Intervista al “nuovo che avanza” Giordano Otello Marilli (nella foto, in versione “on the road”, con sciarpa “di sinistra” d’ordinanza) che risponde alle nostre domande. Le stesse -o quasi- rivolte già al segretario Spataro: guardate le differenze…Noi alla fine abbiamo detto la nostra…Attendiamo i vostri commenti
di Iena Politica Marco Benanti
Marilli, quale ruolo ricopre oggi nel Pd catanese? Attualmente sono componente dell’esecutivo cittadino del partito, con delega all’organizzazione, incarico che mi ha permesso di contribuire alla realizzazione di numerosi circoli del Pd nel capoluogo etneo.
Come vede il quadro delle candidature per la presidenza della Regione del centro-sinistra? A suo avviso ci vogliono o no le primarie nel Pd? Ma, a suo parere, le alleanze di Crocetta sono coerenti oppure vede qualche caso di bizzarria politica? Quella di Fava non è una candidatura “vecchia”? E Musumeci non è un vecchio fascista? All’interno del centrosinistra, mi pare si sia delineata con molta nettezza la candidatura di Rosario Crocetta che credo riesca a tenere insieme istanze molto articolate e ad oggi è riuscito a costruire una coalizione, su una base programmatica, che va incontro al progetto di alleanza tra progressisti e moderati proposto dal nostro segretario nazionale Bersani. Vorrei ricordare che la richiesta delle primarie è stata avanzata, quando ancora c’erano tempi adeguati per svolgerle in modo serio, da giovani dirigenti del Pd e dell’organizzazione giovanile attraverso un documento -che ho firmato anch’io tra gli altri- consegnato al segretario regionale Lupo qualche mese fa. Chiedere oggi le primarie a meno di un mese dalla presentazione delle liste e delle candidature mi pare fuori tempo massimo. Altro discorso è, invece, mettere in moto tutti i processi possibili di coinvolgimento reale dei cittadini rispetto alle istanze che dovrà portare avanti il candidato alla presidenza della regione e, una volta vinte le elezioni, sulla realizzazione del programma di governo. Rispetto alla candidatura di Fava dico solo una cosa: l’occasione di governare la Sicilia in modo diverso e alternativo al cuffarismo passa non solo, ma prevalentemente, dalla capacità dei progressisti di essere uniti, avendo la capacità di mettere da parte le pur legittime ambizioni personali. Vent’anni fa avevo dieci anni, ma ricordo che la candidatura di Fava a sindaco di Catania aveva suscitato molti entusiasmi che purtroppo restarono, in larga parte, inespressi. Oggi abbiamo la possibilità di portare con Crocetta entusiasmo e reali novità al governo della regione. Il passato politico di Musumeci è noto, ma non credo che oggi ci sia qualcuno che sia pronto a candidarsi alla presidenza della Regione definendosi fascista e disprezzando così la nostra Costituzione e le istituzioni repubblicane nate dalla resistenza. Incentrare il confronto che potrebbe esserci tra Crocetta e Musumeci su uno scontro tra comunisti e fascisti non credo risponda alla realtà, piuttosto credo che il confronto sarà tra chi vuole proporre alla Regione un modello di governo progressista incentrato su sviluppo, crescita, lavoro, diritti e legalità chi invece ha un impianto conservatore che, a mio parere, non è in grado di rispondere alla crisi che attanaglia anche la nostra regione.
Secondo indiscrezioni, Luca Spataro starebbe per lasciare il posto di segretario provinciale Pd per lei: è vero? Ha lavorato per caso per “fare le scarpe” a Spataro? Luca Spataro è il segretario provinciale del Pd eletto a stragrande maggioranza allo scorso congresso e che sta svolgendo bene il suo compito in un momento affatto semplice. Ha il merito di aver valorizzato un nuovo gruppo dirigente. Non nego che ricoprire un tale incarico sarebbe assai gratificante, ma come ho detto in precedenza nel Pd i gruppi dirigenti vengono scelti attraverso i congressi e con il lavoro quotidiano per il rafforzamento del partito, quindi quando si aprirà la fase congressuale si vedrà. Adesso il compito di tutti, dirigenti e militanti del Pd, è di mettersi pancia a terra per vincere le prossime competizioni elettorali dalle regionali alle amministrative passando per le politiche.
A proposito dell’incontro con il lancio di Berretta-sindaco: ma l’idea di chiamare Portas chi l’ha avuta? E, sul punto, essendo Portas esponente politico del Piemonte, vi rendete conto o no che non c’entra nulla con Catania e il suo territorio? Credo che la costituzione dei Moderati possa essere davvero utile per il centrosinistra etneo. Mi risulta che alla presentazione del progetto, di piemontese, ci fosse solo Portas, gli altri mi risulta che fossero tutti soggetti imprenditoriali e non solo impegnati a Catania. Poi non ho chiesto la residenza a tutti, erano un po’ troppi…
A suo avviso, Catania di cosa ha veramente bisogno sul piano politico? Magari di una nuova classe dirigente meno vecchia e cialtrona di questa attuale? Il tema del ricambio della classe dirigente è il tema della mia generazione, non è una questione anagrafica. Tuttavia ci sono esperienze del passato che possono essere di utile insegnamento, soprattutto per non ripetere gli stessi errori. Mi permetto di fare un’ulteriore considerazione: ho compiuto 18 anni nel 2000 ho vissuto gli ultimi 12 anni, salvo qualche breve parentesi, in una città governata dallo stesso schieramento politico e l’ho vista spegnersi, incupirsi, chiudersi in se stessa ogni giorno di più. Ecco credo che quel modello abbia avuto tutto il tempo per dimostrare il suo fallimento e che Catania abbia bisogno di uno scatto in avanti in questo senso: idee nuove ce ne sono. Penso innanzitutto al rilancio della funzione geopolitica di Catania e della sua costa al rapporto con il mare e con il Mediterraneo. Ciò che è successo con la primavera araba oltre a essere un fenomeno di trasformazione degno degli studi più elevati, rappresenta anche un’occasione di costruzione di legami con le nuove realtà che si stanno affacciando, immagino la realizzazione di una grande Expo del Mediterraneo che potrebbe avere la sua sede a Catania e nella Sicilia Orientale. Faccio un ultimo esempio perché non si prova a guardare la cartina dell’Europa alla rovescia? La sua prima porta d’accesso sarebbe la Sicilia e Catania deve essere pronta ad assolvere il suo ruolo, per questo c’è bisogno di una classe dirigente nuova cresciuta con una forte impronta europeista.
E sul piano mediatico? Non le sembra che il “modello Ciancio” abbia abbastanza stufato, compreso quella sorta di “omaggio al Re” fatto da tanti politici, compresi quelli provenienti dal suo partito? Parlare di “modello Ciancio” nel momento in cui ci troviamo di fronte ai licenziamenti di Antenna Sicilia e Telecolor non so quanto sia appropriato. “La Sicilia” è una testata importante in questa città, detto questo per vissuto e trascorsi personali non soffro di un complesso nei suoi confronti.
Secondo lei, il sindacato, in particolare la Cgil, ha o no un ruolo trabordante dentro il Pd? Il sindacato è un’istituzione indipendente dai partiti, ed è un bene che sia così. Svolge una funzione sociale delicata e difficile particolarmente in un momento di crisi come questo. Aggiungo -e non mi sottraggo- se ci sono singoli dirigenti del sindacato che vogliono impegnarsi come cittadini in un partito mi sembra assolutamente legittimo. Dico una cosa in più se ci sono bravi dirigenti del sindacato che decidono, individualmente, di impegnarsi nel Pd per rafforzarlo non posso che essere felice dell’aiuto che possono dare e della risorsa che possono rappresentare. Sicuramente, tra Cgil e Pd c’è un punto di contatto nella volontà di difendere il lavoro, ma con ruoli distinti e separati.
Ad ottobre si vota per le Regionali: un giovane siciliano, a suo avviso, che cosa dovrebbe fare: votare, astenersi o emigrare? Sono un giovane siciliano che ritiene di aver avuto da questa terra meno di quello che avrebbe meritato, per questo a ottobre andrò a votare. Auspico anzi che tanti giovani non solo vadano a votare, ma che decidano di impegnarsi in politica perché ogni cambiamento nasce dalla partecipazione. La cosiddetta antipolitica è determinata dalla crisi di credibilità che la politica ha vissuto e in parte continua a vivere, per venirne fuori credo sia necessaria una riforma dei partiti e delle istituzioni per questo la partecipazione soprattutto dei giovani è essenziale.
Il Pd, visto da fuori, sembra un partito-puzzle, con tante “anime”, spesso senza capo nè collo. E’ solo un’impressione, magari sbagliata oppure ogni tanto anche lei si chiede che razza di partito è il Pd? Il Pd è il mio partito, ne vedo i limiti, ma gli voglio bene. Vorrei ricordare che è un partito giovanissimo e che ha svolto il suo primo congresso neppure tre anni fa; sta, anzi stiamo, costruendone l’identità ed è un processo faticoso, lungo forse, ma sicuramente stimolante e che vedrà i suoi frutti, dando al Paese e quindi anche alla Sicilia un moderno partito progressista europeista e di sinistra.
Ha avuto mai nostalgia politica del Pdci, dove lei militava? Ho rispetto per il mio percorso politico che non rinnego, affatto! Quell’esperienza mi ha fatto capire la passione per la politica come la sua spietatezza. Parafrasando il libro di Ruggero Zangrandi “il lungo viaggio…” se sono approdato alla scelta del Pd è perché sono passato attraverso l’esperienza dei Comunisti Italiani e mi è sembrata la scelta più logica e coerente nel momento in cui ho maturato la convinzione che l’esperienza politica di una forza comunista organizzata nel nostro paese sia stata bocciata dagli italiani alle ultime elezioni politiche nel 2008. Per questo non ho nostalgia, ma rispetto e entusiasmo per il mio impegno politico nella costruzione del Pd che è il primo partito progressista del paese e, spero e credo, il primo partito del paese tout-court.
Ritiene che nel centro-sinistra e nel Pd, in particolare, sia necessaria una “svolta” nel rapporto, spesso apparso subalterno, con la magistratura? Insomma, l’ “omaggio” al Pm e alle “toghe” necessita o no, a suo avviso, di un cambio di prospettiva verso i diritti e le garanzie? I partiti non devono essere subalterni alla magistratura, ma rispettosi. La magistratura per rifarsi a Montesquieu è una delle puissance dello Stato e non lo Stato stesso, ne vanno garantite l’indipendenza e le condizioni per il suo corretto funzionamento. La politica e i partiti devono interpretare il loro rapporto con la giustizia, credo, in quest’ottica.
Se un giorno dovesse diventare Presidente del Consiglio dei Ministri quale sarebbe il suo primo provvedimento? Se mai dovesse accadere il primo provvedimento sarebbe a favore della ricerca, dell’università e della scuola pubblica. Perché credo che debbano tornare, soprattutto la scuola, a svolgere il ruolo di agente di promozione sociale e perché sono lo strumento primario per formare buoni cittadini.
Ultima domanda: cosa non le piace di “ienesicule”? Senza piaggeria, ogni voce che vuole fare informazione corretta, anche se non dovessi condividerne la linea editoriale, è una risorsa in più per la democrazia.
Commento Iena Benanti: “promosso”, sarà certamente il prossimo segretario del Pd (o di quel che resterà del Pd) catanese.
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