Giornata della Memoria, ricordiamo i deportati siciliani

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855 sono stati i siciliani deportati nei Lager. In 372 non fecero più ritorno.

 

di “Lettera Memoria e Libertà” ( a cura di Domenico Stimolo)

Furono in gran parte militari dell’esercito italiano che dopo l’armistizio del’8 settembre del 1943, come avvenuto da parte di molte decine di migliaia di soldati e graduati di tutte le armi che non vollero piegarsi per continuare nella bieca ideologia e violenza dei nazifascisti che avevano scatenato la distruttiva guerra mondiale, parteciparono alla Resistenza, per la Lotta di Liberazione, in Italia e in diverse aree territoriali estere( Balcani, Grecia, Albania……).

Ci furono anche siciliani che da civili si trovavano nell’area del centro-nord, specialmente per ragioni lavorative. Si impegnarono nella Resistenza, presi prigionieri dai nazifascisti furono deportati.

La stragrande maggioranza di questi siciliani furono catturati nelle zone del centro-nord occupate dai nazisti con il supporto operativo diretto dei fascisti della RSI.

 

Ripartizione siciliani deportati per provincia:

 

deceduti

  • Agrigento 89 38

  • Catania 143 70

  • Caltanissetta 43 23

  • Enna 54 28

  • Messina 98 48

  • Palermo 189 97

  • Ragusa 40 20

  • Siracusa 37 16

  • Trapani 55 24

 

 

* Fonte 1: Ricerche effettuate nel corso di tanti anni da parte di Nunzio Di Francesco ( ex deportato nel Lager di Mauthausen, consigliere nazionale dell’ANED; Linguaglossa (Catania) il 3 febbraio 1924, deceduto a Catania il 21 luglio 2011,

 

** Fonte 2: “ I siciliani deportati nei campi di concentramento e di sterminio nazisti 943-1945” di Giovanna D’Amico ( Sellerio Editore 2006)

 

 

*** Nota:Nel libro “Il silenzio e le urla. Vittime siciliane del fascismo. Documenti etestimonianze di Lucia Vincenti ( Offset Studio 2007) – con aggiornamentisuccessivi – vengono indicati i nominativi di 958 deportati siciliani.

 

 

Donne siciliane deportate e morte nei Lager

 

Castelli Olga Renata Palermo 15/03/1919 arrestata a Firenze aprile 1944

deportata Auschwitz

 

Moscato Emma Messina 04/10/1879 arrestata a Mantova dicembre 1943

Auschwitz 10 aprile 1944

 

Segre Egle Messina 10/01/1899 arrestata a Tradate ( Va) nov. 1943

deportata Auschwitz

 

Veneziano ConcettaSiracusa 12/04/1912 Bergen-Belsen 30/06/1944

 

Ricordiamo tra i tanti alcuni deportati siciliani, sopravvissuti ai Lager, che hanno pubblicato libri di memorie.

 

Rosario Fucile

Nato a Messina il 26/11/1914, meccanico, partigiano, arrestato a Porto Maurizio il 7 agosto 1944, deportato nei lager di Dachau e Buchenwald . Morto a Sori ( Genova) il 5 febbraio del 2001.

Nel 1995 è stato pubblicato il suo libro di memorie Dachau: matricola n. 113305 : Buchenwald: matricola n. 94453 : testimonianza di un sopravvissuto” – tipografia della provincia di Genova – con la collaborazione della dott.ssa Marina Picasso.

Nel libro sono riportate numerose testimonianze dei superstiti.

Rosario Militello

 

Nato a Piazza Armerina ( Enna) il 10 aprile 1924, operaio in una fonderia a Torino, partigiano in una Brigata Garibaldi, arrestato nelle Langhe ( Asti) nel mese di agosto del 1944; dopo essere stato incarcerato a Torino fu internato a Bolzano, deportato a Mauthausen l’11 gennaio 1945. Al momento della liberazione si trovava nel lager di Gusen .

Morto a Roma il 23 maggio del 2014.

Un suo volumetto di memoria “ Da Piazza Armerina a Mauthausenè stato pubblicato nel 2004 da Upter – Università popolare di Roma.

Era nato a Piazza Armerina, in provincia di Enna, il 10 aprile 1924. Proveniente da una famiglia numerosa ( otto figli)  cominciò a lavorare molto presto, da  ragazzino di fatto, come avveniva nella gran parte delle “tormentate” realtà siciliane . Iniziò nella miniera di zolfo di Grottacalda, situata tra Enna e Piazza Armerina. Un’attività durissima. A 15 anni, stanco di fare il “topo” nel fondo  della miniera, andò via di casa, direzione Torino. Iniziò a lavorare in una fonderia. Alla fine del 1941 iniziò a frequentare la scuola di motorista dell’Aereonautica militare a Torino.

Con l’8 settembre del 1943 ( armistizio), dopo essere fuggito dall’assalto dei tedeschi alla caserma dove era alloggiato, e dopo diverse peripezie, per sfuggire ai bandi di arruolamento obbligatori della RSI  ( appena costituitosi con il sostegno dei tedeschi) si rifugiò nelle campagne, lavorando con i contadini.  Nel marzo del 1944 dopo essersi salvato da un rastrellamento nazi-fascista che ricercavano i renitenti alla leva fascista si aggregò ai gruppi partigiani operanti nella zona delle Langhe, facendo parte della Brigata Garibaldi comandata da Davide Lajolo.

Fu catturato nel mese di agosto e trasferito a Torino alle Carceri Nuove, sottoposto a cruenti interrogatori. Dopo circa un mese assieme ad altri partigiani imprigionati fu internato a Bolzano. All’iniziò del gennaio successivo fu portato nel lager di Mauthausen.

Quindi le atroci sofferenze, la fame, l’assoluto annullamento della dignità umana, testimone degli aberranti assassini di massa commessi nei riguardi dei tanti rastrellati  in tutte le località europee. L’odore della morte sempre in agguato. Gli scalini in muratura della scala, 186, che “risalivano” dalla cava, portando addosso le pietre di oltre trenta chili. Quanti morituri caduti.

Poi, il 5 maggio la liberazione del lager da parte delle truppe statunitensi.

Rosario Militello era una composizione di carne, ossa e muscoli di ventiquattro chili.

Ritornò in Italia il 21 luglio del 1945. Ricoverato in ospedale, ne uscì nel marzo del 1947.

Si stabilì a Roma, cambiando vari lavori.

E’ stato  sempre in prima fila nella testimonianza degli orrori dei Lager, nelle scuole, nei viaggi di memoria nei luoghi della deportazione e delle stragi.

Calogero Sparacino

 

nato a Ribera (Agrigento) il 13 febbraio 1920, deceduto a Ribera nel gennaio 2006.

 

E’ aviere all’atto della cattura da parte dei tedeschi, avvenuta a Tirana il 10 settembre 1943. Viene deportato a Nordhaunsen, inizialmente sotto campo di Buchenwald, poi diventato Lager primario assumendo la dizione di Dora – Mittelbau. I deportati sono addetti alla costruzione delle famigerate bombe-razzo V1 e V2 in tunnel sotterranei scavati a mano.

 

Le tragedie vissute le ha riportate in Diario di prigionia” ( la Pietra ed. 1984

– Seconda edizione, a cura di Dario Venegoni, Fondazione Memoria della Deportazione, Milano 2004).

Il libro è leggibile sul sito dell’Aned:

http://www.deportati.it/static/pdf/libri/sparacino.pdf .

 

Sparacino, presso il salone della sua abitazione, approntò il Museo della Deportazione ( inaugurato nel febbraio del 2005). Nel contesto della mostra è stato esposto la ricostruzione del Lager di Dora. Ha lasciato, quasi completo, un altro libro di memorie. Per tanti anni fu bidello in una scuola.

 

 

Giovanni Melodia

 

Giovanni Melodia, nato a Messina il 18 gennaio 1915, deceduto a Roma nel 2003 a 88 anni.

Pacifista, socialista rivoluzionario, obiettore di coscienza, fu arrestato nel 1939 e condannato a 30 anni di carcere per attività antifascista dal Tribunale speciale. Dal carcere di Regina Coeli, passò a Sulmona, e quindi, dopo l’armistizio, deportato ( ….lo stesso percorso del martire catanese Carmelo Salanitro).

 

Dopo la liberazione – 29 aprile 1945 – restò volontariamente per oltre due mesi a Dachau per organizzare assieme ad altri il rientro degli italiani.

Ha scritto vari libri: “ Non puoi tornare: un racconto su Dachau( 1953); “La resistenza nel lager di Dachau “ ( Ass. Naz. Ex Internati 1964); “ La quarantena: gli italiani nel lager di Dachau( Mursia, 1971); “ non dimenticare Dachau: i giorni del massacro e della speranza in un lager nazista” ( Mursia, 1993); “ Di là di quel cancello: i vivi e i morti nel Lager di Dachau” ( Mursia 1988).

 

Nunzio Di Francesco

 

Nato a Linguaglossa ( Catania) il 3 febbraio 1924, deceduto a Catania il 21 luglio 2011.

Nel suo “ Il costo della Libertà”: Memorie di un partigiano combattente superstite da Mauthausen a Gusen II” ( tre edizioni, Bonanno Editore; la 1° è del 1993, – Il Lunario Enna; prefazione di Rosario Mangiameli), espone il contributo dato nella Lotta di Liberazione e le vicissitudini vissute nei Lager nazisti. Nel frontespizio viene citata la dedica posta nella lapide del monumento ai partigiani caduti nel Montorso “ non dimenticate che lottando per un mondo libero, per un mondo giusto, continuate l’opera dal nostro sangue consacrata”. E’ soldato in Piemonte all’atto dell’armistizio dell’8 settembre.

Sfuggendo alla repressione nazifascista per un anno, con il nome di Athos milita nelle formazioni partigiane delle “ Brigate Garibaldi” che operavano nell’area piemontese del Montoso. Nella notte tra 17 e 18 ottobre del 1944 la sua formazione viene attaccata da preponderanti forze nazifasciste, preso prigioniero viene portato prima nel carcere di Salluzzo, poi a Bolzano. Da questa città l’ 8 gennaio del 1945 partì il XIII trasporto, comprendente 501 deportati, per Mauthausen. Tra loro c’era Nunzio Di Francesco. Arriva nel Lager l’11 gennaio, viene marchiato con il numero 115.503. I deportati di Mauthausen furono liberarti dagli alleati il 5 maggio 1945.

Per tanti anni, fino alla sua recente morte, Nunzio, con grande vigoria e passione ha continuato il suo percorso di “combattente per la libertà”. Impegnato su tanti fronti civili, democratici e politici da socialista. Sindacalista, per parecchi anni nel dopoguerra, a fianco dei braccianti che reclamavano terra e lavoro. Poi, in prima fila nello sviluppo cooperativo della viticoltura. Per tanti decenni, da testimone e partecipe diretto, ha svolto la missione volontariamente assunta: educare i giovani ( specie nelle centinaia di scuole che lo hanno ospitato) alla memoria della Lotta di liberazione e della Deportazione, e ai valori di libertà e democrazia fondanti dell’Italia nata dalla Resistenza. Fino al decesso è’ stato consigliere nazionale dell’ANED e presidente dell’ ANPI di Catania).

L’ultima significativa testimonianza di Nunzio Di Francesco è avvenuta il 5 maggio del 2011 presso l’istituto d’Istruzione Superiore “ Enrico Mattei” di Avola ( Siracusa). Nell’affollata aula magna è stato presentato e discusso il fascicolo “ Sul filo della memoria: intervista a Nunzio Di Francesco”, a cura delle prof.sse Adele Bellomia, Ninfa Cangemi, Barbara Nanè, edito dalla scuola. Nel testo sono racchiuse le circa 30 domande poste precedentemente dagli studenti della scuola ( ragazze e ragazzi) sulle condizioni di vita vissute da Nunzio nel Lager, quindi le risposte di Di Francesco.

 

Alberto Todros

 

Nato a Pantelleria ( Trapani) il 20 marzo 1923, deceduto a Torino il 25 marzo 2003.

La madre è originaria di Pantelleria, il padre torinese di religione ebraica. Con l’entrata in vigore delle leggi razziali nel 1938 è costretto assieme il fratello ad abbandonare le scuole pubbliche. Fa parte di un gruppo antifascista che agisce nella zona di Imperia che, dopo l’8 settembre, raccoglie armi. Già arrestato e rilasciato assieme al fratello, nel dicembre de l 1943 i due fratelli vengono incarcerati ad Imperia, poi trasferiti a Savona e Genova. Da Fossoli il 21 giugno 1944 sono inseriti nel trasporto per Mauthausen. Alberto Todros viene classificato come “prigioniero per motivi di sicurezza”. Liberato il 5 maggio 1945, torna in Italia nel mese di giugno.

E’ stato un urbanista di merito ed importante esponente del PCI, deputato per quattro legislature, e presidente dell’ANED di Torino.

Nel 1999 ha pubblicato “ Memorie 1920-1952” ( Trauben, Torino).

 

Domenico Aronica

 

Nato a Canicattì ( Agrigento) il 19 gennaio 1923, professore di italiano e latino in pensione, scomparso il 28 settembre 2006.

 

Aveva riportato in un memoriale scritto negli anni 60 le drammatiche vicende che aveva vissuto dopo l’8 settembre del 1943. Il nipote Domenico Aronica jr, in onore del nonno, al fine di dare degno ricordo, si è operato per fare realizzare una pubblicazione del memoriale. Il libro “ La tragica avventura. Un siciliano dall’Altopiano di Asiago a Gusen II”, a cura di Gianni A. Cisotto, è stato pubblicato nel 2008 da Cierre edizioni e dall’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Vicenza “ Ettore Gallo”. Gianni A. Cisotto è direttore di quest’Istituto.

 

Domenico Aronica all’atto dell’armistizio si trovava a Como nel 67° reggimento della divisione Legnano.

Dopo varie peripezie nel giugno del 1944 si aggregò ai reparti partigiani che operavano a Rubbio di Conco sull’Altipiano di Asiago. Arrestato nel settembre del 1944, condotto a Verona, dal tribunale militare tedesco fu condannato a 15 anni di lavori forzati.

Condotto nel campo di transito di Bolzano, il 1° febbraio 1945 fu trasferito nel Lager di Mauthausen, poi a Gusen II, dove rimase fino alla liberazione avvenuta il 5 maggio del 1945. Una piccola parte del memoriale era stata inserita nel libro a cura di Vincenzo Pappalettera “ Nei lager c’ero anch’io” Mursia, Milano 1977).

 

Garufi Antonio

 

Nato a Giarre ( Catania) il 13/10/1918, deceduto a Giarre il 5/12/1997.

Da giovane svolge attività da muratore nell’edilizia. Poi, si arruola nei carabinieri. Dopo l’8 settembre partigiano nella brigata Osoppo nella Carnia e nel Friuli Orientale. Arrestato dai nazifascisti a Faedis nel settembre del 1944, durante la controffensiva tedesca che pose fine alle “ Zone libere”. Dopo la detenzione a Udine fu deportato, prima a Buchenwald e poi nel lager di Dachau.

 

La liberazione dagli aguzzini nazisti avvenne due giorni prima dell’arrivo dell’esercito statunitense. Nel Lager fu organizzata l’insurrezione, prendendo prigionieri 220 SS. Scrisse ” Diario di un deportato: da Dachau a Buchenwald comando Ohrdrust” ( Gelka ed. 1990). Introduzione e note al testo di Felice Rappazzo, nota storica di Nino Recupero). Scrive nella nota il compianto prof. Recupero: “ …..Per preparare questa edizione il testo è stato trascritto fedelmente, con tutti gli errori di ortografia, grammatica e sintassi, mantenendo altresì tutte le omissioni, in particolare quelle di punteggiatura, anche là dove si trattava di evidenti errori meccanici….”

 

Don Liggeri

 

Nato ad Augusta ( Siracusa) il 12 agosto 1911, deceduto a Milano il 3 settembre 1996).

 

Appena rientrato dal Lager scrisse “ Triangolo Rosso. Dalle carceri di san Vittore ai campi di concentramento e di eliminazione di Fossoli, Bolzano, Mauthausen, Gusen, Dachau. Marzo 1944 – maggio 1945” . Il libro è stato pubblicato in diverse edizioni dall’ Istituto “ La casa” ( 1° edizione 1945).

 

Don Liggeri era stato ordinato sacerdote a Milano nel 1935. Nel settembre 1943 organizza un centro di assistenza sociale chiamato “ La casa”. Già nel 1941 aveva fondato la rivista “ La casa”.

 

Agli sfollati si aggiungono perseguitati politici e sociali. Il 24 marzo del 1944 viene arrestato dai fascisti. Inizia la sua peregrinazione di sofferenza: Fossoli, Bolzano, Mauthausen, Gusen, Dachau. Liberato il 29 aprile del 1945.

 

Ritornato a Milano riprende la sua attività nel centro “ La casa”. Nel 1948 fonda il primo Consultorio prematrimoniale e matrimoniale costituito in Italia.

 

 

IMI – Internati Militari Italiani

  • Nella classificazione dei siciliani deceduti nei campi di sterminio non sono inseriti i siciliani morti tra gli I.M.I. – Internati Militari Italiani -. Militari dell’esercito italiano fatti prigionieri dopo l’armistizio del’8 settembre 1943, rinchiusi in orridi campi di concentramento in Germania e in altri paesi europei occupati dai nazisti. Furono oltre 700.000. Parecchi furono presi prigionieri dopi la tenace resistenza operata nel corso del mese di settembre 1943 in diverse aree del centro nord, nei Balcani, Grecia, isole Egee, sud della Francia, etc. La stragrande maggioranza scelse di non farsi reclutare nelle milizia della RSI fascista. Molti morirono nei luoghi di detenzione a seguito delle drammatiche brutalità subite e delle devastanti condizioni di vita.

Diverse decine di migliaia furono i siciliani IMI.

Una storia tragica che ha riguardato un enorme numero di militari italiani di tutte le Armi che dopo essere di fatto lasciati abbandonati e senza precisi ordini di condotta dai Comandi supremi dell’ormai ex esercito italiano, furono rastrellati e imprigionati dall’esercito tedesco, in Italia, e negli altri paesi dove si trovavano, che avevano subito l’aggressione e l’occupazione violenta comandata dal regime fascista: Francia, Balcania ( Iugoslavia), Albania, Grecia…

 

Nei giorni immediatamente successivi all’armistizio i diversi casi si mise in atto una coraggiosa ed attiva Resistenza al predominio nazista, in molte arre del territorio nazionale ( su tutti si ricorda Roma, a Porta San Paolo) e nelle zone precedentemente occupate. La strage effettuata dai tedeschi nell’isola di Cefalonia, dopo la strenua lotta dei contingenti italiani, portò alla morte di parecchie migliaia di militari italiani.

E’ questa un’altra storia drammatica di tragedie che merita di essere riportata alla nostra memoria in altra specifica ed appropriata occasione.

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Benanti

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