Giudiziaria, Lombardo: “non c’entra una m…hia!”


Pubblicato il 05 Febbraio 2017

di marco pitrella

“Non si può non tenerne conto”, sosterrebbe un Piemme, data la caratura dell’autore del sicilianissimo turpiloquio. A pronunciare quel “Lombardo non c’entra una m…hia!”, infatti, è stato Davide Ferlito, oggi detenuto per 416 bis. In faccende intercettato, nel 2016, discuteva con tale Enzo Daviri, dipendente del Comune di Catania: s’aveva da sistemare – diceva Ferlito – la cognata di Turi Seminara, braccio destro di Ciccio La Rocca, boss di San Michele di Ganzeria. Lo stesso Ferlito senior, padre del Davide in questione, già consigliere comunale a Palagonia con Fagone sindaco, è stato più volte intercettato con La Rocca.

Che c’entra Lombardo? Fosse spuntato per la clientela (di cui sopra) e magari Ferlito avesse detto “Andiamo da Raffaele”, “Raffaele lo deve fare”, “Ci pensa Raffaele alla cognata dello zio Turi, braccio destro dello zio Ciccio perché Raffaele è Cosa Nostra, staremmo qui a rac-contare degli affari di famigghia. Invece nulla di tutto questo s’è udito.

Nell’intercettazione il nome di Lombardo “spunta” perché Daviri e Ferlito, come comari, del processo iniziano a parlare. E visto che proprio del processo conversavano, quel “Lombardo non c’entra una m…hia!” con l’accusa di mafia… ha a che fare. Di che stupirsi? quando un processo ha più notizie di stampa che di reato diventa tutt’un bla bla bla.

Una domanda va domandata, però. Come mai Ferlito non ha chiesto a Daviri di raccomandarlo a Lombardo, “sodale” di La Rocca? (come già detto, il favore riguarda la cognata del braccio destro del boss). In fondo, l’incensurato Daviri era “stretto” con Lex governatore al punto tale da darli de tu – ha sostenuto il J’accuse – “una forma di confidenza a cui non tutti sono ammessi”. Fosse stato in uso il Vossia chissà quale sarebbe stata la deduzione magistrAle sul “cuttigghio”.

Del resto, rimanendo sul filo dell’intercettazione e, quindi, sui presunti quanto ipotetici rapporti fra Lex governatore e il boss di San Michele di Ganzeria, “I Lombardo, LaRoccaforte di Ciccio” sarebbe da titolare se a dispetto delle chiacchiere i riscontri, da prassi, non stessero a zero.  Nel 2001, per dirne una, l’intercettato La Rocca cercò la raccomandazione con un altro politico;

meno male che c’era il sodalizio con Lombardo. Non chiamatelo indizio, né tantomeno prova; al massimo un esempio. Con La Rocca, come con tutti, è la solita sceneggiaturaLombardesca per cui un’allusione a Lombardo non si trova manco, appunto, coi titoli: l’onorevole, il presidente, il vice sindaco o l’amico Fritz di Grammichele.

Il sipario si chiude, pietoso, coi “collaboratori”. Da cliché, una volta “pentiti”, hanno da dire su quanto Lombardo avrebbe fatto, avrebbe detto e avrebbe stato; lo sconto di pena è il loro cache e, dunque, ricordano col din don (Raffaé) anche quando da ricordare non c’è neanche una m…hia!  

 

 

 


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