GIORNALISMO E DISOCCUPAZIONE A CATANIA, IDEA “IENESICULE”: UN PORTAVOCE PERSONALE PER OGNI CONSIGLIERE COMUNALE. E PER OGNI OPPOSITORE!


Pubblicato il 10 Giugno 2016

Urgono soluzioni concrete e in piena legalità: il nostro contributo. Un secco “No” a quanto propone l’esponente di Kataneconomie

Di iena per lo sviluppo Marco Benanti

Il giornalismo catanese ha fame. C’è troppo disagio, l’occupazione latita, il grido di dolore degli organismi di tutela della categoria  è alto e forte, come il monito del Quirinale, ma ancor di più, come la determinazione nel fare rispettare le regole, in una parola la legalità.  Insomma, un quadro d’insieme che fa riflettere, tanto che parrebbe che anche Alessandra Mussolini, in sinergia con Barbara D’Urso, voglia dare al suo riguardo il suo alto contributo.

E allora vade retro alla proposta di eliminazione degli addetti stampa di Carlo Cittadino dell’associazione Kataeconomie (ne parliamo nel pezzo che segue). 

Insomma, prima di tutto, urgono soluzioni concrete per alleviare la sofferenza, che dall’alto (ma solo metaforicamente) va verso il basso, mettono insieme ventri e vite diverse, ma unite nello spirito di corpo. Uno spirito di corpo volto al progresso e alla democrazia, non certo al veterocorporativismo della destra reazionaria, tutto mirato alla tutela degli interessi degli amici e in primis della propria famiglia (magari allargata, non importa, alla luce della normativa europea di riferimento).

Per questo, anche noi di “Ienesicule” abbiamo deciso di fare il nostro piccolo contributo di idee e progetti, non certo all’altezza della spinta propulsiva della nuova era di autentica democrazia e cura popolare che anima la nuova classe dirigente della Catania 2.0 (da taluni chiamata 0.2, ma trattasi di un dettaglio).

Che fare, insomma? Subito aprire il mercato: non la pescheria che fa mostra di sé davanti al Palazzo, ma le opportunità di lavoro per tanti. Come? Facendo nominare dai 45 consiglieri 45 portavoce personali. Servirebbero eccome: un consigliere comunale è un pubblico ufficiale e un pubblico amministratore che svolge quotidianamente tante attività, per cui sono necessarie competenze del caso. Varie ed eventuali.

Dall’interrogazione in aula all’accompagnamento degli ospiti, dalla foto al consigliere alla telefonata agli amici per colpire i reazionari che non vogliono il cambiamento: ecco la campionaria di attività del portavoce personale del consigliere è ampia e articolata. Ma soprattutto aprirebbe il varco per 45 posti di lavoro. In questo modo, poi, anche quel tipo bizzarro qual è il consigliere Manlio Messina che si è addirittura in testa di fare opposizione a Catania potrebbe ricredersi e avere anche lui un suo portavoce personale.

Che avrebbe –lo sottolineiamo- l’imprimatur dell’assessore alla legalità Rosario D’Agata, che ha già il suo dovere spiegando in consiglio che il sindaco ha due portavoci personali. In questo, la legalità ha prevalso, come è a tutti noto, su tutto, anche su coloro che non volevano che il Calcio Catania si salvasse quest’anno.

La figura del portavoce personale si potrebbe addirittura –proponiamo noi- a quegli altri tipi strani come sono Matteo Iannitti e Maurizio Caserta, soggetti che credono possibile fare opposizione a Catania. Due sognatori, che potrebbero avere bisogno di sostegni all’uopo.

In questo saremmo a 47 posti di lavoro. Natualmente, come accade da tempo a Palazzo degli Elefanti, i portavoci personali avrebbero spazi adeguati per la propria attività. Dentro il Municipio. Se poi a qualcuno venisse in testa di evocare quelle cose polverose tipo i codici e le leggi, beh questo è semplicemente un dettaglio. Da tempo gli esempi fanno scuola. E sono esempi fulgidi. 

Ah, dimenticavamo: il portavoce personale del consigliere e dell’oppositore potrebbe avere bisogno, a sua volta, di un vice. E allora proponiamo subito, sulla base degli insegnamenti del Partito Democratico (un nome una sostanza) che dovrebbe essere il sindaco metropolitano a scegliere il “numero due” del portavoce personale. Del resto, al cospetto del sindaco metropolitano non possono esserci che “numeri due”. Il “numero uno” è fuori hit-parade.

In questo modo, si arriverebbe a 94 posti di lavoro per giornalisti. Ben oltre 90, che fa la paura. Invece, stavolta saremo alla piena occupazione. Del Palazzo, in senso fisico, proprio. Una vera svolta rivoluzionaria e di sinistra.


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