di Ignazio De Luca
Era meglio prima quando”La Sicilia” deteneva, senza competitors, il monopolio dell’informazione, oppure, è meglio adesso, per la pluralità ” di voci”, specialmente della stampa telematica online?
Noi pensiamo, crediamo, osserviamo che non vi sia differenza!! Anzi forse oggi è ancora peggio!
“Se non la scrivo io la notizia, è come se non fosse accaduta” , amava ripetere, orgogliosamente tronfio, un capo cronista della “Sicilia”. Purtroppo era vero. Solo una testata cartacea, assenza di radio e televisioni, quando questi media si sarebbero moltiplicati, anche a dismisura, rientravano, comunque nell’orbita del gruppo Ciancio.
Ma oggi dove sta la differenza? Quanti dei non addetti ai lavori sanno che lo scrivente e il direttore sono stati aggrediti da querele plurime, dai “poteri forti”, per presunte diffamazioni a mezzo stampa? Confindustria, il sindaco in persona e un suo assessore di questa città! Nessuno della stampa”libera”, se non i querelati, ne hanno dato notizia.
Perfino “I Siciliani Giovani” stanno ancora meditando, dopo mesi, se fare uno straccio di comunicato di solidarietà, ma ancora forse se la stanno discutendo. Le associazioni antiracket, la società civile, i movimenti, le associazioni tric e trac, insomma tutto l’universo progressista, “perbene” e non reazionario? NON PERVENUTI!
Solo il Sindacato UGL, ha reiteratamente, invano, proposto un comunicato stampa all’email di un noto cronista de “La Sicilia”, ma per quel giornale forse ancora vale il detto del cronista d’antan sopra rievocato.
Ancora ! Iene Sicule, studiando le carte, i regolamenti e le leggi di settore, dal 18 agosto 2014, ha denunciato l’illegittimità della posizione del capo di gabinetto del sindaco, il mendace, reticente e senza titoli, Massimo Rosso e dell’incapace segretaria e altro Liotta.
Il M5S, a metà febbraio 2015, sulla vicenda ha presentato in Senato, due interrogazioni, ebbene il relativo comunicato stampa non è stato ritenuto degno di rilevanza mediatica, non solo dalla Sicilia, da sempre asservita al potere “pro tempore”, ma anche da tutta la stampa online, perfino da quella auto referente e d’inchiesta.
Giusto il richiamo alla stampa telematica auto referente e d’inchiesta ci induce qualche riflessione.
Si pubblicano, senza vergogna, soliloqui, per propagandare il sindaco pro tempore alla stregua dei comunicati stampa di Palazzo Degli Elefanti, spacciandole per interviste, senza il minimo accenno all’attualità politica o alle drammatiche condizioni in cui versano i catanesi.
“Si stava meglio quando si stava peggio”?
Si spacciano, specialista il quotidiano autoreferente, i comunicati stampa della DIA, come forma di alto giornalismo giudiziario, sostituendo il logo della DIA con quello di una giornalista.
Si stava meglio quando si stava peggio?
Si pubblicano libri, contrabbandandoli come iniziative editoriale utili alla formazione di una nuova coscienza civile, sollecitando, perfino i lettori ad acquistare (una copia tot euro) per il sostegno al giornale, copiando integramente una sentenza di primo grado, suscettibile di revisione ancora in altri due gradi di giudizio.
“Si stava meglio quando si stava peggio”?
Non si può beotamente declamare, sulle colonne del quotidiano, di essere garantisti e allo stesso tempo codificare in un tomo una verità processuale “in progress” .
“Si stava meglio quando si stava peggio”?
Eppoi, che eleganza editoriale nel decantare la bravura professionale del magistrato estensore della sentenza di primo grado, elencandone la valentia professionale, come se fossero le performance di una prima donna del palcoscenico.
“Si stava meglio quando si stava peggio”?
Eppoi, ancora, che grande squallore sputare nel piatto dal quale si è stati sontuosamente sfamati.
“Si stava meglio quando si stava peggio?”
To be continued.
Ignazio De Luca