ecco il testo allegato
dallo studio Lipera:
in data 17/3/2016 la Corte di Appello di Caltanissetta, Prima Sezione Penale (Pres. Dott.ssa Maria Giovanna ROMEO, estensore il Cons. Dott. Giovanbattista TONA) ha depositato le motivazioni della sentenza del 18/11/2015, con oltre un mese di ritardo quindi, con cui ha rigettato l’istanza di revisione proposta da Bruno Contrada.
Nelle diciotto pagine del provvedimento, ampio spazio viene dedicato alla nota sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) del 14/4/2015, confermata peraltro dalla Grande Camera (Grande Chambre, composta da diciassette Giudici) la quale, pronunciandosi proprio sul caso Contrada, ebbe a dichiarare come lo stesso non andava condannato perché fino al 1994 (anno della sentenza “Demitry”) nel nostro ordinamento non era previsto il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Ebbene, la Corte nissena, ha inopinatamente deciso di non rispettare il preciso dictat fornito dalle disposizioni che si rilevano dalla sentenza CEDU, disconoscendo la genesi giurisprudenziale del famigerato concorso esterno. In sentenza si legge, infatti “Niente ha creato la sentenza Demitry…il fondamento legale del concorso esterno in associazione si rinviene pacificamente negli artt. 110 e 416 bis c.p.”. Alla luce di tale censurabilissimo assunto, la Corte di Appello di Caltanissetta giunge dunque ad affermare la legittimità della sentenza di condanna di Bruno Contrada, atteso che, secondo questo ragionamento, il reato di concorso esterno era già previsto e conosciuto ai tempi cui si riferiscono le contestazioni mosse all’ex numero tre del SISDE.
La Corte di Caltanissetta ha altresì rigettato, in maniera opinabile, sinanco tutte le richieste istruttorie avanzate dettagliatamente e minuziosamente dalla difesa, per smontare nel merito, con “fatti nuovi”, la sentenza di condanna.
L’Avv. Giuseppe Lipera, difensore di Bruno Contrada, ha già annunciato che verrà proposto tempestivo ricorso avanti la Corte Suprema di Cassazione avverso questa ingiusta ed illogica sentenza che, da subito, definisce “contra legem”.
Copia di questa sentenza della Corte d’Appello di Caltanissetta verrà inviata, perché ne abbiano conoscenza, al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, al Presidente della CEDU ed al Presidente della Grande Camera.
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