Eventi e Mondanità Perpene-Perbene, Catania: alle 17, 30 parata del “Pride”. Festa libertaria, attenti alle parole che usate!

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 di iena alla parata marco benanti 

Stesso anno, stesso corteo: ci saranno quelli che tirano fuori la lingua, quelli che mostrano il culo al vento, quelli che si colorano i capelli, quelli che si baciano davanti a tutti. Tutti gesti -secondo loro- “rivoluzionari”. Anzi, peggio “anticonformisti”.

Da anni li vediamo -questi “gesti rivoluzionari”- ogni anno gli stessi, sembra di stare in quelle scuole dove il prof. legge la stessa lezione da 40 anni. E magari con lo stesso libro. E lo stesso crocifisso sopra la cattedra. Insomma, oggi a Catania è tempo di “pride”: partenza alle 17,30 in piazza Cavour, arrivo al Teatro Massimo.

La “liturgia” esige anche comportamenti consoni.

Mi raccomando: attenti alle parole. Che è una festa libertaria. E quindi magari per un “frocio” finite davanti ad un maresciallo dei cc. Perchè sapete questi “libertari” sono così: sono “libertari all’italiana”, insomma “se mi fai un fallo lo dico al maresciallo”. 

Come resistere a tutto questo? Consigliamo un thermos di caffè. Intanto, per provare la vostra “resistenza” leggete questo documento tratto dal sito della manifestazione. L’ha firmato anche Giacomo Rota, insomma fate voi!

www.cataniapride.com

Agire la Memoria – Progettare il futuro

Il mondo, la “civiltà” hanno registrato notevoli e sensibili mutamenti, spesso anche molto veloci, generando anche diversi modi di sentire, percepire e proporre, spostando, in particolare, l’asse della politica dall’originario “fare per la polis” cioè per le cittadine e i cittadini al “fare per qualcuno e alcuni”, cioè interessi di pochi elevando, così, a valore il reddito e il potere economico, quest’ultimo insensibile alle vite delle cittadine e cittadini.

In questo contesto, fermo restando che TUTTO è POLITICA, che lo stesso scegliere e decidere costituisce già un atto politico, ciò premesso riteniamo che ogni battaglia, lotta e rivendicazione non possano né debbano prescindere dal dato principale della MEMORIA.
Da dove veniamo, chi siamo, come parliamo, come agiamo, costituiscono l’essenziale base politica per poter guardare al futuro e al contempo pensarlo e progettarlo coerentemente alla nostra storia, alle nostre storie e ai nostri vissuti.
Oggi come ieri non ci è consentito vivere il nostro diritto alla piena cittadinanza in questo paese, anche se è proprio questo paese a proporceli insufficienti, mutilati e tardivi.
Una legge (Mancino-Reale) contro i crimini d’odio che giace al Senato, legge maldestra e garante di chi questi crimini esercita e che ancora vergognosamente genera sofferenza e spesso anche morte.
Una “cultura” che a tutt’oggi risulta incapace di proposte di libertà: DI essere, DI vivere, DI amare, libertà DA stereotipi sessisti e patriarcali, DAL bisogno, DALLA dipendenza da costrizioni innaturali (queste si innaturali), libertà DA una cultura del potere che ha generato e alimenta il fertile terreno della mafia e delle mafie.
Una “cultura” incapace di superare il patriarcale ruolo di genere ancora incardinato in una concezione binaria che esclude la dignità e la vita delle tante persone transessuali e transgender alle quali, prima fra tutte Sylvia Rivera, il movimento deve moltissimo.
Unioni civili invece del matrimonio ugualitario che sancirebbe la piena uguaglianza di tutti i cittadini e cittadine di questo paese, la stepchild adoption che consentirebbe la tutela dei più deboli, i bambini, figlie e figli delle e dei partner in caso di decesso dei genitori e delle genitrici biologici e biologiche, tutele così selvaggiamente avversate e sacrificate sull’altare degli interessi e giochi di potere di una classe politica non libera ma asservita ai più disparati e disperati potentati.
E nel quadro dell’agire la memoria, dobbiamo ancora una volta e sempre tenere e fare presente la questione HIV e lo stigma verso le persone sieropositive, discrimine nel discrimine, e ricordare come questo fattore ha cambiato in modo determinante l’intero movimento LGBTQI, oltre che la vita delle persone che vi convivono, persone che, al pari di tutte e tutti, hanno diritto, pieno diritto, alla dignità di una vita, di un lavoro, di sentimenti, di una famiglia.
In questo scenario, assolutamente indicativo ma non esaustivo, il movimento LGBTQI DEVE agire la Memoria, amarla e riconoscere che ad essa tutte e tutti noi dobbiamo l’orgoglio che segna i nostri corpi non solo ai Pride ma nella vita di ogni giorno.
Perché senza Memoria non esiste identità e senza radici non può germogliare il futuro, e noi vogliamo continuare a essere sempre orgogliose e orgogliosi della nostra identità e delle nostre vite.
Siamo al contempo consapevoli del prezzo da pagare per ottenere la piena parità dei diritti e cioè il prezzo, alto altissimo, della conformazione delle nostre vite a modelli e stereotipi che non appartengono alla nostra storia e vissuto, probabilmente nemmeno alla nostra cultura originaria.
Ma almeno che questi diritti possano davvero essere gli strumenti migliori che questo sistema politico patriarcale possa esprimere, e che rimangano solo strumenti che ci consentano di vivere con le necessarie tutele le forme di relazione, gli affetti, il lavoro e quello che convive in questo spazio e tempo che chiamiamo vita.
Vorremmo non diventassero, questi strumenti, una nuova (in effetti antica) cultura discriminatoria verso quei corpi che non si riconoscono nel modello di coppia o/e omogenitoriale e che vogliono sperimentare altri modelli.
Non vogliamo da discriminate e discriminati diventare discriminanti.
La rivolta di Stonewall non può e non deve essere stravolta e nessuna espressione culturale, artistica e politica ci riuscirà, perché il giusto riconoscimento deve essere agito verso i corpi non conformi e non normati che spezzarono le catene dell’odio e del sopruso, indicandoci la strada preziosa e difficile della dovuta dignità.
Forti delle nostre identità desideranti ci poniamo in ascolto e ci confrontiamo con le legittime istanze che altri corpi propongono, lavorando tenacemente contro la facile proposta dell’omologazione, perché le lettere che formano l’acronimo LGBTQI sono corpi e identità che rendono le nostre pratiche politiche incarnate, capaci quindi di provare passione, sofferenza, gioia, solidarietà liberatrice.
Anche per queste ragioni siamo vicine e vicini ai corpi migranti, a tutte e tutti coloro che vivono e soffrono la quotidiana discriminazione sulla propria pelle, che abbandonano le loro case, colori e profumi dei loro martoriati paesi alla ricerca di una vita degna di essere vissuta senza guerre, fame e ingiusti stermini.
Sappiamo di essere fra i paesi responsabili di questo ingiusto dolore e ancora di più le nostre braccia si aprono per accogliere donne, uomini, bambine e bambini che approdano sulle nostre coste, se il mare non inghiotte i gusci e i criminali a cui affidano le loro vite.
Siamo, pertanto, consapevoli e al tempo stesso orgogliose e orgogliosi di batterci NON per la nostra libertà e i nostri diritti ma PER la libertà e i diritti di TUTTE E TUTTI perché in questo mondo non possiamo e non dobbiamo più permetterci di parlare al singolare ma occorre esprimersi al plurale come plurali sono le nostre vite e bellezze.

COMITATO CATANIA PRIDE 2016

Arcigay Catania
Famiglie Arcobaleno
Open Mind LGBTQI

LE ADESIONI

Agedo Catania;
Città Felice
Marilena Grassadonia
Arcigay Siracusa
Associazione antimafia Rita Atria
Prof. Graziella Priulla
ANPI Catania
Collettiva AutonoMIA di Reggio Calabria
AGEDO Reggio Calabria
Le Siciliane – Casablanca
Graziella Proto
Arcigay Roma
Gay Center
Arcigay Ragusa
Associazione Culturale immaginARTE
Stefania Mulè
Arcgay M.Consoli L’Aquila
UDI Catania
Camera del Lavoro Mettopolitana CGIL Catania
Giacomo Rota.

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Redazione Iene Siciliane

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