di Mirko Tomasino – Iena Vulcanica
Schietto, caparbio e senza peli sulla lingua. Antonio Condorelli (nella foto, in redazione al termine di una precedente intervista, pronto ad “alzare il gomito” con il nostro direttore Marco Benanti e alla iena antimafia Fabio Cantarella), spregiudicato quanto irriverente giornalista d’inchiesta etneo, ripercorre in una lunga intervista, che concede in esclusiva a “ienesicule.it”, tappe importanti del processo ‘Iblis’, il ruolo cardine dell’editore Mario Ciancio a Catania, il dualismo Lombardo–Firrarello, senza dimenticare un bilancio dell’istituzione Comune e Provincia e un occhio alle recenti amministrative e ai nuovi movimenti di popolo. Tutto questo, premettendo il suo assoluto distacco dal mondo dei partiti, lontano sia dalla “destra” che dalla “sinistra” ma con un unico obiettivo: lottare il sistema malato che ci opprime, ricavando il meglio dell’antagonismo sociale che può essere apprezzato in entrambi gli estremismi politici, a “destra” come a “sinistra”.
Iblis e Raffaele Lombardo. Quante verità nelle parole del pentito di mafia D’Aquino?
Non possiamo parlare propriamente di verità ma più che altro di riscontri. D’Aquino, collaboratore di giustizia parla del ruolo di Alessandro Porto in qualità di Amministratore dell’Ato rifiuti di Catania ma a stabilire una rilevanza penale ci penserà la magistratura. Indipendentemente dal giudizio dei magistrati, da giornalista ritengo che i pentiti si siano mostrati “super partes” ed hanno raccontato dei presunti fatti riguardanti diversi politici, da Lombardo a Firrarello, Limoli, Ascenzio Maesano e così via dicendo. ‘Iblis’ è stato lo specchio del disfacimento sia del centrodestra siciliano, ma anche del centrosinistra, poiché, a mio avviso, esiste un Pd(F) (dove “F” sta per Firrarello) e Pd(L) (dove “L” sta per Lombardo), dove i Democratici prendono ordini dai due principali attori della politica, questo almeno nella Sicilia orientale.
Secondo la mia visione giornalistica, quest’inchiesta, completa da tutti i punti di vista, documenta che la spaccatura politica tra Raffaele Lombardo e Pino Firrarello ha avuto un parallelo, attenzione, non dico un collegamento diretto, con gli equilibri interni della famiglia catanese di Cosa Nostra. All’improvviso il boss Angelo Santapaola avrebbe sostenuto il firrarelliano Limoli mentre Vincenzo Aiello, acerrimo nemico del boss Santapaola, avrebbe sostenuto Raffaele Lombardo. Le faide interne al clan Ercolano–Santapaola casualmente rispecchiano le tensioni interne al centro-destra che ha governato politicamente Catania.
A Catania, Stancanelli minaccia la mancanza di fondi per i dipendenti comunali. Che fine hanno fatto, secondo te, i famosi 140 milioni di euro? Da cosa dipende questa continua insolvenza?
A Catania assistiamo a una gestione del bilancio tragicomica. Si tenta da quattro anni, ossia da quando Raffaele Stancanelli è in sella a Palazzo degli Elefanti, di far sembrare i conti in ordine. Il dissesto, secondo il Tribunale di Catania che ha condannato gli ex amministratori, andava dichiarato. Temo che esista un buco coperto solo formalmente, mi fa riflettere la continua mancanza di liquidità di cassa. E’ la conseguenza dei disastrosi anni del centrodestra a Catania e la panacea non è tappare buchi per fare apparire tutto regolare. Bisogna che il Comune e Stancanelli avviino una seria operazione “Verità” ma credo che siamo molto lontani da quel momento e non ho visto un’opposizione consiliare degna di questo nome, eccezion fatta per pochi consiglieri. Il problema è sostanziale e non formale visto che nel 2008, quando è stato inserito in bilancio lo stanziamento governativo dei famosi 140milioni di euro, in realtà ne sono arrivati soltanto una tranche. Da quel momento si è andato avanti tappando buchi e i soldi non arrivati anche se formalmente risultavano all’attivo, di fatto non esistevano e potrebbero aver innescato una reazione a catena che continua anche ai giorni nostri. Come mai il Comune non ha ancora un inventario dei beni che possiede? E’ un atto propedeutico -hanno denunciato i revisori dei Conti- al bilancio e il Comune non ce l’ha.
Anche Giuseppe Castiglione, presidente della Provincia di Catania, ha subito numerose critiche sulla gestione dell’Ente. Cosa ne pensi?
Ritengo che alla Provincia di Catania si sia assistito a uno dei fatti di più assoluta gravità politica. Vedere l’avversario politico di Giuseppe Castiglione alle elezioni (ovvero Totò Leotta, ex sindacalista Cisl candidato col Pd) che diventa consulente del presidente di centrodestra, indipendentemente dai suoi possibili meriti personali, è una vera vergogna politica.
C.A.R.A. di Mineo, tra chi lo loda e chi lo imbroda. Quale è il pensiero di Antonio Condorelli?
Il C.A.R.A. di Mineo è il classico paradosso italiano. E’ una prigione camuffata da centro di accoglienza. La struttura rappresenta uno spreco di denaro pubblico senza proporzioni e mentre l’Europa se ne frega l’Italia si addossa tutti i costi possibili e immaginabili.
L’Italia nel 2012 non vuole diventare punto di riferimento nel Mediterraneo valorizzando anche e soprattutto dal punto di vista culturale l’integrazione tra i popoli. I migranti vengono trattati come pacchi di pasta, il Cara di Mineo è il tipico esempio del tentare di affrontare un fenomeno all’italiana, ovvero, pagando milioni di euro al signor Pizzarotti tentando di “contenere” un fenomeno ed evitando invece di “integrare”.
Pippo Limoli coinvolto nelle dichiarazioni di D’Aquino. Che ruolo ha il PdL siciliano in Iblis?
Partiamo da questo. Nel 2005 al processo per le tangenti dell’ospedale Garibaldi, Raffaele Lombardo entrava in aula e dichiarava che Pino Firrarello non era mafioso, qualche anno dopo posizione ribaltata. Su Live Sicilia ho scritto molto sui presunti incontri politici che sarebbero avvenuti a Gravina di Catania per l’elezione del sindaco (in particolare il boss Vincenzo Aiello avrebbe incontrato il candidato sindaco del Pdl, ma anche, il cugino del mafioso Alfio Stiro avrebbe sostenuto un ex carabiniere candidato ed eletto col Pdl. Stiro contemporaneamente avrebbe sostenuto la candidatura di suo genero con l’Mpa. Questi comportamenti, che appaiono dalle indagini del Ros, possono non avere rilevanza penale, ma dimostrano come le elezioni siano un momento fondamentale dei rapporti tra mafia e politica e in Italia chiedere o ottenere voti da un mafioso non è reato, tranne che si dimostri l’esistenza di un vantaggio economico per la mafia.
Sull’ultimo numero di “S” ci hai parlato di Mario Ciancio, e la possibile archiviazione sul suo concorso esterno in associazione mafiosa. Cosa puoi dirci in merito?
L’editore Mario Ciancio rappresenta la storia di Catania. Sono proprio curioso di leggere questa richiesta di archiviazione per comprendere quale valore ha dato la Procura di Catania guidata da Giovanni Salvi alla pubblicazione sul quotidiano “La Sicilia” di una lettera dal 41bis del capo di Cosa Nostra Vincenzo Santapaola. Rodolfo Materia, capo dei Gip catanesi da poco scomparso, smentì “La Sicilia” dicendo che non fu il suo Ufficio ad autorizzare il passaggio e la pubblicazione di quella lettera. L’assoluzione o possibile imputazione coatta di Mario Ciancio riguarda la sfera giudiziaria. Esistono però comportamenti che possono essere valutati a prescindere da sentenze di assoluzione o condanna. In occasione del trigesimo dall’uccisione per mano mafiosa del commissario Beppe Montana, “La Sicilia” si rifiutò di pubblicare il necrologio del commissario che conteneva un attacco diretto alla mafia e ai suoi anonimi sostenitori. Un necrologio che andrebbe trasformato in un manifesto anti-mafia. Tony Zermo, anche dopo Report, ha liquidato quella situazione dicendo che il necrologio della famiglia Montana conteneva un attacco alle istituzioni. La falsa ricostruzione di Tony Zermo pesa ancora oggi come un macigno. Mario Ciancio dovrebbe approfittare dei suoi 80anni appena compiuti per tornare sulla vicenda e dire semplicemente la verità. Quando, insieme a Valter Rizzo, abbiamo dato la notizia dell’esistenza di un’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa a carico di Mario Ciancio, è intervenuto soltanto Claudio Fava. Assente la cosiddetta “società civile”, impegnata forse a pubblicare sul proprio portale l’elenco dei trafiletti che Ciancio concede con benevolenza.
Raffaele Lombardo dimissionario il 28 luglio. Chi ricoprirà il suo posto secondo te?
Diciamo che il sistema Lombardo – Firrarello -Cracolici-Lumia-Granata, etc etc, sta tentando di riciclarsi. E’ dagli anni ’80 che in Sicilia circolano sempre gli stessi volti, un elemento di discontinuità e rottura con questa politica gioverebbe ai cittadini, non certamente al sistema. Il prossimo candidato, se vorrà essere credibile, non dovrà aver “mangiato” sullo stesso piatto dei politici che sino ad oggi hanno governato la Sicilia.
Beppe Grillo e il suo Movimento 5 stelle può rappresentare questo elemento di discontinuità?
Grillo è un elemento di rottura, non penso che lui possa essere affidabile dal punto di vista amministrativo, ma dopo Bersani, Prodi e Berlusconi, che ben venga Grillo.
E del Movimento dei Forconi? Cosa ne pensi?
I Forconi rappresentano l’insuccesso della politica nei confronti di chi ha problemi e vive numerosi disagi. Vera è la presenza di Enzo Ercolano ai blocchi di Gennaio (anche se la fedina di Ercolano, nei fatti, al momento è più pulita di quella di Lombardo) ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Da sempre sono rimasto affascinato dai movimenti anti – sistema e dai movimenti di contestazione (ti faccio un esempio, al G8 di Genova sarei stato a fianco dei No Global e per le proteste dei No – Tav sono idealmente al fianco dei manifestanti), poiché attribuisco molta importanza al sacrificio per gli ideali e ancor di più all’impegno per lottare il sistema senza scendere mai a compromessi. Me lo ha insegnato mio padre del quale sono, consentimi, orgoglioso. Io ho fatto la mia scelta quando ho iniziato a scrivere, ho abbandonato la militanza nella destra sociale e ho continuato a lottare il sistema superando la visione di parte che è sempre viziata e incompleta.
La Chiesa catanese ricorda il Duce in occasione della sua morte, mentre la sinistra, mossa dal tam – tam di facebook, contesta questa iniziativa. Pensi sia giusto?
Attenzione, non è stata la Chiesa, ma una chiesa a celebrare questa messa, su richiesta di mio padre. Comunisti e antifascisti hanno il diritto di criticare questa e altre iniziative. Il problema è che la storia degli anni ’70 insegna che mentre i giovani di estrema destra e di estrema sinistra si sparavano tra loro, la Democrazia cristiana e la mafia si spartivano l’Italia. Nei momenti di scarsa credibilità dei rappresentanti delle istituzioni scatta sempre qualche tragedia (penso anche a Brindisi), per spostare l’attenzione e unire i cittadini contro un nemico comune. Oggi guardo con grande ammirazione i catanesi del centro Experia, ma anche i giovani di Cervantes e di Casa Pound che trascorrono le serate preparando manifesti e organizzando dibattiti. Sempre meglio che stare davanti alla tv a guardare “Amici” di Maria De Filippi. La sfida che attende tutti è quella di rivendicare, al momento opportuno, i propri diritti e per farlo bisogna lottare questo sistema, molto caro al Pd e al Pdl, che vuole che i cittadini siano sudditi e possano godere soltanto dei privilegi che vengono concessi grazie a raccomandazioni e favori.
Questa è la vera sfida, lottare il sistema. Non basta indossare una camicia nera o rossa per sentirsi duri e puri. Per lottare il sistema non è importante essere di destra o di sinistra, bisogna essere liberi e non a libro paga del potente di turno. Ti faccio un esempio e chiudo: l’avvento del duo Scapagnini–Lombardo è stato accompagnato da centinaia di nomine di fascisti e comunisti che sono passati all’incasso rinnegando ideali, idoli e giovani morti credendo in determinate idee.
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