Nel 2016 Enzo Bianco, Sindaco di Catania, come sempre patrocinato dall’avv. prof. Giovanni Grasso (che è anche avvocato pagato dal comune), decise di denunciare penalmente “Catania Bene Comune”, uno dei pochi soggetti di opposizione all’amministrazione comunale. Oggetto della denuncia un comunicato inviato alla stampa nel quale si esprimeva l’opinione politica di un soggetto politico. Un comunicato diffuso all’indomani della pubblicazione dell’intercettazione della telefonata tra il su detto sindaco Enzo Bianco, allora candidato Sindaco, e Mario Ciancio, in attesa di rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa, in merito all’approvazione del PUA, progetto di cementificazione del litorale catanese. E Insieme a “Catania Bene Comune”, il Sindaco di Catania, denunziò il quotidiano “Iene Sicule”, diretto da Marco Benanti, colpevole di essere una delle testate giornalistiche ad aver riportato le parole di “Catania Bene Comune”.
La Procura di Catania chiese l’archiviazione non ravvisando alcun reato, ma Enzo Bianco si oppose e il 4 febbraio è arrivata la decisione del GIP Salvatore Ettore Cavallaro: Benanti e Iannitti devono andare a processo. Per il Gip la notizia e’ “tale da’suggerire’ e diffondere una ‘notizia’ nuova ed ulteriore, tuttavia non riscontrata, ossia la contiguita’ di Bianco con ambienti mafiosi”.
Il tentativo di utilizzare la giustizia penale come strumento di intimidazione politica e di censura dell’informazione è gravissimo, inaccettabile, incompatibile con qualsiasi sistema democratico.Un sindaco che pensi di reagire a critiche ed opposizioni con l’arma intimidatoria della querela, arrivando persino ad opporsi alla richiesta di archiviazione della Procura non è indice di saggezza. Sono passati oltre due anni e due cittadini per bene, il leader politico di opposizione Matteo Iannitti ed il giornalista Marco Benanti, sono ancora sotto processo per una cosa assurda, mentre chi ha causato il dissesto della città e, come ormai acclarato dalla Corte dei Conti, falsificato per anni i bilanci pubblici, risulta ancora a piede libero e neanche indagato.
In Italia i giornalisti che hanno subito minacce, abusi e altri attacchi dal 2006 a oggi sono 3.722. Troppi per ricordarli tutti. La libertà di stampa è sotto attacco: 445 aggressioni fisiche nell’Ue dal 2014 al 2018, con l’Italia in testa alla classifica. E poi, secondo il report Demonishing The Media, ci sono gli omicidi e le molestie online. E nel mondo, spesso, i più in pericolo sono i cronisti locali.
La Free Lance International Press esprime tutta la sua solidarietà agli indagati per diffamazione, sapendo bene quanto costi, anche solo in termini di tempo, subire queste violenze spesso intimidatorie: giorni e giorni, mesi, anni persi tra notifiche, identificazioni, interrogatori, udienze. Uno scandalo!”