“Questo non è amore”. Il motto della campagna permanente di sensibilizzazione promossa dalla Polizia di Stato ha scandito i diversi momenti di riflessione programmati dalla Questura di Catania per celebrare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Questa mattina, nell’Aula delle Adunanze del Palazzo di Giustizia, la Polizia di Stato e l’Ordine […]
Focus politico: Lega
Pubblicato il 25 Luglio 2019
Iena analista
Archiviate, ormai da alcuni mesi, le elezioni europee e la “sbornia” di consensi, la Lega in Sicilia è praticamente “spenta”. Il partito, trascinato da Salvini, ricorda sempre più Forza Italia nei tempi d’oro. Il “capitano” è il nuovo Berlusconi. Decide tutto lui. I leghisti siciliani contano poco o nulla.
I malumori sono tanti, ma non emergono. Meglio stare in silenzio. Il timore è di essere isolati, cacciati o costretti a lasciare. Come è accaduto recentemente a Tony Rizzotto. Il suo torto? Non essere allineato alle decisioni del commissario Stefano Candiani.
I bene informati dicono che il partito in Sicilia stenta a radicarsi. Manca una classe dirigente e anche una visione politica futura. Capace di raccogliere una valanga di voti quando in prima linea c’è Salvini, fatica, e non poco, alle tornate amministrative.
La Lega, almeno in Sicilia, potremmo definirlo il partito delle contraddizioni: veti incrociati, correnti, ripicche e attacchi per delegittimare e screditare potenziali aspiranti alle prossime tornate elettorali, politiche in testa.
La Lega è poi anche il partito del “no”. Porte sbarrate a tizio, ma anche a caio e pure a sempronio. “No” a Genovese e “no” a Musumeci. “No” a questo e “no” a quello. Ma i troppi “no” tarpano le ali alle mire espansionistiche meridionali del carroccio e alla nascita di una classe dirigente siciliana.
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