di GIanMaria Tesei
E’ un thriller psicologico il cimento filmico in cui si è impegnato una delle star più importanti della cinematografia statunitense, Denzel Washington, protagonista assoluto di “Fino all’ultimo indizio” ( “The Little Things”,il titolo in lingua originale), pellicola distribuita dalla Warner Bros e Pictures ed in streaming grazie alla HBO Max già dal 29 gennaio negli USA e successivamente in Italia e realizzata da John Lee Hancock, che si è innervato in questa produzione rivestendo più ruoli.
Il director e sceneggiatore di Longview, Texas, conosciuto al grande pubblico anche per “Saving Mister Banks” (del 2013,pellicola contraddistinta dalle tante candidature per vari premi tra cui anche quella per miglior attrice in un film drammatico ad Emma Thompson ai Golden Globes ed una per la miglior colonna sonora agli Oscar ) e “The Founder” (2016) ha infatti investito le sue energie in questo progetto in qualità di regista , sceneggiatore e coproduttore assieme alla Warner Bros, Gran Via ed a Mark Johnson, notissimo produttore filmico e della tv , trionfatore tra l’altro agli Oscar del 1989 per la pellicola “Rain man”, che ha conseguito ben quattro premi Oscar ( miglior film – insignito proprio Johnson-, miglior attore protagonista-uno strepitoso Dustin Hoffman-, miglior regia- Berry Levinson- e miglior sceneggiatura originale- Ronald Bass e Barry Morrow).
La storia si impernia attorno alle indagini condotte da due poliziotti, di cui uno è un vice sceriffo della contea di Kern ( California) che viene cooptato dalla polizia di Los Angeles per potere trovare delle prove concernenti un caso di omicidio avvenuto da poco.
Joe Deacon, ossia Denzel Washington, che era stato un valido detective destinato a breve alla pensione secondo le volontà dei suoi superiori, si trova a collaborare con il sergente Jimmy Baxter (impersonato da Rami Malek, Oscar come miglior attore protagonista nel 2019 per “Bohemian Rhapsody” e più volte candidato a vari illustri riconoscimenti per la sua interpretazione nella serie “Mr Robot, serial per il quale è stato onorato dell’Emmy Award come migliore attore protagonista per una serie drammatica) alle indagini relative al primo caso di una serie di uccisioni di alcune donne, circostanza delittuosa per la quale Deacon riscontra il medesimo modo di agire evidenziatosi in un alcuni omicidi di prostitute in cui si era imbattuto precedentemente lo stesso ex-detective. La stima professionale che Baxter nutre nei riguardi di Deacon, lo indurrà a chiedere di continuare a coadiuvarlo nelle indagini, anche perché del vice sceriffo di Kern apprezza un’innata capacità di comprendere dalle piccole cose (l’intitolazione originale del film recita proprio “The Little Things”, ossia le piccole cose) e da minuscoli indizi, delle dinamiche importanti ed essenziali nel corso delle investigazioni. Tra reazioni impulsive di Baxter, che lo porteranno a compiere un atto delittuoso estremo nei confronti del principale sospettato, e qualche segreto inconfessabile di Deacon, la trama si sviluppa con qualche sorpresa che condurrà ad un finale che lascia irrisolto od apparentemente tale la sequela dei crimini nequtiosi.
Dal punto di vista recitativo,a rendere ancora più interessante un cast già di ottimo livello si aggiunge proprio la figura del supposto colpevole Albert Sparma, intrepretato dal terzo Academy Award che ha preso parte a livello attoriale alla pellicola (oltre al suddetto Malek, allo stesso Washington, che ricordiamo nella sua fulgida carriera anche per l’avere ottenuto l’Oscar come miglior attore non protagonista per “Glory – Uomini di gloria” nel 1990 e miglior attore per la sua performance in “Training Day” nel 2002) che assume i tratti somatici e viene reso sul grande schermo dalle doti interpretative di Jared Leto, miglior attore non protagonista per “Dallas Buyers Club” nel 2014, prodotto filmico per cui ha ottenuto anche il Golden Globe per la medesima categoria.
Washington ha affermato di essersi sentito affascinato dal personaggio interpretato, caratterizzato da un grande cinismo ed una profonda sfiducia e scetticismo nei confronti di quello che lo circonda anche perché marchiato dalla sua storia personale che lo induce a non fermarsi mai, attraversando e convivendo con i propri incubi. Il tutto secondo, il pluripremiato attore di Mont Vernon, determina un personaggio che non poteva essere tratteggiato appieno se non attraverso un’analisi profonda delle sue condizioni umane e personalità, secondo l’approccio ai ruoli da interpretare condotto da sempre da Washington. E per farlo l’interprete del boxeur Rubin “Hurricane” Carter in “Hurricane – Il grido dell’innocenza” ( del 1999), ha anche seguito un programma televisivo su indagini su eventi delittuosi e crimini , “Le prime 48 ore”, avvalendosi anche di un consulente tecnico della polizia e lavorando, come fanno i grandi attori, similmente a come fanno i grandi detective, ossia alla ricerca delle piccole e grandi peculiarità che albergano nelle latebre recondite della persona, che sono le pieghe dell’interiorità umana che suscitano il coinvolgimento emozionale del pubblico che anche per questo ama profondamente il cinema, nella speranza collettiva che al più presto possa essere vissuto anche nelle sale di tutto il mondo.
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