Giornalismo: la giustizia catanese manda a giudizio Iannitti e Benanti, ecco le reazioni


Pubblicato il 08 Febbraio 2019

Diffamazione a Enzo Bianco, a giudizio Iannitti e Benanti 

ZCZC8746/SXR OPA38731_SXR_QBKS R CRO S45 QBKS Diffamazione a Enzo Bianco, a giudizio Iannitti e Benanti Gip Catania rigetta archiviazione e dispone imputazione coatta (ANSA) – CATANIA, 6 FEB – La ricostruzione di un telefonata tra l’allora sindaco di Catania, Enzo Bianco, e l’editore Mario Ciancio sul voto in aula per l’approvazione di una variante al Pua fatta in una nota da Matteo Iannitti di ‘Catania bene comune’ pubblicata sul sito Iene Sicule, diretto dal giornalista Marco Benanti, e’ “tale da ‘suggerire’ e diffondere una ‘notizia’ nuova ed ulteriore, tuttavia non riscontrata, ossia la contiguita’ di Bianco con ambienti mafiosi”. Lo scrive il Gip Salvatore Ettore Cavallaro nell’accogliere il ricorso del professore Giovanni Grasso, che rappresentava Enzo Bianco, nel rigettare la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura e disporre invece l’imputazione coatta per diffamazione di Matteo Iannitti e Marco Benanti nei confronti dell’ex sindaco. “Ho ricevute tante critiche nel corso della mia attivita’ di ministro e di parlamentare – commenta Enzo Bianco – e ho sempre accettato le critiche politiche, anche se dure o ingiuste e ingenerose ed a volte solo strumentali. Ma non posso subire attacchi e falsita’ quando riguardano uno dei punti fermi di tutta la mia vita pubblica e privata: la lotta alla mafia e l’affermazione della legalita’. Non posso consentire a nessuno – osserva Bianco – in alcun modo, di dubitare della mia onorabilita’ e onesta’. Ho perdonato perfino chi mi ha aggredito fisicamente. Ma quelle gravissime e inaccettabili falsita’ non potevo subirle. Esprimo piena soddisfazione – conclude Enzo Bianco – per la decisione del Gip perche’ essa contribuira’ sia a rendermi piena giustizia sia a riportare il dibattito politico sul piano della civilta’ e del rispetto reciproco”. (ANSA). TR-COM 06-FEB-19 18:15 NNNN

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Nonostante la richiesta di archiviazione, avanzata dalla Procura, il Gip del Tribunale
di Catania ha proceduto al rinvio a giudizio di Matteo Iannitti e Marco Benanti, per
un presunto reato di diffamazione nei confronti dell’ex sindaco di Catania Enzo
Bianco, il primo in quanto rappresentante di Catania bene comune, il secondo nella
qualità di giornalista responsabile della diffusione del comunicato stampa di Cbc su
Iene sicule.
Il comunicato incriminato riprendeva l’intercettazione di una telefonata con la quale
Enzo Bianco comunicava all’imprenditore Mario Ciancio Sanfilippo, proprietario del
quotidiano La Sicilia nonché di diversi immobili interessati ricadenti nell’area
interessata, l’avvenuta approvazione della variante urbanistica Pua, a due mesi dalle
elezioni amministrative, variante proposta al Comune di Catania dalla società Stella
Polare. Secondo quanto riportato nel comunicato di CBC la società Stella polare
avrebbe avuto tra i fondatori due personaggi ritenuti vicini alle famiglie Laudani ed
Ercolano.
Orbene il Gip non contesta né la veridicità della telefonata intercorsa tra Bianco e
Ciancio, relativa alla inusuale informazione data all’interessato cavaliere del lavoro,
interessato alla Variante, in quanto i terreni di sua proprietà ne conseguivano un
vantaggio economico non irrilevante, in verità l’ultimo di una lunga serie ad opera
del Comune etneo e/o di altri enti pubblici. Né ha inteso negare la appartenenza di
due “personaggi ritenuti vicini alle famiglie Laudani ed Ercolano” tra i fondatori della
società Stella Polare, soggetto proponente un proprio affaire privato all’ente
pubblico, per una operazione di cementificazione e terziarizzazione di una vastissima
zona di pregio naturalistico, tra la Playa e l’omonimo Boschetto fino ai terreni
ricadenti nella zona confinante con l’Oasi del fiume Simeto. Operazione in cui non
sono mai risultate evidenti né dichiarate i relativi finanziamenti. Contesta invece il
Gip l’espressione che richiama l’attenzione sul “sistema Bianco- Ciancio” e la
“contiguità di Bianco con gli ambienti mafiosi”. Una espressione che non compare
nel comunicato di Catania bene comune, laddove si esprime una forte denuncia
dpolitica di grande valore civile sull’intreccio affaristico che lega a Catania il sistema
politico, quello imprenditoriale, quello della criminalità mafiosa. Valutazioni
politiche, ormai ricorrenti e acclarate in numerosi atti giudiziari della magistratura
catanese. Lo stato economico dell’ente locale, per il quale è stato dichiarato il
dissesto finanziario, evidenzia le responsabilità non solo contabili di quanti hanno
con la loro azione amministrativa ridotto la città ad una condizione di degrado e di
disagio di larghi settori della popolazione e di gran parte dei quartieri delle periferie.

E’ il caso di ricordare che l’editore Mario Ciancio è stato rinviato a giudizio l’1 giugno
del 2017 per concorso esterno in associazione mafiosa. E che il 24 settembre 2018,
appena meno di sei mesi fa, una sentenza del tribunale di Catania ha deliberato nei
suoi confronti misure di prevenzione per la sua pericolosità sociale e intimato la
confisca dei beni.
A Matteo Iannitti va la solidarietà viva e non rituale del Prc catanese e siciliano, e
soprattutto il riconoscimento per l’azione di controllo dell’azione amministrativa del
municipio catanese, con lo spirito esemplare di rivendicazione del bene comune e di
denuncia dell’asservimento agli interessi della borghesia mafiosa che sono stati
prevalenti a Catania da molti anni a questa parte. A Marco Benanti va riconosciuto il
coraggio della pubblicazione di un comunicato scomodo, e di avere garantito il
diritto all’informazione alla cittadinanza tutta.
Mimmo Cosentino, segretario regionale del PRC SICILIA

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Flipnews( Free Lance Internazional Press)

“Catania, denunzie per diffamazione e intimidazione ai giornalisti.

Written by  Virgilio Violo

 

Nel 2016 Enzo Bianco, Sindaco di Catania, come sempre patrocinato dall’avv. prof. Giovanni Grasso (che è anche avvocato pagato dal comune), decise di denunciare penalmente “Catania Bene Comune”, uno dei pochi soggetti di opposizione all’amministrazione comunale. Oggetto della denuncia un comunicato inviato alla stampa nel quale si esprimeva l’opinione politica di un soggetto politico. Un comunicato diffuso all’indomani della pubblicazione dell’intercettazione della telefonata tra il su detto sindaco Enzo Bianco, allora candidato Sindaco, e Mario Ciancio, in attesa di rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa, in merito all’approvazione del PUA, progetto di cementificazione del litorale catanese. E Insieme a “Catania Bene Comune”, il Sindaco di Catania, denunziò il quotidiano “Iene Sicule”, diretto da Marco Benanti, colpevole di essere una delle testate giornalistiche ad aver riportato le parole di “Catania Bene Comune”.

La Procura di Catania chiese l’archiviazione non ravvisando alcun reato, ma Enzo Bianco si oppose e il 4 febbraio è arrivata la decisione del GIP Salvatore Ettore Cavallaro: Benanti e Iannitti devono andare a processo. Per il Gip la notizia e’ “tale da’suggerire’ e diffondere una ‘notizia’ nuova ed ulteriore, tuttavia non riscontrata, ossia la contiguita’ di Bianco con ambienti mafiosi”.

Il tentativo di utilizzare la giustizia penale come strumento di intimidazione politica e di censura dell’informazione è gravissimo, inaccettabile, incompatibile con qualsiasi sistema democratico.Un sindaco che pensi di reagire a critiche ed opposizioni con l’arma intimidatoria della querela, arrivando persino ad opporsi alla richiesta di archiviazione della Procura non è indice di saggezza. Sono passati oltre due anni e due cittadini per bene, il leader politico di opposizione Matteo Iannitti ed il giornalista Marco Benanti, sono ancora sotto processo per una cosa assurda, mentre chi ha causato il dissesto della città e, come ormai acclarato dalla Corte dei Conti, falsificato per anni i bilanci pubblici, risulta ancora a piede libero e neanche indagato.

In Italia i giornalisti che hanno subito minacce, abusi e altri attacchi dal 2006 a oggi sono 3.722. Troppi per ricordarli tutti. La libertà di stampa è sotto attacco: 445 aggressioni fisiche nell’Ue dal 2014 al 2018, con l’Italia in testa alla classifica. E poi, secondo il report Demonishing The Media, ci sono gli omicidi e le molestie online. E nel mondo, spesso, i più in pericolo sono i cronisti locali.

La Free Lance International Press esprime tutta la sua solidarietà agli indagati per diffamazione, sapendo bene quanto costi, anche solo in termini di tempo, subire queste violenze spesso intimidatorie: giorni e giorni, mesi, anni persi tra notifiche, identificazioni, interrogatori, udienze. Uno scandalo!”


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