“Enzo”Trantino: un “devoto” populista…senza Carrozza


Pubblicato il 31 Gennaio 2024

Indimenticabile intervento del sindaco di Catania a pochi giorni da Sant’Agata

di iena in attesa del Carnevale.

“…Anche per queste ragioni di comunanza d’intenti con gli altri cittadini ho scelto di non salire sulla carrozza del Senato trainata da cavalli: il primo cittadino non sta in alto, ma allo stesso livello di tutti gli altri e cammina con loro…” Non è uno scherzo, il sindaco di Catania “Enzo Trantino”, oggi 31 gennaio 2024, all’interno dello “Speciale Sant’Agata. Una città una festa” (a cura di DSE Pubblicità) su “La Sicilia”(noto “quotidiano liberale” catanese), ha scritto proprio così. Lui, insieme ai catanesi che proseguono il “cammino di rinascita intrapreso”. Ma quale? Forse le vie del populismo sono infinite (assieme a quelle che non fanno cadere dal motorino che il sindaco utilizza ogni giorno).

Lui, uno dei “figli della Catania-bene” (fra di loro sono tutti uguali, dall’estrema sinistra all’estrema destra) che dall’alto del suo status sociale (con relativo reddito) scrive queste cose. E nessuno gli dice niente: del resto, fra catanesi ci si rispetta sempre. Magari ridendo, di nascosto.

“Al mio posto ci saranno tre ragazzi delle scuole che si sono distinti per lo studio e la serietà del loro impegno: Catania sono loro, prima di ogni cosa e trovo giusto che a loro venga ceduto il passo degli onori più alti”. La “prosa trantiniana” affascina: siamo all’evocazione della meritocrazia. Perché non mettere sulla carrozza suo cugino, l’avv. Ivan Albo, che “governerebbe” di fatto la Città Metropolitana su sua nomina?

Ma “Enzo” Trantino non trova ostacoli, nel sottolineare il valore della festa della patrona, nella sua passione mediatica (che ricorda tanto “quello di sinistra”…): “…Ci stiamo rialzando come comunità e più determinati che mai proseguiamo con Sant’Agata, lungo il percorso della rinascita, della crescita sociale e civile di una città che per i catanesi è la più bella del mondo…” Ma da quando? Forse lo vede solo lui e il suo “popolo” della “curva di destra”, con annessi “ex bianchisti e sinistri” assortiti. Ecco, appunto: “Coltiviamo i sogni di una società più giusta, più equa e di vivere questi anni terreni consapevoli che il destino appartiene a noi…” Ecco, sogni.

Ma il finale di “Enzo”Trantino è meritevole davvero di menzione, perché dopo aver ricordato il solito “ritornello” della “città che rinasce sempre” dalle distruzioni, malgrado tutto (malgrado anche la sua area politica), ecco il “colpo di genio”:

“…mi sento ancora di più vicino ai giovani che per affermarsi combattono ogni giorno nella trincea dei tanti affanni, delle mille difficoltà di una terra difficile, ma anche generosa e bella e che finalmente mostra i segni della rinascita.” Per poi un “passaggio” involontariamente satirico: “A loro, ai ragazzi, affido il futuro della nostra comunità; all’entusiasmo di chi vuole cambiare lo status quo, di chi non si rassegna all’andazzo generale, di chi si espone e sa anche dire no. Proprio come fece la Patrona Agata che non si piegò davanti ai voleri infami del governatore di turno…” Peccato, che la realtà, fuori dalla “bolla mediatica”, mostri il contrario o quasi di quello che scrive “Enzo”Trantino: fuga dei giovani, dispersione scolastica da record, vuoto culturale spaventoso, ignoranza galoppante, fedeltà al capo, selezione non per merito ma per appartenenza (anche in questo il centrodestra sta riuscendo -e non era facile- a fare peggio del centrosinistra), “messa all’indice” o quasi dei “renitenti all’obbedienza”. Questa è anche Catania, un posto doloroso in linea con la tragicomica società italiana.

Del resto, il sindaco ha precisato subito nel “pezzo” di aver affidato “alla protezione di Sant’Agata il mio impegno per fare rinascere Catania”. Una visione. Una delle tante. Catania ne ha viste tante di “visioni”: questa è l’ultima versione. Forse una delle più tragicomiche.


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