di iena giudiziaria
Dieci anni di carcere per l’omicidio di Pietro Giuffrida, ucciso il 22 agosto del 1999 davanti ad una sala giochi del centro storico di Catania. E’ la prima condanna per omicidio per Fabrizio Nizza, 40 anni, a lungo esponente emergente del clan Santapaola, che dallo scorso dicembre collabora con la giustizia, con riscontri lusinghieri da parte della Procura di Catania e della Procura Nazionale Antimafia. Stamane, la prima sezione della Corte d’Assise di Catania, presieduta da Rosario Cuteri (a latere Iolanda Apostolico) ha emesso il verdetto per il delitto, sul quale Nizza ha reso confessione, fornendo precisi elementi per la sua ricostruzione. Il procedimento nasce dall’operazione “Fiori Bianchi omicidi”, nata dal riscontro delle dichiarazioni del boss pentito Santo La Causa con altri collaboranti, del marzo del 2013 su una serie di delitti della mafia catanese: la posizione di Nizza è stata stralciata, mentre il 24 luglio si prosegue per gli imputati Orazio Magrì e Maurizio Zuccaro per gli omicidi di Franco Palermo (27 settembre 2009) e di Vito Bonanno (19 ottobre 1995).
Il collegio ha riconosciuto a Nizza, difeso dall’avv. Enzo Guarnera, l’attenuante speciale della collaborazione e le attenuanti generiche prevalenti sulle contestate aggravanti: in virtù di questo è stato dichiarato prescritto il reato legato alle armi che era contestato all’imputato.
Per lo stesso fatto di sangue, nell’aprile scorso il Gup Giovanni Cariolo aveva condannato, col rito abbreviato, all’ergastolo Lorenzo Saitta detto “Lo scheletro”.
Dietro il delitto di Pietro Giuffrida ci sarebbe stata una lotta intestina alla cosca Santapaola: una battaglia per il controllo dei prestiti di usura e per la gestione del traffico di droga nella piazza San Cosimo. Pietro Giuffrida sarebbe stato uno dei componenti del gruppo di sicari che il 10 maggio del 1996 uccisero l’infiltrato Gino Ilardo (il processo è in corso a Catania).
Sempre lo stesso Gup Cariolo aveva giudicato, nello scorso aprile, in abbreviato, per l’omicidio di Franco Palermo ucciso il 27 settembre 2009 Carmelo Puglisi. Stesso rito per il collaborante Santo La Causa: per il primo era arrivato l’ergastolo, per il secondo 27 anni e sei mesi di carcere, con la concessioni delle attenuanti e riconoscendo la continuazione della condanna per altri reati.
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