E CON LUI RIVELIAMO PER LA PRIMA VOLTA IN QUESTA STRANA CITTA’
CHI E’ IL PRESUNTO COMPLICE
“Il senso che abbiamo voluto dare al rendiconto di quest’anno è la trasparenza Anche noi siamo un ufficio pubblico e come ufficio pubblico anche noi siamo soggetti agli obblighi di trasparenza. La riorganizzazione che ha caratterizzato questi anni ha avuto come obiettivo quello di rendere controllabile l’operato di ogni ufficio della Procura” : così ieri il Procuratore della Repubblica Salvi, illustrando il semestre di lavoro svolto dalla Procura.
Noi delle Iene che siamo allergici al sostantivo trasparenza e ancora di più all’aggettivo “trasparente”, per l’uso inflazionato che se ne fa, sia nella politica che nella pubblica amministrazione, ci siamo ricordati di un appello lanciato da queste colonne al Procuratore il 28 giugno scorso, in un articolo in cui paventavamo un potenziale(?)doppiopesismo della Procura, sulla tutela della privacy: ovvero la strana e curiosa tendenza per “certuni” soggetti, non minorenni, anzi piuttosto maggiorenni, di comunicare alla stampa solo le iniziali, malgrado siano stati sottoposti a misure cautelari personali, sia in carcere che domiciliari.
Non è degno di uno stato di democrazia avanzata, che soggetti foto segnalati, a cui con calco sono state acquisite le impronte digitali, un’indagato tradotto in carcere, il presunto complice agli arresti domiciliari.
La misura cautelare sarebbe stata confermata, eppure per chissà quale bizzarra stranezza sono stati resi noti solo le iniziali di C. L., perfino incomplete perché andava aggiunta la A.
Il testo dell’appello era: “per spirito di Giustizia ed equità lanciamo un pressante appello al Signor Procuratore della Repubblica, dott. Giovanni Salvi, una direttiva chiara ed inequivocabile, che in caso di misure cautelari personali le generalità debbano essere rilasciate agli organi di informazione complete.”
In particolare ci riferiamo al caso del presunto cecchino di via Asiago e del suo complice, che tra il 31 marzo e il 2 aprile 2014, hanno trasformato, una delle vie “bene” di Catania, in una zona franca dalla Legge, dove ignari passanti, rischiavano, se non la vita, mutilazioni permanenti.
Eppure, CORSETTI LUIGI AGATINO, di anni 23 nato l’11 giugno 1991 –ritenuto dagli investigatori- il cecchino, tradotto nel carcere di piazza Lanza, accusato di danneggiamento, e il cugino presunto complice, perchè avrebbe concesso la disponibilità dell’appartamento di via Asiago, con ingresso da via Messina, Cosenza Alessio, che sconta gli arresti domiciliari, in abitazione a poche decine di metri e che fra quattro giorni compirà 24 anni, essendo nato il 21 luglio 1990, trovano forse (facciamo un’ipotesi) protezioni in alto loco, tali da poter mantenere l’anonimato?
Appare di tutta evidenza, che la natura dei fatti contestati, di altissimo allarme sociale, è talmente grave che non può non destare sdegno e riprovazione che siano state comunicate solo le iniziali dei presunti colpevoli, quasi che fossero minorenni.
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