Redazione Iene Siciliane
Nella foto il direttore di ienesicule Benanti: che colpo di testa! Dal parrucchiere!
Il Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Catania, dott. Sebastiano Di Giacomo Barbagallo, ha riconosciuto la correttezza dell’operato dei giornalisti Marco Benanti e Fabio Cantarella disponendo l’archiviazione del procedimento penale instaurato a seguito di una denuncia per minacce avanzata dai vertici di Confindustria Ivan Lo Bello, vicepresidente nazionale, e Antonello Montante, presidente regionale.
I due esponenti dell’associazione degli industriali, assistiti dall’avv. Antonio Fiumefreddo, in seguito ad un articolo pubblicato nel 2013 sulla testata giornalistica d’inchiesta online, avevano denunciato Benanti e Cantarella per minaccia aggravata dallo scritto anonimo.
Per la prima volta, quindi, due giornalisti di una testata, peraltro regolarmente registrata al Tribunale di Catania, sono stati denunciati dai poteri forti non per diffamazione ma per minacce. Il servizio giornalistico oggetto della querela riproponeva un’inchiesta contro Confindustria pubblicata da “Il Fatto quotidiano” a firma di Giuseppe Lo Bianco, aggiungendo espressioni satiriche e canzonatorie. Inoltre a corredo dell’articolo querelato veniva pubblicata una foto raffigurante una testa d’agnello mozzata proprio a rimarcare il messaggio dell’inchiesta proposta dal “Il Fatto Quotidiano” secondo la quale tra un impegno antimafia e l’altro Confindustria piazza i suoi uomini in posti chiave, dagli assessorati regionali alle società aeroportuali.
Per Lo Bello e Montante il contenuto dell’articolo di cui Marco Benanti, direttore responsabile della testata ienesicule.it si è assunto la paternità, unitamente alla testa d’agnello in esso raffigurata, avrebbe rappresentato una chiara minaccia verso l’operato di Confindustria. I due esponenti del mondo degli industriali chiedevano di processare per il medesimo reato anche Fabio Cantarella, che pur non rivestendo alcun ruolo all’interno della redazione di ienesicule, avrebbe dovuto vigilare sull’operato del Benanti ai sensi dell’art. 57 del codice penale alla stregua del direttore responsabile che in realtà è sempre stato lo stesso Benanti.
Ipotesi accusatorie ritenute assolutamente infondate prima dal pubblico ministero e poi dal giudice per le indagini preliminari che nel provvedimento col quale dispone l’archiviazione tra le altre cose motiva: “…nell’articolo non emerge qualsivoglia espressione, diretta o concludente, di messaggi minacciosi, valutazione queste che deve, con evidenza, essere estesa anche alla contestuale pubblicazione – dal chiaro contenuto satirico e canzonatorio stante il contenuto dell’articolo di cui questa costituisce corredo – della fotografia raffigurante la testa di agnello”.
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