di iena giudiziaria Marco Benanti
Da un lato ci sono le esigenze della giustizia, ancora in fase di verifica, dall’altra ci sono le esigenze di vita di una famiglia, necessità legate, in particolare, alla frequenza scolastica di bambini.
La vicenda di cui ci accingiamo a scrivere vede protagonista la famiglia Costanzo: il capofamiglia ha problemi con la giustizia, anche gravi, in quanto l’uomo è accusato di essere vicino ad un clan mafioso (sebbene al momento di certo c’è solo un patteggiamento per reati di droga, per un solo episodio accertato), e la macchina giudiziaria si è messa in moto. Senza andare troppo per il sottile. Nell’ambito del sequestro che hanno subito Costanzo e la moglie, il Tribunale ha bloccato anche due auto. Risultato? I bambini della famiglia non possono frequentare la scuola: la distanza che li separa dalla propria abitazione è notevole. E non si è trovata una soluzione. Fino ad oggi.
Infatti, la zona dove abita la famiglia Costanzo non risulta in alcun modo collegata da servizi di trasporto pubblico che garantiscano i necessari collegamenti con gli istituti scolastici. Idem per esigenze quali quelle legate a farmacie, guardie mediche e supermercati. E, invece, dove sono finite le auto poste sotto sequestro? Le utilizza la questura di Catania. Ma a Costanzo –come ha sottolineato in una delle sue istanze l’avv. Mario Brancato, difensore dell’uomo- non è stato mai notificato a lui ed ai terzi interessati. Così ha deciso il tribunale su istanza della questura. Una procedura molto discutibile. Non a caso, secondo gli avvocati Mario Brancato e Giuseppe Grasso “tale provvedimento risulta essere assolutamente non giustificato, oltre che irrituale nelle forme, in quanto consente la destinazione al fine di uso a soggetti terzi, in assenza di un provvedimento di confisca anche solamente di primo grado.”
I legali che assistono Costanzo, fra l’altro, paventano la possibilità di un danno eventuale, in caso di una successiva restituzione dei beni al legittimo proprietario, danno di cui sarebbe chiamato a rispondere lo stato. Ma sinora ogni istanza è stata respinta, anche quella relativa (sulla quale c’era parere favorevole del Pm!) al possibile utilizzo provvisorio di una sola delle auto al fine di venire incontro alle esigenze di trasporto dei bambini a scuola. E dire che è di questi giorni una sentenza di Cassazione che proprio respinge le richieste, prive di motivazione, delle forze armate nei confronti di un’azienda, perché in questo caso vengono pregiudicati gli interessi anche della stessa. Ma forse un’azienda ha interessi maggiormente meritevoli di tutela di una famiglia?
Ora, il 9 dicembre ci sarà una nuova udienza, in sede di misure di prevenzione, davanti alla Corte d’Assise per Costanzo. Seguiremo il caso, anche per i “paranoici” (per il tema “che c’è dietro?” o affini) e i giustizialisti per i quali hanno sempre e comunque ragione i tribunali.
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