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Giornalismo Inchieste e Querele: Ignazio De Luca assolto con formula piena non diffamò il collega Mario Barresi. Procura Distrettuale di Catania come Corte Strasburgo per libertà di Stampa
Pubblicato il 29 Settembre 2016
tratto da www.laspiapress.com
di Ignazio De Luca
Ero stato condannato, querelato da Mario Barresi, da un distratto Giudice della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, con decreto penale di settembre 2015, per aver scritto, il 16 settembre del 2014, che la stampa nella terra del Triscele era condizionata dai poteri forti, questo uno stralcio del pezzo –
“…Ai signori : Mario Barresi e Giuseppe Martorana, giornalisti professionisti, è stata accordata la proposta di partnership esclusiva impegnando l’importo di Euro 10.000,00, nella pubblicazione del libro inchiesta sul tema infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore dello smaltimento illegale dei rifiuti.
Bravo il presidente Montante con 5 mila euro ciascuno il duo Barresi-Martorana, non sarà sicuramente condizionato dal suo mecenatismo. Trattasi di contributo di servizio alla causa ambientalista”…
Clicca qui per leggere tutto l’articolo pubblicato su Iene Sicule.
Valentina Costanzo, valente avvocata del Foro di Catania, mio difensore, propose ricorso al decreto di condanna, optando per il rito abbreviato.
Il 28 settembre 2016 udienza e sentenza della Giudice dottoressa Marina Rizza, sono stato assolto con formula piena – ” Visti gli artt. 442, 530 c.p.p. assolve De Luca Ignazio dal reato ascrittogli perché il fatto non costituisce reato “.
Alcune considerazioni.
Svolgo questa Professione da ottobre 2012, intrapresa a 58 anni e mezzo, prima in forma di blogger e poi da marzo 2015, come giornalista pubblicista, nella vita professionale precedente ero un burocrate, lavorando in un ente pubblico, dal quale sono stato licenziato, per essere stato rinviato a giudizio per presunti reati, commessi e connessi a quella professione.
Ho scritto, da ottobre 2012, su Agoravox, Oltre la Coltre, Paesi Etnei Oggi, Link Sicilia, oggi Meridionews, SudPress Giornalismo d’Inchiesta, col pseudonimo di Cacciatore Verde, dove pubblicai la mia inchiesta a seguito della quale la dottoressa Anna Maria Li Destri, venne licenziata dal Comune di Catania; ho scritto anche per LiveSicilia, Iene Sicule e dal maggio 2015, sono il direttore responsabile di Laspiapress.com.
Ho subito querele per diffamazione a mezzo stampa da subito, dal 2013, dal sindaco Enzo Bianco, dalla segretaria del Comune di Catania, Antonella Liotta, dal collega Mario Barresi. Assolto sempre con formula piena, mi si è consolidata la convinzione che ci so fare.
Ho subito procedimento disciplinare per i toni forti usati scrivendo dei colleghi : Mannisi, Danzuso, Arena e, del sistema editoriale Catanese, incassando un avvertimento scritto dall’Organo Territoriale di Disciplina, non ho proposto ricorso alla decisione.
In tutte le querele per diffamazione a mezzo Stampa, sono stato assistito dall’avvocata Valentina Costanzo, alla quale ho appiccicato l’epiteto “Stevens”. Una infinita bravura tecnico giuridica, un’immensa preparazione specifica nel diritto penale e una attenzione, quasi maniacale, all’applicazione concreta dei Diritti Civili, tutelati dalla Costituzione, unite alla portentosa sua dote naturale,riesce, durante l’arringa della contro parte, a coglierne parti fondamentali, solo d’istinto, così quando arriva il momento della sua arringa, ribalta a favore del proprio cliente le tesi prospettate dal collega avversario, ne fanno una Professionista di valore assoluto, una spanna e più di tanti colleghi, pronta anche per Distretti Giudiziari più prestigiosi di quello Catanese e per clienti più facoltosi e non scalcinati come lo scrivente.
L’Italia nella classifica di Reporters sans frontières (Rsf), termometro della libertà di stampa nel mondo, è al settantasettesimo posto, nell’Unione Europea sotto l’Italia, solo Cipro, Grecia e Bulgaria. La classifica poco lusinghiera, secondo Rsf, sarebbe da attribuire alle pressioni, alle minacce, come le querele intimidatorie, manifestamente esercitate dai querelanti, per frenare la ricerca della verità da parte dei cronisti.
Non vorrei sembrare un visionario o un ottimista a tutti i costi, ma se le Procure Distrettuali di tutta Italia, avessero e prendessero ad esempio, la Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, che applica alla lettera al Giornalismo di Inchiesta, i principi sanciti dalla Corte di Strasburgo in tema di libertà di Stampa, ebbene sono certo che l’Italia scalerebbe la classifica di Rsf, fino a salire quantomeno sul podio.
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