Giudiziaria, Catania: fatta luce su omicidio Paolo Arena. Trent’anni dopo il delitto che scosse Misterbianco


Pubblicato il 01 Maggio 2019

Riceviamo e pubblichiamo dalla Procura della Repubblica (comunicato del 30 aprile 2019)

“Direzione Distrettuale Antimafia

 Dalle prime ore del mattino, su delega della Procura Distrettuale, circa 200 Carabinieri del Comando Provinciale di Catania, supportati dai reparti specializzati (Squadrone Eliportato Carabinieri “Cacciatori di Sicilia”, Compagnia di Intervento Operativo del XII° Reggimento Carabinieri “Sicilia” e Nucleo Elicotteri di Catania), nelle province di Catania e Reggio Calabria, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Catania, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 26 persone, affiliate al sodalizio criminale denominato dei Tuppi, operante nel territorio dei Comuni di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia, attualmente confederato alla famiglia mafiosa dei Mazzei, storicamente affiliata a “Cosa Nostra”, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione in concorso, furto, ricettazione e riciclaggio in concorso, detenzione e porto illegale di arma clandestina, trasferimento fraudolento di valori e corruzione,con l’aggravante del metodo mafioso.

Il provvedimento trae origine dalle dichiarazioni del collaboratore Luciano Cavallaro, esponente storico  del gruppo mafioso dei ‘Tuppi’, già fortemente radicato sul territorio di Misterbianco a partire dagli anni ’80 (periodo nel quale era affiliato alla famiglia mafiosa dei ‘Cursoti’) e particolarmente attivo nella gestione delle illecite attività, che poneva in essere in contrapposizione con il gruppo  del ‘Malpassotu’, costituente la locale articolazione della famiglia Santapaola, facente capo a Pulvirenti Giuseppe. Da tale contrapposizione sul finire degli anni Ottanta scaturì un conflitto, finalizzato al controllo del territorio, che vide soccombere il gruppo facente capo a Mario NICOTRA, inteso “Mario u tuppu” (dalla particolare acconciatura “a chignon”) ucciso il 16 maggio 1989, motivo per il quale gli esponenti dei Tuppi furono costretti ad emigrare in Toscana.

La cruenta guerra tra i due gruppi ed i numerosi omicidi che ne scaturirono sono documentati  dalle dichiarazioni di numerosi collaboratori provenienti dal clan del ‘Malpassotu’ e dalle conseguenti sentenze già emesse nei confronti della citata famiglia mafiosa avversaria.

Al fine di riscontrare le dichiarazioni del collaboratore CAVALLARO Luciano, su delega di questa Procura Distrettuale, veniva avviata un’indagine condotta – dal febbraio 2016 al mese di aprile 2018 – dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Catania e dall’Aliquota Carabinieri di questa Sezione di P.G., mediante attività tecniche e dinamiche, che riscontrava l’attuale operatività della famiglia mafiosa dei ‘Tuppi’ che, rientrata a Misterbianco dopo che il clan ‘Malpassotu’ era stato debellato dalle numerose iniziative giudiziarie, alleatasi con la famiglia dei ‘Mazzei’, è rimasta ad operare sul territorio di Misterbianco.

Le indagini hanno consentito di ricostruire l’attuale organigramma del sodalizio criminale dei Tuppi  che vedeal vertice l’anziano e carismatico NICOTRA Gaetano, detto “zio Tano”, fratello del predetto Mario Nicotra, il quale è coadiuvato, nella gestione degli affari e nel governo dei singoli affiliati, dal fidatissimo RIVILLI Antonino. Anche il nipote NICOTRA Tony, ritornato in libertà dal 17 febbraio 2017, riprendeva il controllo della cosca e si avvaleva della “collaborazione” del giovane fratellastro NICOTRA Gaetano, del ”figlioccio’, GUGLIELMINO Carmelo, sempre attivamente impegnato a “sbrigare” le “beghe sul campo” e di MUSARRA AMATO Daniele. Alle strette dipendenze di RIVILLI e di Tony NICOTRA opera, poi, il “gruppo di Motta Sant’Anastasia”, capitanato da DISTEFANO Daniele, inteso “Minnitta”, il quale, a sua volta, si avvale dell’opera del fratello, Filippo DISTEFANO, e dei “soldati”, BUZZA Filippo, AGOSTA Domenico, INDELICATO Gaetano, SPAMPINATO Francesco e PIRO Giuseppe.

            Il materiale probatorio acquisito ha consentito di contestare, per la prima volta, al gruppo dei Nicotra i reati di associazione mafiosa ed altri reati fine, tra i quali l’omicidio di Paolo ARENA, anche ai capi ed affiliati del gruppo dei ‘Tuppi’ che, a causa dell’allontanamento in Toscana, finora non era stato sottoposto a procedimenti per mafia per i fatti riguardanti Misterbianco.

Le dichiarazioni di CAVALLARO Luciano, inoltre, risultano riscontrate anche su uno degli omicidi risalenti alla citata guerra di mafia, in particolare sono emersi elementi di prova sulla responsabilità di NICOTRA Gaetano, classe 1951 – in qualità di mandante – nell’omicidio consumato in data 28 settembre 1991, in Misterbianco, ai danni del consigliere comunale Paolo ARENA, esponente di spicco della Democrazia Cristiana etnea, che veniva assassinato con colpi di fucile esplosi da due ignoti sicari. Le indagini avevano portato a ritenere che il fatto di sangue potesse essere legato ad ingerenze criminali negli affari politici ed economici del Comune di Misterbianco. Proprio in relazione alla carica politica ricoperta, Paolo ARENA aveva intrattenuto relazioni illecite e continuative con Mario NICOTRA e, dopo l’omicidio dello stesso per mano del clan PULVIRENTI, aveva allacciato rapporti affaristici con quest’ultimo gruppo. L’appoggio garantito da ARENA al clan PULVIRENTI era stato vissuto dai restanti appartenenti al clan NICOTRA come un vero e proprio tradimento da sanzionare con la morte del politico. L’ipotesi investigativa dell’epoca è stata confermata quindi dall’esame delle dichiarazioni fornite dai collaboratori di giustizia e dall’analisi di atti di procedimenti instaurati in Toscana nei confronti degli esponenti apicali dei TUPPI durante la loro permanenza in quell’area.

 

Il nome “Gisella dato all’indagine è il nome in codice utilizzato nei colloqui telefonici dai giovani sodali che costituiscono il gruppo di “Motta”,  per indicare il “capo”, ossia RIVILLI Antonino. Le indagini attestano, infatti, che l’operato del gruppo di Motta è tutt’altro che avulso dal contesto mafioso dei NICOTRA i quali intervengono per ‘sistemare’ situazioni sconvenienti scaturenti dalle illecite attività degli affiliati, dando loro disposizioni, che i componenti del gruppo sono tenuti a rispettare, sicché anche i dettagli delle illecite azioni sono sempre oggetto di attenzione da parte del gruppo di ‘comando’.

Attività preminente del gruppo di Motta, come detto capeggiato da DISTEFANO Daniele, è quella dei furti di veicoli agricoli perpetrati in danno di aziende ubicate nelle provincie di Catania ed Enna, furti finalizzati a richieste estorsive avanzate nei confronti degli interessati per la restituzione dei mezzi. Trascorsi tre giorni senza che qualcuno avesse fatto richiesta di restituzione del mezzo, si procedeva alla vendita del veicolo mediante intermediazione di soggetti incaricati da DISTEFANO Daniele o dal suo “braccio destro” BUZZA Filippo, dove uno dei due interpellava telefonicamente i mediatori utilizzando una terminologia allusiva e trasmettendo, tramite l’applicazione “Whatsapp”, le fotografie scattate ai mezzi per potenziali acquirenti. Venivano utilizzate SIM card intestate a soggetti extracomunitari e/o dell’Est europeo mediante il c.d. metodo “citofonico”, per effettuare conversazioni “dedicate”.

Il 31 marzo 2017, l’attività investigativa consentiva di rinvenire e sequestrare una pistola calibro 9 corto a salve – modificata in arma comune da sparo – con relativo munizionamento, nel corso di una perquisizione domiciliare effettuata presso l’abitazione del pregiudicato SOZZI Sebastiano, alias “Davide”. Il sequestro era preceduto dall’ascolto di numerose conversazioni sulle utenze in uso a BUZZA Filippo, DISTEFANO Daniele e dello stesso SOZZI Sebastiano, dalle quali emergeva che quest’ultimo aveva commissionato l’arma ai due affiliati dell’organizzazione dei NICOTRA.

La forte presenza sul territorio è riscontrata anche dall’infiltrazione del sodalizio nelle istituzioni: le indagini attestano infatti che il gruppo veniva agevolato da un militare, effettivo alla locale Stazione Carabinieri di Motta Sant’Anastasia (anch’egli destinatario di misura cautelare detentiva), il quale forniva informazioni sulle attività del proprio ufficio, orientando il gruppo nella programmazione dei reati. In particolare, il militare, dal mese di gennaio al mese di aprile 2017, in cambio di utilità economiche, riferiva a due affiliati informazioni riservate (rivelazione dell’identità dei confidenti nonché modalità su come sottrarsi alle attività di controllo). Il predetto è stato indagato per corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, con l’aggravante di favorire e agevolare il citato sodalizio mafioso.

Le indagini hanno documentato come i componenti del sodalizio siano molto attivi nel rilevare attività economiche riconducibili a terzi che hanno maturato debiti nei loro confronti come: la macelleria di Piano Tavola il cui gestore era sottoposto ad usura ed estorsione, motivo per il quale era fuggito a Malta e il Night Red Lips, un locale di intrattenimento, mascherato da associazione culturale.

Gli accertamenti patrimoniali svolti nei confronti di RIVILLI Antonino, AGOSTA Domenico e GUGLIELMINO Carmelo hanno consentito altresì di acclarare la sproporzione tra le capacità reddituali ufficialmente dichiarate dagli indagati ed il valore dei beni rientranti nei rispettivi patrimoni tale da fare ritenere pienamente operativa la presunzione della illecita provenienza degli stessi. Nella circostanza, sono stati  sottoposti a sequestro  preventivo beni mobili ed immobili per un valore complessivo di  oltre €1.500.000. Nello specifico, al RIVILLI una villa ed un terreno siti nel comune di Belpasso, all’AGOSTA due imprese individuali a Belpasso ed un’associazione culturale a Motta S. Anastasia e al GUGLIELMINO un’abitazione, un magazzino, una bottega a Misterbianco e un terreno a Belpasso. Nei confronti dei tre indagati si è provveduto, altresì, al sequestro preventivo di numerosi rapporti finanziari ed assicurativi.

 

ELENCO DELLE PERSONE COLPITE DALL’ ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE “OPERAZIONE GISELLA” DEL 30 APRILE 2019

 

LIBERI

 

  1.       AGOSTA Domenico, cl.1986 (carcere Siracusa)
  2.       AGOSTA Emanuele, cl.1990 (carcere Siracusa)
  3.       AVELLINO Giuseppe, cl.1964  (carcere Catania Bicocca)
  4.       BUZZA Filippo, cl.1974 (carcere Siracusa)
  5.       CANTALI Rosario Salvatore, cl.1973 (carcere Agrigento)
  6.       CARPINO Gianfranco, cl.1968 (carcere Catania Bicocca)
  7.       DESTRO Luca, cl.1982 (carcere Caltanissetta)
  8.       DI PASQUALE Vincenzo, cl.1967 (carcere Caltanissetta)
  9.       DISTEFANO Daniele, cl.1984  (carcere Catania Bicocca)
  10.   DISTEFANO Filippo, cl.1977 (carcere Siracusa)
  11.   GUGLIELMINO Carmelo, cl.1978  (carcere Catania Bicocca) 
  12.   INDELICATO Gaetano, cl.1987 (carcere Caltanissetta)
  13.   LA SPINA Alfio, cl.1982 (carcere Agrigento)
  14.   MARCHESE Carlo, cl.1972 (carcere Agrigento)
  15.   MONTELEONE Saverio, cl.1982 (carcere Reggio Calabria)
  16.   MUSARRA AMATO Daniele, cl.1970 (carcere Catania Bicocca)
  17.   NAVARRlA Antonino, cl.1960 (carcere Caltanissetta)
  18.   NICOTRA Antonio detto Tony, cl.1966  (carcere Catania Bicocca) 
  19.   NICOTRA Gaetano, cl.1979 (carcere Catania Bicocca) 
  20.   NICOTRA Gaetano, cl.1951 (carcere Catania Bicocca) 
  21.   PALMERl Lucia, cl.1969 (carcere Catania Piazza Lanza)
  22.   PARISI Emanuele, cl.1989 (carcere Caltanissetta)
  23.   RIVILLI Antonino, cl.1971  (carcere Catania Bicocca)
  24.   SAPUPPO Giovanni, cl.1980  (carcere Catania Bicocca)
  25.   SPAMPINATO Francesco, cl. 1977 (carcere Agrigento)

 

GIA’ DETENUTI

 

  1.   PIRO Giuseppe, cl.1991, in atto detenuto nel carcere di Catania Bicocca.”

 

 


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