DI IENA “TE LA POTEVI RISPARMIARE” MARCO BENANTI.
Nel “film” che la “Catania bene” (assecondata dagli opportunisti dell’ultima ora, con le loro lingue sciolte) sta costruendo attorno alla figura di Enzo Trantino, scomparso giovedì scorso, arriva la “parte dell’arcivescovo Luigi Renna. “Gigetto populista perfetto” oggi durante il funerale in Cattedrale ha detto di Trantino che sarebbe stato “un uomo del nostro tempo, che ha fatto grande la città”. Fatto grande la città?
Davvero? Per avere fatto cosa? A memoria, a cercare leggi o iniziative davvero rilevanti per la città si trova poco o nulla. In decenni.
Attenzione: non solo, ma visto che gli esponenti della destra (quelli che hanno una storia a destra e quelli che si sono riciclati a destra, precisiamo) si accodano, c’è da ricordare che la storia politica di Enzo Trantino è quella di un monarchico, approdato nel Msi agli inizi degli anni Settanta. Un esponente, quindi, di quel “blocco d’ordine”, “blocco” politicamente “di sistema”, che in quegli anni aveva nell’anticomunismo una “via maestra” e quasi un’ ossessione. “Blocco d’ordine”, vuole dire durezza nella leggi, giustizialismo, conservazione sociale, retaggi fascisti più o meno evidenti, violenze di piazza: oggi, invece, la “moda” è quella di dipingere il Msi quasi alla stregua di un “partito progressista”. Peccato che anche a sinistra o fra gli ex, magari fra qualche “caso umano” dell’avvocatura catanese, la Storia si dimentichi in fretta…
Comunque, nella città definita da Giorgio Almirante “pupilla dei miei occhi” Enzo Trantino ebbe l’occasione storica di diventare sindaco. Nel 1993 fu candidato e straperse, con appena il 17,33% dei voti. Nella città dove la destra ha storicamente radici antiche. Enzo Bianco e Claudio Fava, i due candidati del centrosinistra e sinistra, andarono al ballottaggio: vinse Bianco.
Insomma, Catania non volle Enzo Trantino, la Catania “culla della destra” non lo volle. La città –secondo l’arcivescovo- che Trantino avrebbe “fatto grande”. E dire che dopo pochi mesi, nel febbraio del 1994, Nello Musumeci divenne clamorosamente presidente della Provincia: la destra tornò a vincere. Strano vero? No, magari Musumeci aveva alle spalle anche un impegno sul territorio.
Peccato ancora che a destra non si ricordi più chi storicamente ha fatto la destra a Catania e in Sicilia, cioè personaggi come Benito Paolone, Vito Cusimano, Guido Lo Porto, Pino Calabrò, Gaetano La Terza. Altre storie. Storie di destra. Non di Re e Regine.
Ma da giorni a Catania vige il conformismo più becero, la manipolazione di storie e di tanto altro, in nome di un omaggio acritico che ripropone, anche stavolta, il volto più vecchio e velenoso del “Sistema Catania”, di quella “città degli amici” che schiaccia tutti e tutto sotto un inchino.
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