FERZAN ÖZPETEK AL TAORMINA FILM FEST NEL VENTENNALE DE”LE FATE IGNORANTI”


Pubblicato il 07 Luglio 2021

di GianMaria Tesei

Al Taormina Film Fest era uno degli ospiti più attesi, nonché uno dei premiati con il Taormina Arte Award, nel ventennale di una delle sue più acclamate opere filmiche, “Le Fate Ignoranti”. Ovviamente si tratta di Ferzan Özpetek, regista e creatore d’arte scritta turco naturalizzato italiano che ha firmato alcune delle più interessanti produzioni cinematografiche degli ultimi venticinque anni circa.

A moderare l’incontro con il director di “Saturno contro”, pellicola che nel 2007 gli ha concesso di ottenere il Nastro d’Argento per la miglior sceneggiatura, è stato uno dei membri della direzione artistica ( gli altri due sono stati Francesco Alò e Federico Pontiggia), ossia Alessandra De Luca, a “casa Cuseni- Museum of fine Arts Taormina”, una pregevolissima dimora antica classificata , per la sua elevata caratura artistica e storica, come Monumento Nazionale Italiano ed inoltre costituente il Museo delle Belle Arti e del Grand Tour della Città di Taormina, appartenente al circuito museale delle case dei più importanti intellettuali italiani, ossia le Case della Memoria.

In questo pregiato luogo che gode di uno straordinario panorama taorminese, gremito di pubblico appassionato, la De Luca ha evidenziato come Özpetek sia stato il primo a congratularsi della nuova formula di questa edizione, peraltro nella concomitanza temporale delle due decadi dal successo di quel film di culto che è “Le Fate Ignoranti”, mentre ad agosto vi sarà la conclusione della serie omonima che costituisce un prequel del film e che si pregia di un cast composto da Luca Argentero, Cristiana Capotondi, Edoardo Scarpetta, Anna Ferzetti ( proprio al Taormina Film Fest conduttrice della serata inaugurale e finale), Ambra Angiolini, Serra Ylmaz, Carla Signoris e Paola Minaccioni.

Prima di giungere al grande trionfo del film suddetto, il director di Istanbul aveva già ottenuto due importanti affermazioni artistiche con “Il bagno turco” ed “Harem Suare”, rispettivamente nel 1997 e nel 1999 (con il secondo che in Francia fu intitolato “L’ultimo Harem”, intestazione che era stata consigliata ad Özpetek anche per la distribuzione italiana), che avevano costituito una sorta di base artistica del suo percorso.

Con “Le Fate Ignoranti”, il pluripremiato metteur en scène, si proponeva di fare un film che descrivesse le vicende di un quartiere che all’epoca non era ben visto e che aveva come simbolo il Gazometro. Lo sviluppo del corso degli eventi della pellicola ha la sua genesi in due storie di cui era venuto a conoscenza il regista turco-italiano, con la prima collegata ad un ragazzo che veniva a trovare un uomo nel palazzo dove viveva lo stesso director e che quest’ultimo scoprì casualmente essere l’amante segreto del marito della proprietaria di un ristorante frequentato dal regista. E la seconda faceva riferimento ad un amico brasiliano di Özpetek, che era venuto a sapere, dopo la scomparsa del padre, che questi aveva un’amante da quasi venti anni.

Pur apprezzando il valore artistico dal film germinato dalle su citate premesse, la distribuzione temeva potesse non essere accettato e capito dal pubblico italiano, che non avrebbe compreso neanche la valenza del titolo, nonostante il buon riscontro ottenuto a Berlino, tanto da decidere di fare uscire prima “L’ultimo Bacio” di Gabriele Muccino, prodotto filmico in realtà ultimato dopo “Le Fate ignoranti”.

Il successo riscosso dal film di Muccino, che aveva lo stesso attore centrale, ossia Stefano Accorsi, rappresentò paradossalmente ed inaspettatamente un vantaggio per la creatura cinematografica di Özpetek che partendo da 48 copie giunse velocemente a circa 400, divenendo un grandissimo successo che ha aperto un nuovo mondo, non invecchiando stilisticamente ed artisticamente neanche a distanza di quattro lustri.

E pensare che colui che è anche autore di tre romanzi, ebbe all’inizio una pessima impressione fornita da due amici a cui aveva sottoposto la visione del suo film e che si erano letteralmente addormentati.

Tronando alle premesse della storia asse portante del film, un elemento che accomuna molte pellicole di Özpetek è quello delle vite nascoste che , ad esempio, caratterizza “Mine Vaganti “ ( Nastro d’argento 2010 come Migliore commedia) e che si denota nella serie di otto puntate, distribuita da Disney+ di cui abbiamo sopra accennato, che è stata una sfida accettata dal director nel trovare novità da innestare nell’impianto iniziale ed in cui emerge il tema del tradimento dei sentimenti che è ben diverso da quello meramente sessuale.

Per quanto attiene invece la scelta degli attori che hanno segnato il film, Margherita Buy venne scelta dopo essere stata conosciuta direttamente da Özpetek quando quest’ultimo era in giuria a Venezia, in un conteso in cui l’unico a credere davvero nel progetto de”Le Fate Ignoranti” , era Sergio Citti che era stato messo a conoscenza dell’idea di quella pellicola.

Una volta definito il ruolo della Buy, questa però comunicò di non poter realizzare la sua interpretazione perché incinta, cosa che invece diventa per Özpetek la scintilla di una modifica significativa nel film: fare essere la protagonista gravida del marito morto. Il tutto seguendo un principio per il quale, secondo il director turco, occorre prendere tutto ciò che accade in senso positivo e per il quale se accade qualcosa che va male sul set “ vuol dire che sono arrivate le fate”, ossia è successo qualcosa per cui bisogna modificare la direzione e fare dei cambiamenti.

E proprio queste fate hanno popolato, in modi anche differenti, ogni set di Özpetek oltre ad essere protagoniste del titolo del suo fortunato film, la cui intestazione trae origine da un libro in cui egli vide un’opera di René Magritte, “La fata ignorante”, mentre nella traduzione in inglese ha preferito per la serie dare un nome diverso “The Ignorant Angels”, con la parola angelo che, nella sua visione, ha una sonorità migliore rispetto a fata in inglese se accostato ad ignoranti.

Özpetek si sente inoltre stimolato dall’idea di dare vita ad una serie da ambientare in Sicilia, ma secondo lo sviluppo che vorrebbe darne l’impegnerebbe per oltre due anni per cui ancora ritiene che i tempi non siano maturi.

Il suo legame con l’isola sicula risale a “La Dea Fortuna”, film girato anche per dieci giorni a Palermo, città di cui ha la cittadinanza onoraria ed in cui gli è stata attribuita la Laurea Magistrale honoris causa in “Scienze dello Spettacolo”. Ma non solo. La visione di una pasticceria a Catania, con una serie di varietà di prelibatezze della gastronomia della città di Sant’Agata gli ha fatto percepire tutte le sfumature e le stratificazioni evolutive di culture varie che si sono susseguite (caratteristica che egli ha rilevato anche in altre realtà del sud Italia che ama molto), definendo inoltre Catania come una bellezza che si nasconde ma che si fa scoprire d’improvviso e Palermo una bella donna ferita ma che si sente sempre bellissima.

Dal punto di vista creativo Özpetek, sul set pensa sempre a cosa possa poi piacere sullo schermo agli spettatori, riscrivendo i film e le dinamiche dei personaggi (anche grazie alle “Fate”…)ogni giorno affermando, in aggiunta, come la sceneggiatura si scrive dove le parole muoiono, la lettura con gli attori le fa rivivere e gli attori danno nuova sostanza al tutto.

Il regista che ha ottenuto due David di Donatello nel 2003 per “La finestra di fronte” (Miglior Film e David Scuola), ha aggiunto come la pandemia gli avesse ispirato un nuovo soggetto cinematografico ma abbia preferito non dare seguito, forse perché ancora questa situazione tocca in maniera troppo profonda e diretta tutti noi.

Per quanto riguarda l’importanza dei rapporti con gli altri, Özpetek ha evidenziato come la cosa più importante nella vita sia l’amicizia, più ancora forse dell’amore e come quest’ultimo trasformi l’attrazione con il tempo in un affetto che sa protrarsi ben oltre la mera pulsione sessuale, con i sentimenti che sono un regalo, che l’occhio che si poggia sul bello in maniera transitoria ed effimera, non sminuisce nel loro essere duraturi e fondamentali.

 


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