GIUDIZIARIA, CATANIA: ECCO L’ULTIMO BILANCIO DELLA “GESTIONE SALVI”


Pubblicato il 17 Luglio 2014

Pubblichiamo il documento ufficiale riferito alla relazione semestrale presentato oggi in un incontro con i giornalisti (nella foto il procuratore della repubblica con il dirigente amministrativo Michele Russo)

“PROCURA DISTRETTUALE DELLA REPUBBLICA

CATANIA

Catania 11 luglio 2014

OGGETTO: Consuntivo 1° semestre 2014

 

Gli uffici giudiziari di Catania operano ormai con risorse umane e materiali del tutto inadeguate al contesto di criminalità organizzata mafiosa e di illegalità diffusa. Nonostante le previsioni di nuovo personale per mobilità interna alla pubblica amministrazione, nel primo semestre sono state assegnate alla Procura della Repubblica solo nove unità (un cancelliere, un assistente, sei operatori e un ausiliario); di queste nuove risorse, in realtà solo una (un operatore) ha preso effettivamente servizio, in quanto le altre sono state immediatamente, il giorno stesso della presa di possesso, dirottate verso altri uffici giudiziari.

La soppressione delle sedi distaccate del Tribunale ha comportato notevoli problemi organizzativi del Tribunale, ufficio principalmente interessato dalla trasformazione e che ha dunque dovuto riorganizzare in maniera radicale alcuni servizi. L’ottimo livello di collaborazione con la Presidenza del Tribunale ha consentito di affrontare immediatamente i riflessi sull’attività della Procura, derivanti dall’aumento del numero delle udienze in sede e dalla difficoltà di farvi fronte col ricorso ai Vice Procuratori Onorari (VPO) per ragioni di incompatibilità, determinati dalla nuova distribuzione territoriale.

 L’introduzione del nuovo sistema informatico delle notizie di reato (SICP) che ha sostituito l’antiquato Re.Ge, avvenuta nel maggio scorso, ha determinato seri problemi nelle prime fasi applicative, sia per la parzialità del travaso delle informazioni nel nuovo database, sia per alcune funzionalità ancora incomplete, sia infine per la necessità per il personale di apprenderne il funzionamento. La DIGSIA e il locale CISIA hanno fornito un immediato supporto ma ciò non ha impedito rallentamenti e difficoltà di vario genere. Il personale, nonostante il numero ridotto e l’età media (oltre 54 anni e sei mesi!) che certo non favorisce la flessibilità, ha reagito con entusiasmo e dedizione, dei quali occorre dare atto.

Il modulo collaborativo di gestione del personale, adottato dalla dirigenza, ha poi consentito di raccogliere le doglianze e i suggerimenti e di operare rapidamente per migliorare l’efficienza del lavoro e anche la sua gradevolezza, nei limiti consentiti dalle disastrose condizioni in cui versa la logistica della Procura (su 11 sedi, spesso in appartamenti non destinati originariamente ad uffici, con la necessità di ospitare più persone in stanze certamente non grandi e infine spesso con ricorrenti guasti ai sistemi di condizionamento).

Ciò nonostante il passaggio da Re.Ge a SICP ha causato la temporanea non piena funzionalità di alcune misure organizzative che si erano adottate nei semestri passati. In particolare, il sistema di rilascio automatico delle informazioni (335 c.p.p.) e delle certificazioni e attestazioni (Sportello Unico) richiede il riallineamento al nuovo sistema informatico, problema non risolvibile con le risorse dell’ufficio. Fortunatamente ciò potrà farsi con il Progetto Best Practices, finanziato con fondi europei per il tramite della Regione. Nelle prossime settimane contiamo quindi di eliminare il forte arretrato che si è determinato e di riportare lo Sportello Unico ai livelli di efficienza che ne hanno fatto un esempio di organizzazione dell’ufficio al servizio del cittadino. Ci scusiamo con il pubblico per gli inconvenienti che si sono determinati e che non è stato possibile evitare.

Il SICP dovrebbe anche consentire l’acquisizione informatica della notizia di reato, cosa che la Procura di Catania ha anticipato in alcune aree, grazie alla collaborazione con l’INPS. Anche in questo settore, tuttavia, la incompatibilità tra sistemi e il ritardo nella fornitura del nuovo applicativo, in realtà non ancora utilizzabile, determinerà ritardi e difficoltà di gestione della Sezione Affari Semplici.

Ci auguriamo che l’impegno comune della Procura, di DIGSIA e CISIA, di INPS e di altri soggetti coinvolti possa in breve tempo riportare l’ufficio agli standard raggiunti.

Tra le importanti nuove applicazione del SICP vi è la gestione della consolle del magistrato, che consentirà di tener sotto controllo le scadenze procedimentali, soprattutto in materia cautelare.

 Guardiamo quindi con fiducia al prossimo futuro, nonostante l’aggravio di impegno che queste innovazioni ci richiedono. Non possiamo però non sottolineare che a volte per ottenere un effettivo risultato di risparmio di spesa sono necessari investimenti, anche non di grande entità. Ne è prova quanto è stato fatto per la Casa circondariale di piazza Lanza, portata ad eccellenza in pochi mesi e con una spesa modesta, cui corrispondono risparmi (per traduzioni, piantonamenti, uso dei mezzi, costo-giornata ecc.) sicuramente molto superiori all’investimento e stabili nel tempo. Lo stesso vale per la SAS, per i colloqui in carcere e per lo Sportello Unico, che ha consentito la soppressione (e dunque il riutilizzo di personale) di ben quattro sportelli.

Un importante impegno è stato assunto dalla Regione Sicilia e dal Comune di Catania per la realizzazione di una nuova sede giudiziaria nei locali del dismesso ospedale Ascoli-Tomaselli. Il Sindaco di Catania ha anche prospettato investimenti correlati per la mobilità e il collegamento con il circondario, da una parte, e con la sede di piazza Verga, dall’altra. Il progetto è ormai nella sua fase esecutiva iniziale. Sarà una grande occasione per la Città e per ripensare l’organizzazione degli uffici.

Locali adeguati per caratteristiche e dimensioni costituiscono un presupposto per garantire al personale condizioni di lavoro dignitose. Occorre dare atto al personale amministrativo di aver saputo accogliere con la necessaria apertura mentale ogni nuovo processo lavorativo e di aver consentito così di raggiungere i buoni risultati che possiamo riferire.

Nei resoconti passati abbiamo sempre puntato su ciò che si può fare a risorse invariate e su ciò che abbiamo ottenuto, anche come risparmio di spese (basti pensare ai costi delle intercettazioni, abbattuti nonostante l’aumento qualitativo delle prestazioni).

E’ però giunto il momento di operare i necessari investimenti in personale e strutture per consentirci di continuare a fare il nostro lavoro nella maniera che Catania e il suo distretto meritano.

Non possiamo poi nascondere la preoccupazione per i riflessi di alcune delle recenti misure normative sul contrasto dell’illegalità diffusa. Se è da guardare con grande favore l’attuazione del principio del carcere come ultima ratio (e ciò indipendentemente dall’affollamento), deve al contempo non abbandonarsi il terreno della salvaguardia della legalità di fronte a comportamenti irriducibili oppure quello della tutela delle esigenze probatorie in casi di necessità. Siamo in grado di fare queste affermazioni senza pericolo di equivoci, visto che questo ufficio ha realizzato in due anni il dimezzamento degli ingressi in carcere nella bassa sicurezza (aumentando invece gli ingressi in quella di alta). Esattamente la metà: 2385 nel 2011; 1295 nel 2013 (di questi solo 341, rispetto ai 1003 del 2011, gli ingressi definibili come porte girevoli).

 

Infine, la piena attuazione di previsioni quale l’affidamento in prova sin dalle indagini richiede la destinazione delle necessarie risorse umane e materiali.

1. Gli obblighi della Procura per realizzare la trasparenza amministrativa.

La Procura della Repubblica è un ufficio pubblico. Anch’essa, quindi, deve rispondere ai criteri di buona amministrazione e in particolare deve operare per la trasparenza di ogni sua azione, anche al fine di prevenire abusi e corruzione, sempre possibili.

L’impegno che si è dedicato all’obiettivo della trasparenza non è sempre stato reso manifesto. Esso infatti non si realizza attraverso proclami (le “missioni” ….) e autopromozione ma attraverso quelle misure organizzative che rendono controllabili i diversi passaggi e tendono alla certezza dei tempi, in modo che le eventuali deviazioni possano esser monitorate e che le occasioni di interferenza siano necessariamente ridotte.

Di seguito illustreremo alcune delle misure che sono state adottate e che sono plurifunzionali: la trasparenza è solo uno degli obiettivi, in quanto essa è raggiunta attraverso il perseguimento di obiettivi che hanno comunque un valore in sé (ad esempio, l’azzeramento dei tempi e la semplificazione delle procedure per ottenere i permessi di colloquio o la centralizzazione e velocizzazione delle procedure di pagamento delle prestazioni processuali, come le intercettazioni). Vi sono ancora settori di possibile miglioramento, come quello dei criteri di conferimento delle consulenze tecniche, su cui si lavorerà nel prossimo semestre. La strada è comunque tracciata. Si darà ora conto in maniera sistematica dei riflessi sulla trasparenza delle innovazioni di questi anni.

Un primo ambito di intervento del Progetto Organizzativo è stato quello dei criteri di assegnazione degli affari ai magistrati. La questione è oggi di stretta attualità, così come quella delle modalità e dei casi di revoca delle stesse. Il Progetto organizzativo per gli anni 2012/2014 ha disciplinato la materia. L’assegnazione degli affari avviene secondo criteri predeterminati (gruppi di lavoro); le assegnazioni di procedimenti DDA a magistrati ordinari avvengono anch’esse secondo criteri predefiniti e di tali assegnazioni è tenuto un registro a disposizione dei magistrati. Anche le assegnazioni che il Procuratore fa a se stesso sono annotate in apposito registro, portato semestralmente a conoscenza dei magistrati dell’ufficio.

Il Procuratore esercita la direzione effettiva dell’ufficio, sia attraverso direttive di carattere generale (come quella in tema di criteri cui attenersi nel prestare il consenso al patteggiamento), sia per la costante partecipazione, anche con l’aiuto dei Procuratori aggiunti, alle fondamentali decisioni nei procedimenti di maggior difficoltà o rilievo. Le diversità di vedute, sempre possibili e anzi auspicabili, hanno portato al confronto e alla decisione condivisa. Non vi sono stati casi di revoche autoritative di assegnazioni. Nel caso che ciò si rivelasse necessario, la dirigenza si assumerà la

 

responsabilità che le compete, attraverso provvedimenti motivati come previsto dal Progetto organizzativo.

I tempi di trattazione dei procedimenti sono stati costantemente monitorati. Ciò è stato fatto non in un’ottica punitiva o di “mettere le carte a posto” ma in quella — unica degna di un ufficio che tratta i beni più sacri della persona, quali la libertà personale, il suo onore, la disponibilità dei suoi beni — di assicurare un servizio efficiente e in tempi accettabili, mantenendo una livello qualitativo accettabile.

Il monitoraggio ha dunque comportato l’adozione delle misure di volta in volta necessarie per venire incontro alle esigenze dei magistrati e delle segreterie (ad esempio, dislocando risorse aggiuntive temporanee dove si era verificata una discrasia tra definizione di procedimenti e conseguenti adempimenti burocratici; redistribuendo, ove strettamente necessario, le assegnazioni; impedendo la formazione di “ruoli morti” nel caso di assenza del magistrato designato per malattia, maternità, trasferimento ecc.).

Particolare attenzione è stata rivolta alla rapida definizione delle procedure iscritte a mod. 45 (v. oltre) per gli importanti riflessi sulla trasparenza dell’azione dell’ufficio. Erede del famigerato registro C (“Atti relativi”), nelle intenzioni del Legislatore del 1989 doveva essere utilizzato esclusivamente per documentare casi residui, che non trovassero collocazione nei registri “noti” e “ignoti”; le esigenze della prassi (si pensi alle segnalazioni di fallimento in attesa delle relazioni del curatore) hanno nel tempo esteso l’uso del registro, con riflessi negativi sul controllo del giudice e quindi sulla trasparenza di azione della Procura. Al 1° gennaio 2012 le procedure pendenti a mod. 45 erano ben 2679 (con iscrizioni annue di oltre 6.000 unità); si è ora giunti al risultato di 807 pendenze (con sopravvenienze anch’esse ridotte, in considerazione del minor uso del registro, sulla base delle disposizioni del Progetto Organizzativo). E’ evidente come ciò incida positivamente sull’effettività dei controlli interni all’ufficio e di quello operato dal giudice.

La costituzione della SAS ha consentito di trattare in tempi e con modalità omogenee il 40% degli affari della Procura, impiegandovi solo quattro magistrati togati, quattro onorari e la struttura amministrativa e di polizia giudiziaria dedicata. Il buon funzionamento della Sezione ha dunque attribuito tempi certi e omogenei alla gestione di procedimenti di minore rilevanza ma di grande impatto sociale. Ciò impedisce disparità radicali, quali quelle che necessariamente avvenivano in passato.

Nella demolizione degli immobili abusivi sono stati adottati criteri omogenei e riconoscibili per i tempi di esecuzione delle misure, ricercando anche la collaborazione dell’amministrazione locale per portare avanti procedure insistenti sulle medesime aree.

 

Lo Sportello Unico attribuisce tempi certi alle risposte, eliminando alla radice la tentazione di ricorrere a scorciatoie per ottenere il servizio dovuto dall’ufficio. L’eliminazione delle code ha anche un ovvio e immediato riflesso sulla trasparenza e sulla prevenzione degli abusi.

Ancora più significativo è stato l’intervento sulle autorizzazioni dei colloqui in carcere. E’ stata questa una delle prime segnalazioni venute dalla Camera penale, insieme alle condizioni del Reparto Nicito. Con la collaborazione della Direzione della Casa Circondariale si è azzerato il tempo di attesa dell’autorizzazione, eliminando il relativo sportello (e dunque la necessità per il cittadino di fare la fila in Procura e poi nell’ufficio colloqui del carcere). La Casa circondariale, poi, ha organizzato i colloqui prevedendone la prenotazione e dunque nello stesso tempo eliminando le attese e impedendo gli abusi, in passato comuni, da parte degli stessi detenuti in danno dei detenuti più deboli.

Nei rapporti con la stampa si è cercato di mantener fermo il principio per cui, essendo l’informazione non un nostro diritto ma un dovere, cui corrispondono diritti del pubblico ad essere informato correttamente, essa debba esser data con modalità che escludano rapporti privilegiati e che siano attente al bilanciamento tra l’interesse pubblico e i diritti di coloro che sono coinvolti. In linea generale l’informazione resa dalla Procura è rimasta in questi limiti.

2. Il dato statistico.

Anche in questo semestre è continuata la ormai costante riduzione delle pendenze, pur in presenza di un aumento del numero dei nuovi procedimenti. Si tratta di un indice molto positivo, cui corrisponde la drastica diminuzione dei tempi medi di trattazione dei procedimenti nella fase delle indagini. Naturalmente, come si è avuto modo di rilevare sin dal primo dei nostri rendiconti, il dato statistico non è esaustivo della qualità del lavoro e anzi potrebbe addirittura esser indice di un lavoro frettoloso. Tuttavia gli altri indici, di cui si discuterà in seguito sono invece dimostrativi di una rinnovata capacità di presenza della Procura nei diversi settori di intervento, con accresciuta efficacia, dimostrata anche dai risultati in sede cautelare e soprattutto dibattimentale.

E’ necessaria una premessa. Nel mese di maggio si è passati all’utilizzo del nuovo programma informatico, previo trasferimento dei dati contenuti nella base dati di Re.Ge. a quella di S.I.C.P.. I due sistemi presentano delle differenze. I dati di Re.Ge. erano contenuti in un unico grande archivio; il S.I.C.P. invece è strutturato su due archivi: quello corrente (RegeWeb), ove sono collocati i procedimenti pendenti (in Procura, Gip e Tribunale); un archivio storico, ove sono stati collocati i procedimenti che, al momento della migrazione, risultavano già definiti o prossimi alla definizione.

In considerazione delle modalità di funzionamento dell’applicativo che provvede alla rilevazione del
movimento degli affari penali, collegato soltanto all’archivio corrente, può accadere che non tutti i
movimenti vengano rilevati. Sono stati adottati dei correttivi per far sì che il dato finale si avvicini il

 

più possibile alla realtà, ma sono dunque possibili errori. Il dato apparente è infatti una notevolissima riduzione delle pendenze nel registro mod. 21 (noti); in realtà però esso dipende dalla migrazione, che ha comportato la “pulizia” dalle false pendenze. E’ dunque un risultato positivo ma che corrisponde solo in parte alla realtà del nostro lavoro. Una riduzione delle pendenze reali vi è stata, ma in termini molto meno significativi di quanto potrebbe apparire a prima vista.

Infatti nel 1° semestre di quest’anno, rispetto al 2° semestre 2013, sono aumentati sia il numero dei procedimenti sopravvenuti sia il numero degli esauriti (sopravvenuti: da 10.365 a 10.492; esauriti: da 10.684 a 10.918). Il numero dei procedimenti definiti è superiore a quello dei sopravvenuti. La pendenza alla fine del periodo si è quindi ridotta ulteriormente rispetto al semestre precedente (da n. 19.612 a n. 18.077), seguendo il trend degli ultimi tempi, ma la riduzione di ben 1.550 procedimenti non corrisponde al dato reale di una riduzione effettiva di circa 500 procedimenti; dato comunque tutt’altro che disprezzabile.

Per gli “ignoti” i sopravvenuti passano da 7.218 a 8.064 e gli esauriti da 8.110 a 8.454; la pendenza scende quindi da n. 7.387 a 6.263.

Per il mod. 45 i sopravvenuti passano da 2.903 a 3.187; gli esauriti da 2.754 a 3.521. Questo comporta naturalmente una più forte diminuzione della pendenza finale, questa volta effettiva, che da 1.211 scende a 807 procedimenti. Si tratta di un dato molto importante, indicante che l’uso del mod. 45 va portandosi verso la normalità.

Per i reati di competenza del Giudice di Pace, mod. 21 bis, la situazione è più complessa. A fronte di 1.345 procedimenti sopravvenuti nel 2° semestre 2013, nell’attuale ne sono sopravvenuti 1.209. I procedimenti definiti passano da 1.522 a 1.187 e sono, quindi, leggermente inferiori a quelli sopravvenuti. La pendenza finale aumenta da n. 1.814 a n. 2.362. Questo dato sembra disallineato rispetto a quelli appena rappresentati. Occorre però osservare che il nuovo applicativo consente di individuare tra i “pendenti finali” una rilevante quantità di procedimenti già di fatto definiti dai VPO con citazione giudizio e tuttavia ancora in carico all’Ufficio per gli adempimenti di rito. In effetti la pendenza calcolata dal nuovo applicativo sui magistrati è pari a n. 1.060 procedimenti. Si deve dedurne che presso le nostre sezioni dibattimentali vi siano circa 1.300 procedimenti in attesa di trasmissione al GdP. Dovrà quindi affrontarsi con il Tribunale questo nuovo problema. La verifica effettuata sulle carte dà in effetti un risultato molto positivo e indica che per ben 880 procedimenti è già stata chiesta e ottenuta la data di udienza e che non sono quindi da considerarsi pendenti. Occorrerà intervenire sui processi di “migrazione” al nuovo sistema ed effettuare le opportune correzioni nel suo funzionamento, anche al fine di avere un dato statistico immediatamente leggibile e “reale”.

In conclusione, anche per tali procedimenti vi è un ulteriore calo delle pendenze.

 

Particolarmente significativo è stato l’impegno per la definizione dei procedimenti di più antica iscrizione. Nel rendiconto del secondo semestre 2013 questo punto era stato indicato come obiettivo del semestre successivo. Possiamo oggi affermare che sono stati definiti pressoché tutti i procedimenti ancora pendenti di data anteriore al 2010 e che anche le iscrizioni del 2010 e 2011 sono in rapida trattazione.

3. Effettività della sanzione penale. Sull’ufficio esecuzioni — ormai risanato, rispetto ai gravi problemi emersi in sede di ispezione — si sono riversati due distinti problemi. Da un lato una nuova carenza di personale, a causa di esigenze individuali non superabili, e dall’altro il notevole peso di modifiche normative (in materia di stupefacenti e di misure alternative) che hanno reso più difficoltoso il lavoro. Grazie all’impegno del personale di magistratura e amministrativo e all’impegno straordinario di evasione dell’arretrato nuovamente formatosi, il servizio è tornato ad essere perfettamente efficiente.

L’ufficio esecuzioni ha consolidato i risultati raggiunti nei semestri precedenti, emettendo tempestivamente gli ordini di esecuzione e le eventuali sospensioni nei termini previsti dalla legge. Allo stato non vi è alcun arretrato nella iscrizione e trattazione immediata delle sentenze passate in giudicato con pena detentiva.

Consolidati appaiono altresì i rilevanti risultati ottenuti in materia di revoche dei benefici atteso che, eliminato il significativo arretrato iniziale, l’Ufficio lavora ormai da diversi mesi sui fascicoli correnti (giugno 2014) garantendo così efficienza e tempestività nella fase esecutiva della pena.

Peraltro, con riguardo ai fascicoli afferenti alle sentenze definitive con pene sospese, si provvede adesso, contestualmente all’iscrizione, a promuovere l’incidente di esecuzione o ad archiviare la posizione, sicché non risultano più posizioni pendenti in tale settore (contrariamente a quanto invece accadeva in passato).

E’ stata altresì effettuata anche una capillare attività di monitoraggio dei fascicoli pendenti per irreperibilità dei soggetti condannati o in attesa dell’adozione di provvedimenti da parte dell’autorità giudiziaria competente (Tribunale di Sorveglianza), in tal modo incentivando anche una valida collaborazione con i diversi soggetti istituzionali a vario titolo coinvolti nella delicata fase di esecuzione della pena.

In ordine alle recenti novelle normative e alle recenti pronunce della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione in materia di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, attraverso una immediata interlocuzione con il DAP, è stato avviato un attento lavoro di monitoraggio delle posizioni afferenti ai detenuti per il delitto di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Ciò al fine di promuovere d’ufficio eventuali incidenti di esecuzione nei confronti dei soggetti che hanno diritto ad una riformulazione della pena definitiva in ossequio alla dichiarazione

 

di incostituzionalità delle modifiche introdotte dalla legge “Fini Giovanardi” e conformemente alla decisione della Cass. Sez. Un. 29 maggio 2014.

La demolizione degli immobili abusivi prosegue con le modalità già sperimentate e con ottimi risultati.

  1. Sezione Affari Civili.

La Sezione ha svolto un notevole lavoro in materia di volontaria giurisdizione. A seguito della novella introdotta dalla legge n. 219/12 – che ha attribuito al giudice civile ordinario la competenza a decidere sulla regolamentazione dell’esercizio della potestà genitoriale nelle coppie di fatto, giudizio in tutto assimilabile a quello di separazione e divorzio — sono sensibilmente aumentati, rispetto al precedente semestre, i casi in cui il P.M. è chiamato ad esprimere i prescritti pareri che vengono sempre esitati con esaustive motivazioni.

Numerosi i ricorsi ad iniziativa del P.M. a tutela dei soggetti deboli, soprattutto quelli finalizzati alla nomina di amministratore di sostegno.

L’efficienza del personale giudiziario addetto alla Sezione, la capacità di raccordarsi e di interloquire con le altre Cancellerie delle Sezioni Civili del Tribunale, assicura l’evasione degli adempimenti in tempi abbastanza celeri.

Altrettanto può dirsi per gli adempimenti connessi alle procedure concorsuali per magistrati e notai nonché la vigilanza sugli ordini professionali, legalizzazioni, stato civile.

  1. Risparmi

E’ proseguito l’impegno per la riduzione dei costi delle intercettazioni, telefoniche e ambientali. Questo impegno è stata anche l’occasione per un controllo sui livelli di sicurezza interna, in relazione ai quali si è interloquito con il Ministero, trattandosi di oneri che in larga parte non possono ricadere sui singoli uffici, che peraltro non hanno autonomia di spesa. Sul punto si è anche rappresentato al Ministero che questi aspetti, strettamente connessi con l’attività giurisdizionale, non possono essere sottoposti al controllo del Garante della Privacy.

Nei limiti di ciò che si può fare con le risorse e le attribuzioni del singolo ufficio, sono stati introdotti importanti miglioramenti nei controlli sull’accesso e nelle modalità di conservazione del dato, realizzandosi anche un nuovo locale di sicurezza per la custodia delle registrazioni.

 

In ottemperanza alle indicazioni che vogliono tempi certi per la liquidazione dei debiti della p.a. (anche questo fattore di trasparenza) sono stati raggiunti accordi con i principali fornitori; a fronte della rinuncia unilaterale a una parte consistente del credito, soprattutto di lunga data, si è potuto provvedere a liquidare subito (con i nostri accantonamenti e con nuovi fondi, appositamente messi a disposizione dal Ministero) i nostri debiti, con un risparmio davvero consistente. Cercheremo ora di pagare con continuità; abbiamo chiesto la collaborazione dei fornitori, perché l’interlocuzione con i nostri uffici avvenga con modalità tali nella presentazione delle fatture e della documentazione da consentire l’immediata liquidazione.

Obiettivo del prossimo semestre è riordinare il sistema delle consulenze tecniche, facendo sì che le scelte — che devono restare nella discrezione del singolo sostituto, in considerazione del necessario rapporto fiduciario — avvengano secondo criteri riconoscibili e garantendo ove possibile la opportuna alternanza. Le spese, poi, devono essere strettamente commisurate alle prestazioni rese. Al riguardo è stato avviato un sistematico controllo sulle consulenze affidate ai laboratori chimici, secondo le convenzioni stipulate, al fine di verificare che essi si attengano a quanto previsto e al fine di rinegoziare, se necessario, gli accordi.

6. Lo Sportello Unico per il Pubblico

Strumento fondamentale per la semplificazione dell’accesso (e per il risparmio di rilevantissime risorse) è stata la realizzazione dello Sportello.

Ciò ha significato la completa riorganizzazione dei servizi di segreteria. Al termine di questa riorganizzazione è stato possibile fornire in maniera automatizzata le attestazioni (ex art. 335 c.p.p.; nulla osta per le informative relative a incidenti stradali; chiusa inchiesta) e le certificazioni (carichi pendenti e certificati penali). E’ stato dunque ristrutturato, anche con il contributo del Consiglio dell’Ordine, un grande ambiente, così destinato alla lavorazione e al rilascio degli atti a richiesta dei privati. Si è poi avviata la interlocuzione solo via PEC con le pubbliche amministrazioni.

Alcuni certificati possono già essere rilasciati via web ad alcuni soggetti, quando in possesso di PEC. Tutti i cittadini possono prenotare i certificati tramite portale e tenersi informati sullo stato della pratica sia via web che con l’icona QR, posta sulla ricevuta della prenotazione. Ciò ha ridotto notevolmente l’afflusso ed eliminato le code, anche se ora vi sono i problemi temporanei innanzi illustrati.

Sono stati raggiunti accordi con 35 comuni del circondario per consentire l’accesso al portale per il tramite degli sportelli comunali. Ciò faciliterà l’accesso ai servizi per coloro che non dispongono di Internet o non sono in grado di utilizzarlo.

 

La diffusione dell’accesso remoto porterà notevoli benefici alla cittadinanza e all’ufficio. Non appena sarà possibile (dal punto di vista normativo) il pagamento dei diritti via web sarà possibile semplificare ulteriormente l’accesso.

La ristrutturazione di altri due grandi spazi e la riorganizzazione delle segreterie “primi atti” ha consentito di rendere molto più agevole e rapida anche questa fase.

7. Carcere

L’impegno per condizioni di detenzione dignitose è sempre al centro dell’impegno della Procura, pur nei limiti delle su attribuzioni. La collaborazione con il DAP e con la dirigenza degli Istituti è stata ottimale.

Si sono consolidati i risultati postivi dell’utilizzo sistematico delle convalide degli arresti in sede di giudizio direttissimo e della sistematica applicazione del principio della detenzione in carcere come ultima ratio. Gli effetti benefici sulla celerità dei processi e sulla certezza ed effettività della sanzione sono evidenti, così come quelli sulla funzionalità dell’ufficio del GIP, sgravato dalla necessità di provvedere a centinaia di convalide e ai conseguenti adempimenti.

Risultati ancora maggiori si sono ottenuti per le condizioni di vita nelle carceri. Possiamo affermare con orgoglio che — grazie all’impegno del DAP nelle sue diverse articolazioni nazionali e regionali e della Casa circondariale di piazza Lanza — il sovraffollamento è stato ormai eliminato e il famigerato Reparto Nicito trasformato in un reparto di eccellenza (v. documentazione fotografica).

Servono ora poche centinaia di migliaia di euro per rendere disponibili ben 82 posti standard e un intero piano per attività sociali. Ciò porterebbe piazza Lanza ben oltre lo standard Torreggiani e consentirebbe le attività trattamentali ora non sempre facili.

Basterebbe quindi un piccolo sforzo, un modesto investimento per risolvere definitivamente il problema carcerario per coloro che a Catania sono in attesa di giudizio nei circuiti di media e bassa sicurezza.

Questi investimenti peraltro si ripagano da soli in pochi anni, come è dimostrato dalla esperienza catanese. Il modesto costo costituito dalla realizzazione del progetto direttissime (riattamento camere di sicurezza e convenzione con i laboratori chimici) è stato ampiamente compensato dalla drastica riduzione dei costi di permanenza in carcere e da quelli indiretti delle lungaggini processuali. Il costo, anch’esso modesto, della realizzazione del reparto detentivo al Cannizzaro è ampiamente bilanciato dalla soppressione dei piantonamenti e dal riutilizzo di parte dell’infermeria di Piazza Lanza.

 

8. I riflessi dell’organizzazione sui risultati delle investigazioni.

DDA. La riorganizzazione della DDA, già descritta nelle precedenti relazioni, è stata portata a compimento in questo semestre. L’organico è stato portato a 12 unità, oltre ai due procuratori aggiunti che coordinano i diversi settori. L’aumento è stato possibile grazie ai nuovi “acquisiti”, magistrati esperti e molto motivati che si sono subito inseriti proficuamente nei gruppi di lavoro, e alla parallela riorganizzazione del G3 (reati contro l’economia), anch’essa già descritta. Va aggiunto un nuovo elemento, costituito da un miglior raccordo che si è inteso realizzare prevedendo la partecipazione stabile alle riunioni DDA del coordinatore del G3, dr.ssa Alessia Natale, contestualmente nominata.

Ciò dovrebbe rendere possibile portare a livelli di efficienza ancora maggiore il sistema di stabile collegamento tra un sostituto e un’area territoriale al fine di contrastare le estorsioni in danno di attività commerciali e l’usura.

I risultati ottenuti sin qui sono davvero brillanti. La sinergia tra i due gruppi (DDA e G3) ha portato a scoprire e arrestare numerosi estortori, anche grazie alla rinnovata fiducia di molti imprenditori e commercianti. La strada è ancora lunga ma è quella giusta.

Il Procuratore Nazionale Antimafia ha voluto, nella sua relazione per l’anno 2013, così sintetizzare il nostro lavoro:

“Una prima valutazione degli effetti della nuova organizzazione dell’Ufficio, entrata di fatto in vigore solo nel secondo trimestre del 2012, consente di affermare che i risultati possono essere giudicati, senz’altro, straordinari sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. L’incessante impulso investigativo e il rinnovato impegno della DDA catanese è evincibile, ictu oculi, dall’esame dei dati statistici acquisiti.

In particolare, non può essere sottovalutata la rilevanza, ai fini del contrasto complessivo all’organizzazione criminale dell’intera provincia, delle più recenti indagini espletate dalla D.D.A. nei confronti di molte tra le cosche mafiose più importanti; anche sotto il profilo del contrasto alle “dinastie mafiose” cioè a quelle grandi famiglie che hanno fatto la storia della mafia catanese, sono stati conseguiti risultati significativi sia in fase di indagine che in fase di giudizio. … omissis Conclusivamente appare opportuno osservare, senza tema di smentita, che le numerose indagini dispiegate dalla DDA, le decine di procedimenti instaurati, l’esito dei processi celebrati e la efficace strategia della Procura di aggressione ai patrimoni dei mafiosi e dei prestanome di essi testimoniano e conclamano un ontologico e tangibile potenziamento dell’azione di contrasto dispiegata dalla Procura catanese.

 

Ciò, è doveroso osservare, non solo in ragione dell’esistenza e vigenza di un progetto organizzativo calibrato rispetto alle risorse umane e professionali ed idoneo ad assicurare efficienza, ma anche in virtù di un impegno costante ed altamente qualificato di tutti gli appartenenti all’Ufficio.

Non può, invero, essere sottaciuto, altresì, in una analisi obiettiva, dall’esterno ed ex post, il dato incontrovertibile della invidiabile efficienza organizzativa della DDA catanese e della singolare e comprovata circolarità delle informazioni fra tutti i componenti della DDA medesima …. Omissis….” (Relazione gennaio 2014).

9. Gruppi di lavoro

Anche gli altri gruppi di lavoro hanno conseguito importanti risultati. Basti pensare alla rinnovata capacità di intervento sui reati contro la pubblica amministrazione, che ha consentito di ottenere sequestri preventivi per equivalente nei confronti di amministratori e uomini politici; si è giunti in pochi mesi all’apertura della fase dibattimentale e in qualche caso già a condanne in primo grado. Va segnalata, per la sua importanza, la decisine della Polizia di Stato e dell’Arma di dedicare nuove energie a questo settore, in maniera da consentirne la trattazione specializzata già nella fase delle prime indagini e di realizzare un raccordo ancora più fattivo con il Gruppo specializzato della Procura.

In materia di reati contro l’economia la Procura è finalmente attiva in maniera sistematica nelle procedure concorsuali, dalle quali spesso risultano reati di notevole gravità, per i quali si procede con determinazione. La Guardia di Finanza consente, in un rapporto di strettissima collaborazione con il Gruppo, di avere spesso risposte in tempo reale; si è operato un accordo di collaborazione con l’Agenzia delle Entrate e con le Dogane, che dà buoni frutti.

Anche in questo campo si sono ottenuti sequestri, a volte di aziende di notevole rilevanza.

Il Gruppo dei reati contro i soggetti deboli è ormai eccellenza a livello nazionale, anche grazie alla costante collaborazione con la Polizia Postale, che ha consentito operazioni di grande respiro contro la pedopornografia. E’ quotidiana la tutela contro i maltrattamenti in famiglia e contro lo stalking.

Dei risultati ottenuti dal Gruppo 4 sulla tutela dell’ambiente, anche attraverso le demolizioni, si è già detto. Basti ricordare che sono state circa 70 le demolizioni operate dalla Procura, cui si aggiungono quelle effettuate dalle amministrazioni. Va peraltro sottolineato che il costo sostenuto è molto più basso di quello che in passato era stato preventivato per casi analoghi (senza peraltro che si passasse alla fase esecutiva) e che ho ciò si è ottenuto grazie alla collaborazione del Comune

 

di Catania e all’impiego di imprese confiscate alla mafia. Infine, anche queste somme saranno recuperate in quanto si è dato luogo al sequestro conservativo dei beni ai fini del recupero delle spese processuali.

Il Gruppo 5 ha ottenuto importanti risultati, consentendo anche la riapertura di casi già chiusi contro ignoti. Si segnala qui la decisione di seguire i procedimenti per colpa medica con criteri omogenei e destinandovi esclusivamente magistrati togati. Il G5, inoltre, partecipa con un suo componente al Gruppo sui reati connessi con l’immigrazione.

  1. Gruppo Immigrazione

Un cenno a parte richiede l’impegno della Procura nel campo del contrasto delle organizzazioni volte al traffico di migranti. Il mutamento delle rotte di immigrazione, derivante dagli eventi politici verificatisi in particolare in Egitto e in Siria, ha reso il distretto di Catania centrale per l’immigrazione di origine medio e vicino orientale. Le nuove caratteristiche del traffico hanno determinato anche la necessità di approntare strumenti operativi e di affrontare questioni giuridiche nuove. Ciò è stato fatto innanzitutto creando un gruppo di lavoro misto tra DDA e Procura ordinaria, al fine di gestire le diverse fattispecie in maniera unitaria; il gruppo si è confrontato con le Procure del distretto. L’elaborazione delle linee di intervento, a partire dalla risoluzione delle complesse questioni di giurisdizione, ha portato alla redazione dei documenti che allego (direttive alla p.g.; schema operativo per la Marina Militare). Le linee suddette hanno trovato riscontro nelle direttive emesse dalla DNA e nelle decisioni del giudice del riesame e della Corte di Cassazione.

La Procura della Repubblica ha ottenuto in questi anni risultati significativi. Ben 159 persone sono state sottoposte a misure cautelari per il reato di cui all’art. 416, 6° comma c.p. Sono stati operati interventi in alto mare con sequestro di imbarcazioni non “spendibili” da parte dei trafficanti. E’ stata realizzata un’ottima collaborazione con altri distretti, in particolare con la DDA di Reggio Calabria.

Ora le rotte sono nuovamente mutate e impongono scelte che vanno ben al di di una singola Procura. Noi continueremo il nostro lavoro, al fine di fare almeno pagare un prezzo ai trafficanti che si arricchiscono su immani sciagure.

  1. Dirigenza e personale amministrativo. Si è già sottolineata la dedizione con la quale il personale ha operato in questi mesi, nonostante le crescenti difficoltà. Ciò è dovuto anche al clima di perfetta intesa tra la dirigenza dell’ufficio e il dirigente amministrativo, alla quale si deve la scelta per il modulo organizzativo basato sulla costante analisi delle effettive esigenze e sulla ricerca della condivisione nella soluzione dei problemi. Il personale, poi, sopperisce con dedizione alle carenze di organico. Si deve segnalare come recenti modifiche normative abbiano frustrato la volontà di molti

 

dipendenti di proseguire il lavoro nonostante il raggiungimento dei limiti di età, indicativa anche del buon clima lavorativo. Si apriranno quindi nuovi vuoti in un organico già ridotto.

Va segnalato che il personale ha contribuito in maniera attiva all’organizzazione dell’ufficio, presentando proposte e partecipando — anche per mezzo di delegati — alle riunioni indette al fine di individuare soluzioni ai molti problemi che quotidianamente si pongono. In questo contesto si è assistito, esperienza non comune, a una sorta di competizione in positivo, al fine di contribuire al buon funzionamento delle nuove misure organizzative.

Vice Procuratori Onorari. L’attività dei VPO è ormai ben integrata nell’ufficio, anche per via delle misure organizzative adottate, dall’impegno formativo ai fini del miglior rendimento in udienza, all’attribuzione di specifici compiti di ausilio, alla dotazione di mezzi adeguati. Potrà rilevarsi di notevole importanza anche l’indicazione di criteri, operata nel semestre, cui attenersi nella prestazione del consenso al patteggiamento.

Polizia giudiziaria. Naturalmente i buoni risultati di cui s’è dato conto non avrebbero potuto esser realizzati senza il concorso e la costante collaborazione della Polizia giudiziaria. I risultati della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza sono ben noti perché portati a conoscenza dell’opinione pubblica quotidianamente. Va però ricordato che un contributo non minore è stato dato da altre componenti della p.g., dalla Guardia Costiera (cui si deve non solo l’impegno nel settore immigrazione ma anche la conduzione di indagini importanti nel settore ittico e nella tutela del territorio) al Corpo Forestale dello Stato e Regionale (ai quali si deve il buon esito delle attività di demolizione per restituire alla collettività aree protette).

Le Sezioni di p.g. infine, costituiscono una risorsa insostituibile nelle quotidiana gestione del nostro lavoro, con esiti spesso anche investigativi di notevole rilievo.

IL PROCURATORE DISTRETTUALE DELLA REPUBBLICA”

 

 

 

 

 

 

 


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