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Giudiziaria, Catania, ennesimo processo a Lombardo: scopare fa audience!
Pubblicato il 21 Marzo 2015
di marco pitrella nato a Brescia, cresciuto a Grammichele e residente a Catania
Scopare fa Audience e se a farti scopare sono i Lombardo – i Soprano del liotru – l’asticella – altro che “sbarra”- s’impenna, quasi fosse “l’alzabandiera mattutino”.
E a tenere in mano la scopa è stato un tale di nome Giuseppe Giuffrida, precario in una cooperativa, con la raccomandazione – secondo l’accusa – di don Raffaè e Toti… tale padre, tale figlio.
Il reato è grave, gravissimo… come dimostra la sua “genesi”; dal famigghierato voto di scambio politico maffffioso, archiviato nel corso delle indagini preliminari, si è giunti al rinvio a giudizio per il giudiziosissimoreato di “turbativa di campagna elettorale”, una legge regionale – un DPRRRRR – degli anni 50… di preciso non ricordo l’anno, ma l’(e)lettore accorto lo troverà, ne siamo certi, in tutti i codici penali… cunnutu cu ci cridi!
Tredici i giornalisti presenti all’udienza – il più anziano si tocchi – e persino le televisioni, tutti a documentare con “novizia adolescenziale”.
E, infatti, ci stupisce che tanto i giornali da nonnina – in vestaglia e copertina – quanto la stampa noir, parlino, con un tocco di erotismo, di “voto di scambio”, ristanu che pezzi antichi… se fosse “voto di scambo” il processo si celebrerebbe davanti ad un collegio, dove ci stanno un giudice al centro e due a latere, uno a est e uno a ovest… punti cardinali in “ordine” magistrAle… ma questo processo si celebra dinnanzi ad un monocratico… ops! una divergenza – di questi tempi più unica che rara – tra giornalettismo e tribunAli.
Allora non è vero che su incerte-altre-notizie catanesi è soffiata la ventata magistrAle.
Ah! il puzzo del compromesso morale… tanto per restare in tema di munnizza.
Non è roba di mafffia, quindi, l’assunzione di Giuffrida. In fondo, si sa che negli ambienti democristiani, si scopa – da tradizione – con la paffffia.
Pare, si dice si mormora che la scopata di Giuseppe “scopa lesto” – lo spazzino più famoso d’Italia – sia durata tre mesi… più che una clientela sembra proprio una “sveltina”.
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