cosa che abbiamo fatto e stiamo facendo in questi giorni è ascoltare i cittadini, quali sono i loro desideri, come vogliono la Catania di domani, per capire soprattutto quello che non ha funzionato in questi ultimi cinque anni; la seconda tappa è quella di creare dei tavoli programmatici e partecipati: Noi vogliamo che il programma di “È Catania”, il nostro movimento civico, sia il frutto collettivo di tante persone che si incontrano e disegnano non solo la Catania del 2018 ma la città che verrà dei prossimi dieci anni.
A chi fa appello (forze sociali, economiche, intellettuali, altro…) Emiliano Abramo per governare Catania?
Io faccio appello a tutte le energie buone e sane della città, a tutti quei catanesi che ancora oggi non si sono rassegnati, che pensano che questa città possa diventare una città pienamente europea, che possa avere tratti di qualità e di vivibilità maggiori di adesso e soprattutto faccio appello al partito del non voto, a tutti quelli che ultimamente si sono fermati perché scelgono di non andare alle urne, che non condividono più questo importante strumento democratico, mi appello a loro perché sono convinto che c’è bisogno di tornare fiduciosamente a condividere i processi decisionali all’interno della nostra comunità.
Come vede attualmente Catania?
La fotografia che abbiamo fatto della città è davvero impietosa, la vedo sporca, ripiegata su se stessa, vedo una città che ha tante grandi energie e potenzialità purtroppo inespresse, vedo soprattutto una città che stenta a rialzarsi, c’è bisogno di un cambio di passo, di un nuovo progetto e soprattutto di non essere più ostaggio della peggiore politica che abbiamo avuto in questi ultimi anni. Io sono convinto sempre più, che sia arrivato il momento di prendersi delle responsabilità. La mia generazione non può restare più a guardare, tocca a noi disegnare il nostro futuro.
Perché i cittadini catanesi dovrebbero votare lei e non il sindaco uscente?
Primariamente perché il mio è un progetto di respiro diverso dall’attuale, infatti appare chiaro purtroppo come in questi anni l’attuale Sindaco abbia utilizzato la città come una vetrina personale. Noi pensiamo in maniera discreta e precisa che la città abbia bisogno di un sindaco normale, che stia tutti i giorni con i cittadini, che affronti i problemi della città, che incontri le persone, i catanesi e soprattutto che si metta alla pari, guardandoli negli occhi e a volte parlando anche di scelte scomode ma insieme a loro lavorare per realizzare la Catania del futuro.
Nel caso fosse eletto sindaco, lei dichiarerebbe il dissesto del comune?
La prima cosa che voglio fare, sarà quella di fare una “fotografia” reale per capire quale è lo stato dell’arte dei conti del Comune. La mia preoccupazione infatti è quella che in questi anni non sia stata raccontata la verità sulle condizioni delle casse comunali, facciamo esempi concreti, il fatto di utilizzare legittimamente una legge dello Stato che consente di spalmare l’enorme debito per i prossimi venti anni, secondo me è un errore perché mette un “cappio” al collo delle nuove e future generazioni, a chi oggi non solo non voterà per il nuovo Sindaco di Catania ma addirittura a chi oggi non è ancora nato. Allora io sono convinto che un bravo amministratore pubblico deve fare come un buon padre di famiglia, operando nel momento del dunque anche scelte drastiche, verificando dove tagliare gli sprechi e dove recuperare le risorse, questo però avviene con un processo di condivisione delle scelte in modo consapevole, responsabile e partecipato.
Quando si parla di destra e sinistra a Catania, lei a cosa pensa? Vede proposte alternative o consociative?
In questo momento quando si parla di destra e sinistra mi viene in mente la canzone di Gaber, ma a prescindere dalla facile battuta, oggi mi sembra che si stia parlando di categorie superate, che non rispecchiano più le reali istanze dei cittadini, ma sono anche convinto che non bisogna più ragionare sul semplice asse orizzontale destra/sinistra, ma bisogna immaginare altre categorie ed io ne metto una la centro del dibattito sulla futura sindacatura: quella dei responsabili e degli irresponsabili, dei presentabili e degli impresentabili. Oggi ci vuole una proposta forte, sono convinto che bisogna affrontare questo problema perché qualcuno sta giocando ancora sulle sorti dei catanesi e della nostra città. Soprattutto bisogna battersi e vigilare perché nella nostra città in occasione della prossima tornata elettorale delle amministrative ci siano persone presentabili, auspico infatti di non assistere allo spettacolo indecoroso delle ultime elezioni regionali.
Lei è impegnato nel sociale, in particolare sul versante dell’immigrazione: è un fenomeno sotto controllo oppure va rivisto qualcosa?
Il mio impegno in questi anni con la comunità di sant’Egidio si è rivolto ai cittadini catanesi che vivono nel disagio, a tutti coloro che non avendo dimora in periodi di freddo cercano coperte e latte caldo, e questo anche per i migranti. In questi ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento degli sbarchi anche nel nostro porto, a Catania, e anche lì come volontario ho cercato di dare un sorriso e dell’acqua. Penso che il fenomeno dell’immigrazione sia una questione complessa e articolata difficile da liquidare in poche battute ma che può essere affrontata solo con la reale conoscenza del fenomeno e con politiche in ambito europeo e ovviamente nazionale che ci aiutino a controllare i flussi e creare percorsi di vera accoglienza.
Nel caso di elezione a primo cittadino, assumerebbe suoi portavoce personali a sue spese?
Nel comune di Catania esiste già un ufficio stampa, al suo interno è presente la figura di un responsabile e per le sue competenze questo ufficio basta e avanza. Al riguardo, il dovere di chi viene eletto dai cittadini è quello di informare in modo trasparente, esaustivo e veritiero su quanto viene realizzato, come e da chi. Per quello che attiene invece alla figura del portavoce, mi risulta che questa sia stata esclusa dalla pianta organica dell’ente. Come è noto, questa figura è prevista in modo chiaro dalle leggi in vigore, per cui se dovessi diventare sindaco verificherò se ci sono le opportunità di reinserire questo importante ruolo e di conseguenza deciderò in merito, sempre nel rispetto delle leggi.
Per quanto riguarda i settori dei rifiuti e delle possibili grandi opere (esempio corso dei martiri) lei cosa propone?
Catania è solo al 9% per la raccolta differenziata, è una delle ultime città della nostra provincia, lontanissima dalla soglia minima del 60%. Le ultime tre gare fatte da questa amministrazione sono andate deserte; secondo me, come cittadini dobbiamo farci delle domande. La mia risposta è puntare con un atto di responsabilità condivisa ad una vera e propria raccolta differenziata, in poche parole: riduzione, riutilizzo, riciclo e recupero. Per le grandi opere la risposta è semplice: Realizzare finalmente il PRG con particolare attenzione al “water front” della città come in tutte le grandi città europee che si affacciano sul Mediterraneo.
Abramo non le sembra di avere talora un atteggiamento buonista rispetto ai drammatici problemi della città e in generale della politica siciliana?
No. Semplicemente cerco di dare risposte concrete, dirette e reali, come farebbe chiunque ha rispetto per i cittadini e per la buona politica.
Come vede il centrodestra catanese? E il M5S?
Credo che il centrodestra catanese debba interrogarsi sulla categoria politica della responsabilità, come dicevo prima, provando a lanciare nel dibattito cittadino un’idea di città, cosa che al momento non riesco ad intravedere. Il M5S ha avuto nazionalmente il merito di scuotere la politica italiana, oggi deve a mio modesto avviso fare un salto di qualità per trovare soprattutto in ambito locale le soluzioni migliori ai problemi che attanagliano i cittadini. Il tema dell’onestà, in politica secondo me è un prerequisito. I cittadini vogliono amministratori competenti e preparati.
Quale eredità lascia il sindaco Bianco dopo questi cinque anni?
Preferisco non rispondere, anche perché lo stato della città è sotto gli occhi di tutti. Forse sarebbe meglio rivolgere questa domanda direttamente ai catanesi.
Ultima domanda: ci dice perché i cittadini catanesi dovrebbero votare lei? Può indicare alcuni motivi particolari, almeno tre?
Alcuni motivi sono già stati trattati in altre parti dell’intervista, ma rispondo brevemente in tre parole: responsabilità, pragmatismo e progettualità. Ne aggiungo un quarto che mi sta particolarmente a cuore: Solidarietà, una cosa di cui questa città ha particolarmente bisogno.
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