Comunicato dagli avvocato difensori:
“Rimesso in libertà Cerbo William Alfonso (“Scarface”) dopo aver patito un lungo periodo di detenzione, fra custodia cautelare in carcere ed arresti domiciliari.
Il Tribunale della Libertà di Catania (Pres. Dorotea Catena), ha accolto l’appello proposto dagli Avv.ti Alessandro Coco e Giuseppe Passarello, i quali avevano impugnato il diniego di ritornare in libertà del giovane imprenditore catanese disposto dal Tribunale di Catania 1^ Sez. Pen. (Pres. Passalacqua), già agli arresti domiciliari dal Giugno 2016 e dopo essere stato recluso in carcere dall’01 Aprile 2014, nell’ambito della nota operazione c.d. “Scarface”.
Cerbo è stato condannato in primo grado alla pena complessiva di anni 14 mesi 3 di reclusione per associazione mafiosa Mazzei, svariate intestazioni fittizie di beni e bancarotta fraudolenta (l’estorsione contestata, invece, è stata riqualificata in esercizio arbitrario delle proprie ragioni e ed è stata esclusa da tutti i reati l’aggravante dell’art. 7).
Piena soddisfazione viene espressa dai legali Alessandro Coco e Giuseppe Passarello per l’avvenuta liberazione del proprio assistito, in quanto il “Tribunale della Libertà ha dimostrato grande equilibrio ed equidistanza, non facendosi condizionare dalla condanna inflitta in primo grado. I Giudici hanno dato atto che non sussiste più alcuna esigenza cautelare per Cerbo e ciò è stato pure riconosciuto dal P.M. che ha espresso più volte parere favorevole per la sua liberazione. Cerbo – proseguono i legali – ha mantenuto un comportamento processuale e detentivo ineccepibile. In effetti, nel provvedimento di scarcerazione, si mette in evidenza la dedizione attuale del Cerbo a regolare attività lavorativa autorizzata e la scrupolosa osservanza sino ad oggi delle prescrizioni correlate alla custodia domiciliare. Siamo, comunque, già nuovamente a lavoro per impugnare la sentenza di condanna inflitta al nostro assistito, poiché l’assoluzione pronunziata per il reato di estorsione pluri-aggravata ascritta al Cerbo William e l’esclusione dell’aggravante dell’art. 7 D.L. 152/1991, sotto il duplice profilo dell’assenza di metus e/o dell’aver agito per agevolare l’associazione Mazzei, non rendono per nulla giuridicamente condivisibile la condanna inflitta per associazione mafiosa. In appello, comunque, avremo ancora tanto da battagliare”.
L’udienza al Tribunale della Libertà si è celebrata il 10 Luglio u.s.”
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