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Formazione professionale: crisi Anfe, rischio blocco delle attività didattiche a Catania
Pubblicato il 05 Febbraio 2017
Mille allievi allo sbando insieme a 50 lavoratori.
iena deformata
La Regione Siciliana ha avviato le iniziative amministrative, finalizzate alla revoca dell’autorizzazione all’ ANFE Sicilia, conseguentemente all’arresto del Presidente dell’Anfe Paolo Genco. Ora a pagare le spese di questo “imbroglio” potrebbero essere gli allievi dei corsi di istruzione e formazione professionale, che ad oggi stanno regolarmente frequentando i corsi di formazione che, lo ricordiamo, rientrano nell’ obbligo scolastico.
Occorre anche tener presente che -stando a quanto riportato a seguito delle indagini disposte dalla magistratura- a fronte dell’illecito arricchimento di Genco e dei suoi complici nelle varie sedi dell’Anfe, centinaia di dipendenti non percepiscono lo stipendio da circa un anno. Adesso sono in corso frenetiche assemblee sindacali e incontri con il commissario straordinario, nominato dallo stesso ente, Costantino Garraffa, ex senatore ed esponente PD.
L’impresa del commissario appare improba, se si considera che sul piano regionale l’Anfe conta oltre 600 dipendenti e non vi è stata, adesso, alcuna approvazione di corsi per adulti con il recente avviso 8. Non rimane altro che mettere a disposizione i circa 400 dipendenti, che aspettavano di operare nei corsi per adulti, affinché vengano utilizzati nelle attività assegnate ad altri enti.
La situazione degli altri 200 dipendenti è un po’ diversa, dato che si trovano già incardinati in attività di IEFP (istruzione e formazione professionale) e i corsi non possono essere revocati o interrotti, pena interruzione di un pubblico servizio. Tra questi 200 lavoratori troviamo i circa 50 dipendenti dell’Anfe di Catania, Acireale e Caltagirone, i quali potrebbero in teoria continuare nella loro prestazione lavorativa, peccato che, oltre ad avere un arretrato retributivo di 12 mesi, non comprendono chi e come dovrebbe corrispondere gli stipendi conseguenti al futuro impegno lavorativo. Appare quindi comprensibile l’ultimatum dei lavoratori che minacciano tra una settimana lo sciopero ed il conseguente blocco delle attività in mancanza di precise rassicurazioni economiche.
E qui si rischia il buio pesto, se si pensa che le risposte dovrebbero arrivare dall’attuale Presidente Rosario Crocetta, sempre in prima fila a cavalcare le denunce, ma totalmente incapace di dare un seguito alle sue promesse di salvaguardia del settore della formazione professionale, degli allievi e dei lavoratori. Quando invece con un po’ di ragionevolezza basterebbe assegnare la direzione e la gestione di questi corsi già avviati al CIAPI (ente della stessa Regione) oppure agli stessi lavoratori in regime di autogestione.
Una cosa è certa: non serve alla Sicilia e neanche alla città di Catania avere ulteriori minori in dispersione scolastica, così come sarebbe un ulteriore arretramento perdere posti di lavoro, dato che ciò contribuirebbe ad aumentare il disagio di una economia locale e regionale già ai limiti del collasso.
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