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Giudiziaria, malasanità: gli ultimi casi a Catania
Pubblicato il 26 Aprile 2014
In questi giorni, si è aperta un’indagine. Mentre un processo è stato definito in primo gradodi iena giudiziaria
Sarebbero 8 i medici iscritti nel registro degli indagati con ipotesi di reato di omicidio colposo, per la morte di un neonato avvenuta il 4 aprile scorso, alcuni giorni dopo le dimissioni dall’ospedale Santo Bambino di Catania. Si ipotizza, che il bimbo potrebbe essere morto a seguito dei postumi di una grave infezione causata da un batterio tipico degli ospedali, contratto presumibilmente durante le operazioni del parto o negli interventi sanitari successivi.Intanto il sostituto procuratore Alfio Gabriele Fragalà ha disposto la riesumazione del cadavere e nominato due consulenti per eseguire l’autopsia che dovrà accertare le cause della morte. La direzione sanitaria del Policlinico-Ospedale Vittorio Emanuele, azienda a cui fa capo il Santo Bambino, ha fornito da subito alcune precisazioni: “Quando è stato dimesso le condizioni del neonato – si legge in un lancio Ansa – risultavano buone, come si evince dall’analisi della documentazione sanitaria. Poi dopo circa una settimana il bambino è stato riportato in ospedale, dove ha ricevuto le cure presso la terapia intensiva neonatale, mostrando problematiche di tipo neurologico ed enterico. Il bimbo è stato trattato e poi, tenuto conto della necessità di un supporto della chirurgia pediatrica, è stato trasferito al Policlinico- concludono – dove è deceduto”.A sporgere denuncia sono stati i genitori del piccolo. Sul caso è intervenuto anche l’Osservatorio dei diritti del malato, guidato da Manfredi Zammataro. Uno dei legali degli indagati, ha dichiarato ai microfoni del Tg di Antenna Sicilia: “che bisogna appurare se effettivamente sia stato questo batterio killer a determinare la morte del bambino, e se, quando è stato contratto dal neonato, è una notizia che ancora è tutta da appurare”.
Per altra vicenda, invece, è arrivato il verdetto di primo grado…“questo è uno dei casi piu eclatanti di malasanità. Mi aspettavo assolutamente una sentenza di colpevolezza, perché la colpevolezza era palese , non dimentichiamo che è entrato in ospedale un ragazzo pieno di vita e lo hanno ridotto ad un vegetale, sei mesi per avere distrutto una vita e ridotto in coma un giovane padre di famiglia se la sono cavata con poco.” E sui disagi di questa vita dopo la tragedia? E’ una condizione peggiore della morte”-ha aggiunto- “chi non c’è dentro non può capire”.
Queste le parole, alla fine del processo di primo grado, di Irene Sampognaro, moglie dell’architetto Giuseppe Marletta, al centro di una terribile vicenda.Questa la sentenza contro i due imputati Carlo Terrano e Silvio Budello:sei mesi di reclusione, pena sospesa e 80 mila euro di provvisionale a favore delle parti civili.
Il giudice del Tribunale di Catania Giuseppina Montuori ha letto il dispositivo, al termine del dibattimento di primo grado nato dalla tragica vicenda dell’architetto Giuseppe Marletta, entrato, il 1 giugno del 2010, all’ ospedale”Nuovo Garibaldi” sulle sue gambe per un banale intervento ai denti e uscito in coma. Un caso di malasanità –come detto in aula dall’avvocato di parte civile Mario Brancato- che ha colpito un uomo e una famiglia, costringendoli ad un calvario che dura da anni. Seduti a seguire l’ultima udienza, presso la ex pretura, fra il pubblico in aula, c’era la moglie Irene Sampognaro, la sorella Desirèe e l’imputato Silvio Budello, medico anestesista (difeso dall’avv. Enzo Guarnera), che doveva rispondere di lesioni gravi assieme all’infermiere Carlo Terrano (difeso dall’avv. Antonio Fiumefreddo).
Recita il capo d’imputazione: “…perché Budello nella sua qualità di medico anestetista e Terrano nella sua qualità di infermiere, entrambi in servizio presso l’Ospedale Nuovo Garibaldi ed entrambi responsabili della fase del ‘risveglio’ del paziente Marletta Giuseppe dopo l’intervento chirurgico a cui lo stesso era stato sottoposto, per colpa consistita nel non vigilare (allontanandosi dalla sala risveglio e limitantosi ad affacciarsi sporadicamente verso la stessa), non si avvedevano prontamente che il Marletta subiva un arresto respiratorio (evento riportato quale possibile effetto collaterale del farmaco utilizzato per l’anestesia dello stesso), con successivo arresto cardio-circolatorio, intervenendo (il solo Terrano) solo dopo vari minuti, cagionavano allo stesso delle lesioni personali gravissime conseguenti alla prolungata ipossi/anossia cerebrale con successivo stato di coma“.
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