Siccome a chi scrive chi perde sta simpatico per definizione, a maggior ragione chi sostiene coloro che perdono, siamo andati ad ascoltare la presentazione de “Giano Accame, la vita, l’idea”(Eclettica Edizioni, 2019) a cura di Marcello De Angelis e Nicolò Accame, due esponenti di famiglie (uno è il figlio del protagonista del libro) che hanno seguito per tanta parte la storia della destra italiana nel primo e nel secondo dopoguerra.
L’incontro catanese, a Palazzo della Cultura, è stato molto partecipato: una sala piena, di sabato pomeriggio, non è cosa semplice da realizzare in questi tempi di vuoto pneumatico della politica, ridotta da tempo ad ancella dell’economia nella sua versione della “dittatura del mercato” e della magistratura prepotente e adulata come non mai (con annessi “tifosi da curva sud”, in attesa del “Nuovo Messia” in toga, pronto a “salvare” l’Italia dal “male”, cioè dalla politica).
Certo che ad ascoltare gli interventi dei relatori talora siamo andati in “debito di sbadigli”, anche perchè in simili occasioni il “rischio” di “reducismo” è sempre dietro l’angolo, ma, comunque, abbiamo resistito fino in fondo per farci un’idea generale: il più “giovanilista” è stato l’intervento del sindaco di Catania Salvo Pogliese, che ha ricordato le sue letture di militante della destra appassionato di Giano Accame, il più “pedagogico” è stato quello del prof. Felice Giuffrè che ha ricordato gli aspetti più legati alle scelte anticipatrici (come quelle in tema di politica estera e interna, ovvero su visione dell’Europa e degli assetti istituzionali italiani, leggasi il Presidenzialismo), quello più “politico” (ha strappato applausi ad una platea dove l’antiamericanismo scorre ancora vivo) di un politico di lungo corso come Fabio Granata che si è legato all’attualità dei nuovi scenari di guerra internazionale., il più “sentimental-romantico-identitario” quello di Marcello De Angelis.
Il più autentico, forse, è stato quello di Salvo Pace, avvocato, ma soprattutto personaggio che non ha dimenticato la militanza nella destra come passione e come visione sociale. Insomma, il mondo reale è venuto fuori dalle parole di questo legale che ha ricordato le scelte autenticamente “controcorrente” di Accame, capace di partire per la Repubblica Sociale proprio il 25 aprile del 1945. “…Un tempismo paradossale -scrive Niccolò Accame- per il quale imbraccia il fucile di mattina e già la sera viene arrestato. Mentre un altro ragazzo al suo fianco sarà giustiziato…”. Insomma, una vita tante volte dalla “parte sbagliata”(non si scandalizzino le “anime candide” dell’ “antifascismo”, perchè il “Male” talora ha più nobilità di tanto finto “Bene”, come l’Italia postfascista spacciata per alternativa al fascismo).
Ma non solo: a leggere il libro, che raccoglie tanti interventi di Giano Accame sulla rivista “Area”, assieme a contributi di esponenti di varia estrazione politica (con parole di elogio e /o di rispetto anche da sinistra), viene fuori anche l’uomo capace di mettersi contro il “suo mondo” magari per simpatia per i giovani contestatori del 1968! Di “eresia” in “eresia” (posizioni pro-Israele, a esempio, o contro le “privatizzazioni all’italiana” della “sinistra” degli anni Novanta, l’idea che l’intervento statale debba avere un’ispirazione sociale) di avventura intellettuale in avventura intellettuale, viene fuori l’immagine di un uomo con un “difetto”, che in Italia da tempo è diventata pressocchè “condanna”: l’essere libero.
Del resto, a lui poteva capitare quello che racconta nel libro Vittorio Cappelli su “Quotidiano della Calabria” del 21 aprile 2009: …”qualche anno fa Claudio Sabelli Fioretti, intervistandolo per il “Sette” del “Corriere della Sera”, gli chiese: ‘se uno non ti conoscesse e ti sentisse solo parlare, capirebbe che sei di destra?”. “Una sera ero a cena da Mughini -rispose Accame- Cerano Paolo Mieli, Fiamma Nirenstein, Andrea Mercenaro e sua moglie Franca Fossati. La Fossati commentò con il marito: Bravo quel compagno!”…”
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