Secondo schemi assolutamente anticonformisti, S.E. il Dott. Nunzio Sarpietro, capo dell’Ufficio Gip del Tribunale di Catania, ha replicato a quanto riportato dal “Dubbio” https://www.ienesiciliane.it/articolo.php?aid=12688 : sull’uso del braccialetto elettronico è stato frainteso, l’ intervista è stata “spezzettata”, insomma è colpa della stampa. Sembra di risentire le mitiche dichiarazioni di Silvio Berlusconi dei bei tempi.
Una figura che, sommate alle altre dichiarazioni dello Stesso, in altri Paesi avrebbe comportato ben altre conseguenze. Qui non accadrà nulla.
Inoltre, SE il dott. Sarpietro fa presente che esiste un problema numerico dei braccialetti elettronici (“non ci sono”). Facciamo due conti allora: anche con i “domiciliari” l’assassino avrebbe con ogni probabilità ucciso la povera Vanessa (questa tesi rimbalza dalle dichiarazioni di S.E. a quelle di non pochi Avv.). Ergo: la legge scritta dove finisce? Resta sulla carta. Perché dovete sapere che la legge scritta nei Tribunali –talora, per sfortunate circostanze- non viene applicata.
Ma quale scandalo? Stavolta noterete che nessun “avvocato democratico” avanzerà riserve su possibili vicinanze politiche fra magistrati e “le destre”: niente polemiche. Al contrario, una sorta di “difesa militare”, in cui un corporativismo paramafioso da Ventennio va a braccetto con le sorti di una vittima. Che, casualmente, era una commessa di panificio. Perché anche a Catania, nella “giustizia di status” (e di classe), raccontano che la legge sia uguale per tutti.
Corporativismo: volete sapere il nome dell’avv. di Tony Sciuto? Da giorni non è stato possibile saperlo. Perché? Volete sapere il nome del Pm del procedimento? Niente.
La stampa locale descrive la storia sul crinale vittimistico-pietistico, lasciando spazi notevoli ai capi degli uffici giudiziari: che si difendono uno per uno. Anche uno contro uno? Un “balletto” non nuovo, che si ripete ogni volta a Catania, con modalità da copione già scritto. Un tempo, negli anni Ottanta, qualcuno arrivò a volere un “comitato pro Catania”, a difesa del buon nome della città, la “città coperta” dove tutti sanno tutto e nessuno parla.
E allora perché stavolta non fare un “comitato pro Sarpietro”? Magari con il timbro dell’Avvocatura catanese.
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