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Giudiziaria catanese, veleni Farmacia, indagine per omicidio e lesioni colpose: la Procura chiede l’ archiviazione
Pubblicato il 22 Febbraio 2014
Si avvia verso un trionfo della giustizia un procedimento per una vicenda terribile di una “città mostro”…di iena giudiziaria marco benanti
Resterà probabilmente soltanto un’ indignazione (collettiva?) -o magari il ricordo della rabbia provata vedendo il cortometraggio “Con il fiato sospeso” della regista Costanza Quatriglio- per tante giovani vite spezzate o ridotte a larve umane per patologie tumorali (circa 40 parti offese, con 15 decessi, ai quali se n’è aggiunto un altro di recente, una dottoranda di 42 anni) dopo aver frequentato i “labortori dei veleni” della facoltà di Farmacia rossazzurra: la giustizia catanese si avvia, infatti, a chiudere con l’archiviazione l’indagine per omicidio e lesioni colpose. Un’inchiesta, collegata all’altro procedimento -quello per disastro ambientale e altri reati- che sta vivendo momenti decisivi al dibattimento...(vedi link)
un processo per il quale si attende la sentenza entro quest’anno. Ma che rischia concretamente la prescrizione. Completa. Un altro trionfo della giustizia in arrivo. Per il momento , sono arrivate le richieste della Pubblica Accusa: le pene più pesanti sono state sollecitate nei confronti di Antonino Domina (4 anni) direttore amministrativo dell’Università di Catania, Lucio Mannino dirigente dell’ufficio tecnico dell’Università (3 anni e 8 mesi) per entrambi i reati sono disastro ambientale colposo, omissione in atti d’ufficio e falso ideologico in atto pubblico. Per tutti gli altri imputati le richieste sono state di 3 anni e 2 mesi per disastro ambientale colposo e omissione in atti d’ufficio. Si tratta di Marcello Bellia, Francesco Bonina, Fulvio La Pergola, Giovanni Puglisi, Giuseppe Ronsisvalle (Preside della facoltà di scienze farmaceutiche) e Franco Vittorio (direttore del dipartimento).
Gli stessi sono indagati nel procedimento per omicidio e lesioni colpose per il quale di recente la Procura della Repubblica, con il Pm Lucio Setola, ha chiesto l’archiviazione. A leggere questa richiesta le perplessità non mancano. Anzi. Noi di “ienesicule” ne riportiamo quelli che noi sembrano i passaggi salienti.
E’ scritto: “…nell’ambito del presente procedimento si è cercato di verificare se l’ipotizzata diffusione dei metalli pesanti negli ambienti dei laboratori a causa della contaminazione del sottosuolo poteva aver comportato per i soggetti che hanno frequentati i locali una prolungata esposizione agli stessi, e se vi fosse un nesso casuale tra tale esposizione/assorbimento e l’insorgenza di alcune patologie tumorali a danno di soggetti che frequentavano i laboratori.
Si deve tener presente che: le sostanze rilevate presenti nei laboratori (gli inquinanti ambientali riscontrati) non si trovano, naturalmente (se non in concentrazioni assolutamente trascurabili) all’interno dei tessuti umani.Molte delle sostanze ritenute presenti nel sottosuolo e diffusesi nell’ambiente hanno una natura cancerogena. Pertanto, atteso che la diffusione delle stesse nell’ambiente e la prolungata esposizione a cui i frequentatori dei laboratori sono stati esposti derivano direttamente dalle condotte gravemente omissive dell’Università e degli indagati, occorre verificare se l’insorgere e/o l’evolversi delle patologie di cui sono risultati vittime i soggetti indicati nel capo d’imputazione. I metalli pesanti, infatti, possono provocare (anche in relazione alle differenti concentrazioni) sia tumori che intossicazioni con tutti i loro effetti collaterali…”Continua il Pm: “si deve altresì tener presente che: le teorie etiopatogenetiche riguardanti le neoplasie interessate coinvolgono sia i fattori esogeni quali i metalli pesanti ma anche importanti fattori ereditari.Sono stati accertati numerosi casi di patologia neoplastica in soggetti che a vario titolo e per periodi differenti hanno frequentato i laboratori universitari della facoltà di farmacologia.Alcuni soggetti affetti da patologie tumorali presenta un’età diversa da quella della media nazionale per lo stetto tipo di tumore. Alcuni di essi sono ormai deceduti altri proseguono la terapia.In tale contesto appare difficile risalire ad un collegamento diretto tra contaminazione del sottosuolo, esposizione alle sostanze inquinanti (aspetti quei che risultano da addebitarsi alle condotte omissive degli indagati) e insorgenza delle patologie.Tuttavia si è tentato di accertare se i soggetti colpiti dalle patologie tumorali presentavano o meno all’interno dei tessuti degli organi bersaglio una concentrazione di sostanze (come i metalli pesanti) sovrapponibile a quella rilevata all’interno dei campioni prelevati dai laboratori di farmacologia. La presenza di queste sostanze avrebbe fornito la prova della c.d. ‘contaminazione da metalli pesanti’, avrebbe dimostrato l’esistenza (quanto meno) di una concausa nella genesi e/o sviluppo delle patologie neoplasie, e poteva portare a dimostrare l’esistenza di un possibile nesso causale tra le condotte omissive che hanno permesso la diffusione di tali sostanze (condotte oggetto del proc. pen. 1676/2008 R.G.N.R. mod.21, il cui processo è in corso di svolgimento) e l’insorgenza (quale concausa rilevante ex art. 41 c.p.) delle patologie tumorali.”Prosegue il Pubblico Ministero: “veniva pertanto individuata la necessità di disporre appositi accertamenti per ricercare tali elementi tossici nei tessuti degli organi bersaglio colpiti dalle patologie tumorali( la ricerca risultava possibile grazie alla disponibilità dei c.d. “blocchetti”, vale a dire dei prelievi istologici di parte dei tessuti di tali organi); l’analisi avrebbe mirato a evidenziare o meno la presenza di nanoparticelle dei medesimi metalli pesanti nei tessuti a disposizione. Tale accertamento poteva essere effettuato sui blocchetti degli esami istologici, appositamente sottoposti a sequestro.Tuttavia la quantità del materiale biologico rendeva tale accertamento di natura irripetibile. Si trattava altresì di accertamenti tecnici che se disposti nel corso del processo ne avrebbero di certo comportato una sospensione superiore ai sessanta giorni. Pertanto, ritenuto che la suddetta prova appariva necessaria e rilevante per la decisione dibattimentale in quanto dall’esito della stessa si sarebbero potuti ricavare elementi fondamentali per l’accertamento dei fatti.”E allora che accade?”Veniva pertanto avanzata richiesta di incidente probatorio… Tuttavia, di contro, il Gip, con provvedimento del 24.11.2011, rigettava tale richiesta formulando una serie di considerazioni di natura medico legale che portavano a determinare il Gip (in contrasto con le indicazioni scientifiche dei tecnici nominati CCTT (consulenti tecnici di parte, ndr) da questo PM, senza richiedere indicazioni ad eventuali periti e senza fornire chiarimenti sui criteri scientifici in base ai quali poter ritenere inattendibili le valutazioni dei CCTT).”Conclusione: “in tale contesto appare necessario procedere alla richiesta di archiviazione sotto il duplice profilo: l’impossibilità di svolgere i citati accertamenti medico-legali (attesa l’assolutezza delle valutazioni medico-legali del Gip e la natura irripetibile degli accertamenti);la necessità di attendere gli esiti del parallelo processo sulla contaminazione ambientale (l’accertamento giudiziario di una contaminazione appare elemento determinante anche in ordine ai reati per cui si procede nel presente fascicolo)…”
Quindi, nella richiesta si fa cenno a “considerazioni di natura medico legale” del Gip (il dott. Biondi): tutto normale? Il Gip che fa “considerazioni di natura medico legale”? E il Pm che fa? Chiede l’archiviazione. Anche se scrive che queste considerazioni sono “in contrasto con le indicazioni scientifiche dei tecnici nominati CCTT da questo Pm”.
In attesa della formale archiviazione del Gip, il 28 febbraio prossimo si terrà davanti ai giudici della terza sezione penale del Tribunale di Catania una nuova udienza nel processo arrivato a dibattimento: parlerà per nove parti civili l’avv. Santi Terranova, a seguire l’avv. Vito Presti per Cittadinanza Attiva onlus, quindi per l’Università il prof. Guido Ziccone.
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