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Esclusivo Ienesicule, giudiziaria, clamoroso al processo d’appello per lo scandalo “Garibaldi”: viene fuori il nome di Mario Ciancio! Quale ruolo ebbe l’editore nella vicenda?
Pubblicato il 28 Settembre 2012
In un’aula vuota, l’avv. Fiumefreddo, difensore di Giuseppe Cicero, tiene un’appassionata arringa. E dice…
di iena giudiziaria Marco Benanti
Qual è stato il ruolo dell’editore Mario Ciancio (nella foto) nella vicenda dello scandalo del nuovo ospedale “Garibaldi”? Questa è una delle domande venute fuori, ieri mattina, in udienza, nel processo d’appello per uno dei capitoli principali del “Caso Catania”. In un procedimento in cui Ciancio non è stato indagato, ma nel quale il suo “braccio destro” l’ing. Giuseppe Ursino è uscito dal processo con la prescrizione, c’è voluto l’intervento della Difesa dell’avv. Giuseppe Cicero per “squarciare il muro” di anni di silenzi, omertà, probabili omissioni.Davanti ai giudici della prima sezione penale della Corte d’Appello, presidente Ignazio Santangelo, a latere Giuttari e Muscarella, l’avv. Antonio Fiumefreddo (nella foto in basso)
ha tenuto un’appassionata arringa, nel corso della quale sono venuti fuori elementi nuovi, mai sentiti prima, che lasciano intravedere scenari davvero inquietanti del processo al “sistema di Potere” catanese. Il vero processo al “sistema”. Infatti, sarà una coincidenza, in aula ieri mattina, a parte avvocati e giudici e un parente di un imputato, una delle figlie del senatore Pino Firrarello, non c’era nessuno. Nessuno della società civile. Nessuno dell’ “antimafia militante”. Nessuno dei giornalisti seri e della stampa seria. Niente, manco una telefonata!Ecco la cronaca di oltre un’ora di parole “di fuoco”, quelle dell’avv. Fiumefreddo, che avrebbero dovuto ascoltare tutti a Catania. Per capire quali “abissi” di malaffare nasconde questa città. Ebbene, l’avvocato Cicero (nella foto in basso), in primo grado, è stato condannato per turbativa d’asta, in quanto non si è avvalso della prescrizione, rinunciandovi prima della sentenza di primo grado (13 aprile 2007). E’ stato assolto dai reati di corruzione e favoreggiamento della mafia. Cicero rispondeva nel processo nella veste di componente della commissione anomalie con gli ingegneri Ignazio Sciortino e Giuseppe Ursino.
Bene, l’avvocato Fiumefreddo ha subito specificato che la condotta ascritta al suo assistito non contempla assolutamente il reato per cui Cicero è stato condannato. Ha spiegato il legale: Cicero si rifiutò, come l’ing. Sciortino, di firmare la declaratoria di “anomalia” che avrebbe messo “fuori gioco” la “Fratelli Costanzo”. La prova è documentale: c’è un fax che sta lì. Inoppugnabile a dimostrarlo. Facendo così, mostrò di non essere “sintonico” con l’accordo illecito che avrebbe favorito la “Cgp” dell’imprenditore Giulio Romagnoli, che poi vinse l’appalto. Non firmò nemmeno la dichiarazione postuma. Eppure, su Cicero i tentativi, le autentiche pressioni , sia “mafiose che corruttive” –ha specificato l’avv. Fiumefreddo, ci furono e furono numerose. Ci provò il “mafioso Giuseppe Mirenna” –ha ricordato l’avv. Fiumefreddo, citando un verbale del 3 dicembre del 1999 proprio di Mirenna, divenuto “Gola profonda” e “Vangelo” della Procura della Repubblica di Catania. Mirenna –lo ricordiamo noi- ha una condanna definitiva per associazione mafiosa. Nel luglio scorso, Mirenna ha, fra l’altro, riportato condanna, in appello, nel procedimento cosiddetto “Padrini” che ha sconvolto Paternò.Un “pentito” che –ha gridato l’avv. Fiumefreddo- “poteva dire alla Procura di Catania di avere paura a dire certe cose su certi Poteri e la Procura accettava lo stesso la sua collaborazione. Un pentito che in realtà è un mafioso e un truffatore!“.Oltre alla mafia, contro Cicero –ha ricordato nell’arringa Antonio Fiumefreddo- ci furono tentativi “obliqui” di possibile sapore “corruttivo”: sia Romagnoli che Randazzo, i due imprenditori al centro degli appalti del “Garibaldi” e della residenza per studenti del “Tavoliere”, infatti, si rivolsero a lui, nella veste di stimato professionista (già al lavoro, fra l’altro, con l’avv. Gaetano Tafuri al Coreco, fra l’altro) per essere assistiti. Ma lui disse anche allora di no. Questo il contesto di un’affare gigantesco, dove Cicero ha mostrato più volte indipendenza. Mentre attorno “giravano” corruzioni, denari, accordi illeciti, mafiosi, probabilmente gente col cappuccio in testa e il grembiulino.Attorno all’appalto miliardario dell’ospedale, ne accaddero di tutti i colori. L’avv. Fiumefreddo ha ricordato alcuni episodi, in particolare quelli a ridosso del termine dell’aggiudicazione, il 30 settembre del 1997. Dice il Tribunale in primo grado e anche la Procura: quel che accadde dopo è ininfluente perché l’appalto era stato già aggiudicato. La Difesa di Cicero ha ribadito, come già fatto in altre sedi, che questo non è vero: i tentativi di condizionare l’esito della gara a favore di “Romagnoli” andarono avanti anche dopo il 30 settembre. Ci fu una riunione, presenti i componenti della commissione anomalie, nello studio dell’ing. Ursino e poi in quello di Mario Ciancio, il 28 settembre. Di domenica. Ursino è l’ “uomo di Ciancio” –conosciutissimo nell’editoria e nell’imprenditoria catanese e siciliana. Ci fu quindi un altro tentativo di fare firmare postuma l’anomalia Costanzo ma Cicero e Sciortino non cambiarono atteggiamento. No. Dissero no. Nel racconto di Cicero, Sciortino, quando uscì da questa alquanto strana riunione, ebbe parole di chiara ostilità verso quanto stava accadendo, anche con questa riunione, con particolare riferimento all’editore Mario Ciancio.In una città normale, non a Catania, in molti si sarebbero chiesti –aggiungiamo noi: ma perché a parlare di appalti si finisce nello studio di un editore e di quello del suo principale “braccio destro”?Bene, i tentativi di condizionamento dell’appalto andarono avanti, anche dopo il 30 settembre, giorno della formale aggiudicazione della gara. E qui, siamo veramente al giallo. Si arriva ad una sorta di “movimentazione romana”. Ai primi di ottobre. Protagonisti dell’ “affaire Garibaldi”, come Ursino e come altri. Vengono fuori –dal lavoro d’indagine del superesperto Gioacchino Genchi- antenne “vip” di cellulari, nei dintorni del centro di Roma. “Una è in uso ai servizi segreti miliari” –ha detto in aula l’avv. Fiumefreddo. Che ha aggiunto, con riferimento ad una società cui sarebbe intestato uno dei questi cellulari: “Chi è Eta Beta? Ne chiediamo l’identificazione”. Ancora ai primi d’ottobre, si tentava –nella ricostruzione della Difesa di Cicero- di condizionare l’appalto. Ci sarebbe stato il 2 ottobre e non il 21 –come scritto in sentenza di primo grado- la famosa riunione all’ “Hotel Nazionale” con i politici Firrarello, Giuseppe Castiglione (assolto in appello), Cusumano (in primo grado per la gara del 2° lotto del Garibaldi Cusumano è stato prescritto. E’ stato invece assolto per concorso in associazione mafiosa e turbativa della gara del Tavoliere) e gli imprenditori Randazzo e Romagnoli per definire l’accordo sugli appalti del “Garibaldi” e del “Tavoliere”. Insomma, un “baillame” politico-imprenditoriale. Ma si è indagato fino in fondo su questo? E che dire di alcune intercettazioni –su cui ha riferito sempre l’avv. Fiumefreddo- nella “camera da letto dell’ing. Ursino”. In queste intercettazioni –ha spiegato il legale di Cicero- si sente la moglie del professionista fare chiaramente riferimento all’editore Mario Ciancio. In particolare, queste parole fanno adombrare un suo supposto ruolo nella vicenda “Garibaldi”. “Perché succede? ” -ha detto in aula l’avv. Fiumefreddo.Ma la Difesa di Cicero si è soffermato anche e soprattutto sulla conduzione delle indagini, con una critica molto incalzante, talora feroce, in particolare sull’operato del Pm Nicolò Marino e del Gip Antonino Ferrara. Un episodio, in particolare, ha riferito l’avv. Fiumefreddo, con riferimento ad un alto ufficiale dei carabinieri, Gianmarco Sottili “uomo dei servizi –ha detto Fiumefreddo– come ricordato da Attilio Bolzoni in articoli di ‘Repubblica’, l’ ‘uomo del papello’. Bene, questo alto ufficiale, per conto del dott. Marino, convoca l’avv. Cicero e gli prospetta per evitare l’arresto di riferire elementi contro Firrarello e Sciortino”.E la gara d’appalto per l’ospedale? Di fronte ai “no” di Cicero e Sciortino, l’ing. Franco Mazzone, presidente della commissione aggiudicatrice, si dovrà avvalere di un suo parere autonomo per dichiarare anomala l’offerta Costanzo. E favorire –illecitamente- la “Cgp” di Romagnoli.E ancora? “Perché –si è chesto l’avv. Fiumefreddo– il Pm Marino ha detto al Csm di essersi sentito intimidito da richieste di spiegazioni del Procuratore della Repubblica? Erano richieste legittime in tema di indagine, nulla da cui essere intimidito. Oppure si paventava l’avocazione della Procura Generale? Lì era un personaggio, il procuratore Scalzo che successivamente è stato candidato appoggiato dall’Mpa di Raffaele Lombardo, imputato di reati di mafia. E Scalzo è finito anche in un consiglio d’amministrazione di una società pubblica.” Riferimenti analoghi sono arrivati per il dott. Antonino Ferrara per un incarico in una società “il cui presidente era in una loggia. La stessa loggia di Mirenna!“- ha aggiunto Fiumefreddo. E ancora: “il dott. Carlo Caponcello, cognato dell’ing. Sciortino, fu oggetto di un’ aggressione giudiziaria, all’interno di uno scontro in Procura. Sul caso Catania c’è da approfondire ancora”.Il legale di Cicero ha ricordato, fra l’altro, che il suo assistito non ha mai ricevuto una denuncia per calunnia per quanto raccontato. Perché? –aggiungiamo noi.Comunque, la Difesa di Cicero, chiedendo l’assoluzione del suo assisito, ha formulato precise subordinate: sentire Mirenna, Scalzo, i pentiti Calogero Pulci e Maurizio Di Gati. E ancora i verbali di Mirenna nell’inchiesta su “mafia e massoneria” chiamata “Belfagor”.E ancora, sulla scorta di una recente sentenza (febbraio scorso) della terza sezione penale della Cassazione, offrire l’opportunità all’avv. Cicero di revocare la rinuncia alla prescrizione già espressa in primo grado. Se ne riparlerà di questo nella prossima udienza del 5 ottobre, quando dovranno parlare ancora altri due difensori. Il processo “Garibaldi” non è finito. Anzi, promette nuove clamorose rivelazioni. Malgrado Catania e il suo sistema di Potere.
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