Esclusiva Ienesicule! Fate turchine, “fonzate” e tradimenti: parla l’avv. Giuseppe Arnone

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Che annuncia anche iniziativa in memoria del Presidente Scidà…

di iena senza bandiera Marco Benanti

 Avv. Arnone, le sue ultime esternazioni hanno come al solito creato polemiche. Ma lei non riesce a parlare di calcio, magari dell’Inter?

 Purtroppo, sino sai mondiali vinti dall’Italia nell’82 ero appassionato del calcio tifando per il Milan, il grande Milan di Rivera. Poi la sequela di presidenti inquisiti e condannati, da Albino Buticchi che sterilizzò a sua insaputa l’amante, a Giussy Farina, a D’Ambrosio, per arrivare a Berlusconi mi hanno costretto ad abbandonare il calcio tifato. Ho praticato invece fino allo scorso autunno il calcetto domenicale, giocando da terzino destro grintoso. E conto, non appena avrò regolato i conti con il dott. Ignazio Fonzo, di tornare ad avere il tempo per il calcetto. In effetti da quando ho abbandonato il Milan berlusconiano la squadra che mi ha fatto più simpatia è l’Inter e sono stato pure a S. Siro a vedere qualche partita con mia moglie e mio figlio: il mio ragazzo è interista.

 

Cosa replica alla replica del sindaco Nicolini e di Legambiente Sicilia?

 Giusy Nicolini è dai tempi del Liceo una delle mie migliori amiche, sono persino suo testimone di nozze. L’idea di nominare Giusy Nicolini direttrice della riserva di Isola dei Conigli di Lampedusa fu mia. Come uno dei massimi impegni è stato quello di tutelare Lampedusa, ho vinto un processo penale contro un sindaco che voleva cementificare Isola dei Conigli con un appalto gravido di imbrogli. Vi è stata una fase durante la quale avevo una sorta di abbonamento aereo per Lampedusa per schierare il mio braccio e la mia voce a difesa di Giusy, vittima di attentati di ogni tipo, bruciarono pure l’officina d fabbro ferraio del padre. Per usare una battuta che mi diverte, io sono uno di quelli che ha libero accesso al frigorifero di casa di Giusy Nicolini e dell’altro mio grande amico che è suo marito, l’ottimo Peppino Palmeri, segretario del Pd di Lampedusa. Mi risulta persino difficile stabilire che sia il migliore tra i due, tra Giusy e il marito. Aggiungo, che sono stato io a convincere Giusy, ad aprile, ad accettare la proposta di Renzi di essere la capolista del Pd per le Europee. Poi la cosa sfumò perché l’impegno a farla capolista venne meno. Quindi, alla battuta di Giusy contro di me presto la stessa attenzione e do lo stesso peso che darei ad un litigio con mia sorella o con mio figlio. Mi viene riferito che Giusy ha aderito a quel demenziale comunicato commossa dopo una telefonata dell’avvocatessa Ciancimino molto fortemente turbata per le mie critiche. Giusy ha l’animo tenero. Diversa è la questione con Legambiente Sicilia.

 

E allora, cosa replichiamo a Legambiente Sicilia che afferma in un suo comunicato che Arnone ha tradito i valori per cui si batte da una vita?

Legambiente Sicilia ha preso una deriva che non dispero di correggere. Non si siamo proprio. Con la vena umoristica ed ironica che mi caratterizza è probabile che nelle prossime ore dedichi un articolo ai silenzi di Legambiente Sicilia alla vicenda più grave dell’ultimo lustro per quanto riguarda ambiente e legalità. Penso di intitolare l‘articolo: “C’era una volta la Legambiente in Sicilia…”, ed era la Legambiente che mandava in galera cavalieri del lavoro come Rendo, ministri come Aristide Gunnella, che era il terrore di politici collusi e corrotti e di imprenditori distruttori di legalità e del territorio. Era la Legambiente alla quale capimafia provinciali latitanti dedicavano appositi summit, per esempio dove si discuteva come sistemare Giuseppe Arnone o come tappargli la bocca. Adesso, accade che l’assessore Marino, ex magistrato antimafia, disegna pubblicamente il contesto di imbrogli, collusioni, torbidi rapporti tra politica e affari, e affari per miliardi di euro, e la Legambiente Sicilia tace e riposa. Riposa silenziosamente. No, non è questa la Legambiente alla quale ho dedicato decenni della mia vita, facendo piangere in più di una occasione, per reali paure, la mia cara mamma. Era la Legambiente che si costituiva parte civile contro potenti, politici e mafiosi, procurando, con una azione giudiziaria che trascinava dietro di sé pure le Procure, al sistema politico – mafioso condanne e danni economici rilevantissimi. Io non ho dimenticato di avere esordito come Cassazionista facendo condannare dalla Suprema Corte gente come Rendo, Lodigiani e Gunnella, per la più grande opera abusiva d’Europa, il cosiddetto acquedotto dell’Ancipa, che è anche la più colossale storia di tangenti di quest’Isola. Il segretario regionale di Legambiente, Arnone, denunciò questi fatti a 29 anni, nell’89, chiuse questa storia con la toga con i cordono dorati in Cassazione nel 2006. E questo è solo un frammento della mia storia.

 

 

 

Ma Legambiente Sicilia è d’accordo sulle sue battaglie del passato, ma sostiene che adesso ha tradito quei valori.

 No, la mia coerenza è assoluta, sono gli amici di Legambiente che hanno smarrito la bussola, che hanno perso il senso delle cose, e non sanno dov’è più di casa il coraggio. Quello che sto per dire è incredibile ma vero: il principale riferimento di Legambiente Sicilia nelle aule giudiziarie è l’avvocatessa Daniela Ciancimino, autrice di comportamenti, documentati nei verbali di causa che si commentano da soli. Un giornalista molto aggressivo querelò un autorevolissimo esponente di Legambiente. Chiameremo il giornalista Tizio e l’ambientalista querelato Caio. Al processo io ero l’avvocato che difendeva l’ambientalista Caio. Indicai come teste il marito dell’avvocatessa Ciancimino, un altro esponente di Legambiente, ampiamente beneficiato dall’associazione persino con l’incarico ben remunerato di componente del Consiglio del Parco Archeologico Valle dei Templi. Il giornalista Tizio cominciò ad aggredire sul suo giornale oltre che me, anche l’avvocatessa Ciancimino ed il marito. L’avvocatessa a quel punto si impaurì talmente che fece il diavolo a quattro e impedì al marito di venire a testimoniare. Poi, la stessa avvocatessa, con un vero e proprio delirio, sosteneva che in un mio libro dedicato al malaffare di giudici ed avvocati, la metafora relativa a Pinocchio e alla fata Turchina, per quanto riguarda quest’ultima fosse rivolta alla sua persona. Anche lì discussioni infinite all’interno di Legambiente sulla fata… Turchina. Non mi invento niente, la mia posta elettronica è piena di email dedicate al caso dell’avvocatessa Ciancimino e della fata Turchina. Ed anzi dico che mi sono tirato indietro dalle riunioni di Legambiente sconcertato da queste vicende. Tra breve parleremo un attimo del processo per mafia al mio grande nemico Calogero Sodano, processo che mi vede personalmente parte civile, qui voglio aggiungere che come dimostra quel processo mentre prima Legambiente era impegnata a discutere di mafia e appalti, di opere pubbliche e territorio, poi, ad un tratto, fummo coinvolti, per mesi, dall’incredibile discussione sulla fata Turchina. Ma adesso andiamo all’ultima trovata, quella della polemica recentissima relativa al processo delle fonzate, ovvero al processo alla sovrintendente Costantino per avere autorizzato a Lampedusa il restringimento di una porta, la realizzazione di due aiuole, il rifacimento di infissi, la pitturazione di un cancello e l’interramento di una cisterna.

Parliamo del processo alla Sovrintendente di Agrigento, Gabriella Costantino, quello che lei definisce una “fonzata”.

Anche qui bisogna dare qualche spiegazione tecnica per capire la gravità enorme dell’operato dell’avvocatessa Ciancimino a nome del Comune di Lampedusa e di Legambiente. Il processo di cui mi sono occupato io entrando in contrasto con la Ciancimino è solo e soltanto il processo che aveva due soli imputati, la Sovrintendente Costantino e il suo collaboratore Nugara. E’ un processo col rito abbreviato ove si giudicavano solo questi due signori, accusati praticamente del nulla, cioè di avere autorizzato le aiuole, il restringimento di una porta, una cisterna interrata. Come ho detto nella mia arringa la Sovrintendente pagava il prezzo di essere una bella signora fotogenica con un incarico importante, quello di Sovrintendente. Ciò richiamava ampiamente i media, con foto e articoloni, cose che piacciono tanto al dott. Fonzo. L’avvocatessa Ciancimino ha ritenuto di costituirsi parte civile nel processo a loro due, solo a loro due. E malgrado il Pm di udienza avesse chiesto pure l’assoluzione della Sovrintendente, l’avvocatessa Ciancimino, sbriciolando il muro del ridicolo, nella sua arringa nella sua comparsa conclusionale ha descritto le ridicole autorizzazioni di cui ho parlato come uno scempio di dimensioni bibliche. L’operato della Ciancimino costituisce una grandissima offesa, una vera e propria ridicolizzazione del grande lavoro, con immensi rischi, fatto negli anni da Legambiente, in primo luogo con me come avvocato, ma anche in alcuni casi con la stessa Nicolini, pure con Mimmo Fontana, nei processi per gli appalti in mano alla mafia o alle imprese colluse. O per le speculazioni edilizie, per lottizzazioni da milioni di euro. Se questo giornale lo vorrà illustreremo prossimamente ciò che la Dda di Palermo ha accertato in ordine alle nostre costituzioni di parti civili nel processo per mafia all’ex sindaco e senatore Calogero Sodano.

Arnone, qualcuno dice che lei è pazzo, nel senso di malato di mente?

Lo dice la Procura del dottor Fonzo, non sto scherzando, mi hanno sottoposto ad una singolarissima perizia psichiatrica, realizzata da una neurologa di Caltanissetta, per coincidenza ottima conoscenza del procuratore capo Di Natale.

 

A Catania e in Sicilia si sente la mancanza del Presidente Scidà?

 Sì, Scidà ha lasciato un vuoto, incolmabile. Perché non vi sono altri uomini coraggiosi e contestualmente dotati della sua preparazione tecnica, del suo coraggio e della sua esperienza che ne possano prendere il posto. Finora io non ne ho visti. Sarebbe il caso che uno come Fava cominciasse finalmente a concentrarsi su Catania, facendo anche autocritica e modificando i suoi riferimenti. Perché Fava non presenta una bellissima interrogazione al ministro della Giustizia sugli scandalosi ed accertati contatti telefonici tra Ignazio Fonzo ed Alfio Sciacca? Credo proprio che gli elettori di Fava perché svolga questo ruolo. Sì, si sente la mancanza di Scidà. Vi è qualcuno che vuol chiedere ad Anna Finocchiaro perché ha garantito la scandalosa elezioni a deputato con la lista bloccata e senza le primarie qui a Catania al signor nessuno prof. e oggi on. Giuseppe Lauricella? Noi critichiamo la Minetti all’epoca senza meriti apparenti. Qualcuno vuol spiegare perché un signor nessuno come Lauricella non è passato tra le primarie? 

 

Pensa di fare qualche iniziativa per ricordarlo?

 Vi offro una chicca. Clamorosa. Penso di ricordare Scidà giovedì prossimo. Oggi, lunedì 9 giugno, sto comunicando alla Questura di Catania che giovedì 12 terrò un volantinaggio davanti al Palazzo di Giustizia in coincidenza del convegno – seminario ove Fonzo e Gennaro relazioneranno e coordineranno sul tema del controllo del territorio e contrasto alla criminalità. A Gennaro chiederò di spiegare finalmente chi realizzò i famosi abusi edilizi nella sua villa di S. Giovanni la Punta. A Fonzo rivolgerò una serie di domande che avranno al centro la singolarissima e per certi versi risibile attività della Procura di Agrigento in materia di tutela del territorio e contrasto alla criminalità. Vi assicuro che ci sarà molto da divertire e delle cose che scriverò dovrà occuparsene il Csm. Appuntamento, quindi, a giovedì pomeriggio.

 

 

 

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Redazione Iene Siciliane

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