Giudiziaria alla catanese, Lombardo&Co, il surreale processo per un “munnizzaro”

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di marco pitrella, nato a Brescia, cresciuto a Grammichele e residente a Catania

Può la segnalazione per l’assunzione di uno spazzino – in un’azienda privata, la IPI s.r.l. -“diventare” reato? Se c’è un Lombardo di mezzo sì. Se ce ne sono due – padre & figlio – s’ “impupa” un processo. Un processo talmente surreale che con “tre”, di Lombardo, sarebbe stato così perfetto da sembrare fantastico.

L’assunzione è di tre mesi! periodo in cui Giuseppe Giuffrida, beneficiario dell’ipotetica clientela, ha lavorato & spazzolato. Altro che scopata, vista la “durata” del contratto pare proprio una sveltina. Una sveltina che con cinque imputati – i Lombardo&Co. – diventa un’ammucchiata. Oltre Don Raffaè & Toti, “alla sbarra”, altro che scopa, lo stesso Giuffrida e Angelo Marino, che sarebbe stato “organico” –  per rimanere in tema – alla promessa clientelare pur non essendo è mai stato assunto; quando si dice “cornuto & mazziato”. Infine c’è l’imputato Ernesto Privitera, che di Giuffrida è cognato & di Marino è cugino che le segnalazioni all’ex presidente della Regione avrebbe fatto per far assumere i due della famigghia. Il reato si sarebbe consumato durante le regionali del 2012 che vedevano impegnato Privitera a sostegno di Toti candidato all’Ars. E’ alquanto folleggiante pensare che Privitera, consigliere di quartiere del Mpa e dopo 40anni di militanza accanto all’ex governatore, possa aver votato e fatto votare per il “suo partito” solo in cambio di “un favore”. E mi chiedo se sia giustizia – “anche se sei Lombardo” – l’essere processati per aver fatto una segnalazione ad una società privata. (Proprio l’ex governatore, fra l’altro, nel 2008 blocco le assunzioni alla Regione con la legge del 25 dicembre 2008.)  

La genesi, però, faceva presagire l’inizio di un procedimento penale degno della fama dell’ex governatore. Da voto di scambio politico mafioso (art. 416 ter) nel corso delle indagini preliminare, si è giunti, però, a rinvio a giudizio per reato elettorale; un “pericolosissimo delitto” – nel codice penale non v’è traccia – contenuto in un DPR del 1957(!) che tanta giurisprudenza noir certo ha prodotto.

 “Artefatta” è stata la contestazione a Don Raffaè d’aver favorito, quando era in carica, la Oikos  – con la IPI s.r.l. gestisce i rifiuti a Catania e non solo – attraverso il decreto d’ampliamento della discarica Valanghe d’Inverno (la Oikos  è la società privata che si occupa della gestione della discarica, più grande è la discarica più manovalanza è essenziale e più spazzini servono). “L’unico atto necessario in assenza di soluzioni alternative” era stato quello dell’ampliamento come aveva affermato l’ex governatore nelle precedenti udienze. Solo la logica sul merito… se il provvedimento d’ampliamento, a suo tempo (2009), non fosse stato dettato da “contingenze” (come ribadito dall’ex presidente) non si spiegherebbe come mai, nonostante il commissariamento, siano ancora le discarica di Tiritì e quella di Valanghe d’Inverno a occuparsi dello smaltimento dei rifiuti. E non si comprenderebbe nemmeno il senso della mozione presentata all’Assemblea regionale, nel 2014, da Anthony Barbagallo (deputato PD sentito come teste) di concerto con Toti per la chiusura della discarica stessa.

Secondo la “nommina”, però, nel machiavellismo “lombardiano”- quello della molteplicità dei fini in ogni atto – anche l’ampliamento della discarica avvenuto nel 2009 è occasione per allargare – anche dopo anni – le maglie del clientelismo (nel 2012). Più grande è la discarica, più spazzini vanno impiegati (per clientela) è la summa dal risultato ridicolo. Anche il deus ex machina cade e – tra ipotesi & supposizioni, discariche & valanghe, indagini & intercettazioni -, segnala solo un “munnizzaro” precario… Grammichele trema! qui crolla il mito di Raffieli che del clientelismo fa sistema.

Fuor d’ironia… al di là di ogni ragionevole dubbio dove sta il crimine (e le prove)?  

Se questo è quanto “lo zio” di diavoli nel (ex) riporto non né ha nessuno. Nelle testimonianze, poi, c’è stato ancora meno. Tanti i crociati & combattenti (ex) autonomisti – DC reunion – chiamati a risolvere l’arcano mistero del “munnizzaro”, quindi del niente. Tutti di panza e poca sostanza gli uomini che col (fu) presidente non lo sono più, saliti in sella sul cavallo bianco del vincitore. La Regione di transfughi ne è piena & il Consiglio Comunale pure… tutti per nobili motivi?

Giovedì c’è stata la requisitoria dei Pubblici Ministeri, Rocco Liguori & Lina Trovato.

Chiesti 10 mesi per i “Co.” – Toti e tutti gli altri – & 1anno e due mesi per Lombardo senior. Perché non tre anni che è il massimo della pena? in fondo Don Raffaè, da vecchio democristiano qual è, troverebbe consolazione nelle parole di San Paolo secondo cui “dove abbonda il peccato sovrabbonda la grazia”.

Certo, se la storia del un“munnizzaro” precario è l’ennesimo scandalo che fa di Catania una palude a nulla servirà invocar la grazia per far del peccato magistrAle pulizia.       

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Redazione Iene Siciliane

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