di marco pitrella
Da “de relati” a “dei relitti” una parola è poca è due sono troppe; tra “cantastorie” o quasi e rivelazioni (di) Di Dio che non stanno né in cielo e né in terra A.A.A cercansi testimonianze attendibili; qui si rischia l’assoluzione di Don Raffaé.
Ancora una volta un test – di nome fa Tuzzolino, 36enne, qualche problema giudiziario alle spalle – “sapeva di sapere” che Lombardo ha fatto, ha detto, “ha stato” massone (addirittura!) ed è stato, come già detto, puntualmente smentito.
“Un millantatore, cocainomane che fa uso di alcol”; così ha definito Calogero Baldo a Tuzzolino “collaboratore in prova” (dopo il “pentito ad persona” ci sta) che aveva raccontato di presunti alquanto presunti rapporti tra l’ex presidente e la massoneria… nel “de relato” gliel’aveva a Tuzzolino “l’ex suocero” Baldo per cui Tuzzolino aveva lavorato come archivista nel suo studio d’architettura; il quale ha aggiunto sul “collaboratore” (volutamente virgolettato): “non avevo motivo d’accompagnarmi a lui, non era un supporto professionale – fra l’altro “rompeva le macchinette del caffè per rubare le monete” – e sul rapporto con la figlia ha aggiunto: “la frequentò fino al 2010” raccontando anche episodi di violenza.
Idem dicasi per il fiorentino Romiti, ingegnere della Politecnica, che ha smentito categoricamente il sub appalto sul Policlinico, per esempio, di cui Tuzzolino aveva “strapalllato”; disciplina normativa e documenti escludono categoricamente qualsiasi irregolarità o altro. “I miei viaggi a Catania sono stati brevi e mirati”, ha detto. Del resto è di Romiti la denuncia che nel 2013 ha portato all’arresto per truffa di Tuzzolino… che siano state una “ripicca” le simil-farneticazioni di Tuzzolino?
Che dire, quando un collaboratore diventa “incredibile”…
In fondo, perché stupirsi?
L’incipit per dirlo in parole più povere delle prove a carico dell’ex presidente è cominciato, un paio d’anni oro sono, da un processo per corruzione elettorale è finito -per magistrAli alchimie- in un imputazione per concorso esterno in associazione mafiosa attraverso la testimonianza di chi nel processo di 1°grado risultò inattendibile.
A.A.A. dopo le testimonianze “magistrAlmente” costruite cercansi testimonianze fondate, dunque.
Nella città etnea dove la convinzione è peggio della pazzia l’omertoso “non c’ero e se c’ero non ho visto nulla” lo si metta da parte e s’impari l’arte del “bla bla bla” che nelle aule del processo “lombardesco” c’ha il magistrAle palcoscenico.
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