Giudiziaria-Politica: il “furioso Berretta” querela anche Salvo La Rosa (Pdci)!


Pubblicato il 25 Novembre 2015

Dopo Giacomo Rota (Cgil), il politico dell’ “alternativa”, invece, dell’agorà… si rivolge al maresciallo!

di iena giudiziaria Marco Benanti

L’ “affronto” sarebbe stato per questa frase: “Berretta chiede l’intervento dell’esercito per qualche tetta al vento e nulla dice sul sacco urbanistico della città da parte degli amici…”. In questo modo, con questa frase riportata in un comunicato da alcune testate giornalistiche, Salvo La Rosa, allora (nel 2012) segretario del Pdci di Catania, avrebbe offeso l’onore e la reputazione dell’on. Berretta.

Proprio così: il tutto nasce nel 2012, quando l’on. Berretta esprime, con un comunicato, la sua ferma denuncia: “troppe prostitute in città”. Una roboante presa di posizione.

L’onorevole sottolinea che trattasi di una “questione di sicurezza, ma anche di decoro e di vivibilità”. E per questo è necessario “un intervento urgente e massiccio delle forze dell’ordine”. Insomma, “pugno duro” contro le prostitute: oggi i benpensanti “di sinistra”, a parte inverse, magari davanti ad una presa di posizione del genere di un esponente del centrodestra (le differenze culturali sono evidentissime fra i due maggiori schieramenti politici italiani), griderebbero allo scandalo. In ogni caso, una roba del genere, probabilmente, meriterebbe, in ogni caso, una sonora pernacchia.

Invece, cos’è accaduto? Che di fronte ad un comunicato di risposta, nel quale l’allora segretario provinciale del Pdci Salvo La Rosa invitava il parlamentare democratico, anche con toni ironici, ad occuparsi di cose più serie per la città, lo stesso parlamentare democratico (si chiamano così, democratici) ha sporto querela! E stamattina, si è tenuta la prima udienza, davanti al giudice della quarta sezione del Tribunale di Catania Michele Fichera. Per Berretta (la parte offesa) si è presentato l’ottimo avv. Paolo Schilirò. Per La Rosa, l’avv. Salvo Cannata. Se ne riparlerà il 22 giugno.

Una vicenda piuttosto triste e ridicola, che tanto per cambiare esprime quello che è il costume reale, molto diverso da quello virtuale proclamato e raramente praticato, della “classe dirigente” dello Stivale, area Trinacria. Insomma, la vecchia abitudine di delegare alla magistratura, tramite il maresciallo ( era noto un tempo in Tribunale lo slogan “mi hai fatto un fallo? Chiamo il maresciallo”) il confronto democratico fra posizioni diverse. Espresse anche con toni aspri, come accade nelle democrazie occidentali (ricordate i reiterati appelli: “ce lo chiede l’Europa?”, ecco appunto).

Invece, no: il politico italiano continua nella tradizione della “borghesia perbene” (di cui è espressione culturale prima che politica). Che s’adonta. Che va in Tribunale.

Peccato: anche perché, leggendo per intero il comunicato con la “frase incriminata” di La Rosa, si sarebbe capito agevolmente il senso delle parole del segretario del Pdci. Ma tant’è.

Non solo: La Rosa si è detto disponibile a chiarire la reale portata delle sue affermazioni e a correggere il comunicato stampa nella parte che avrebbe offeso l’onore di Beretta. Ma tale richiesta di chiarire e chiudere la vicenda è stata rispedita al mittente.

Del resto, Berretta qualche mese fa annunciò (poi l’ha effettivamente sporta) querela contro il segretario della Cgil di Catania Giacomo Rota.

Cos’era accaduto? Su una bacheca “democratica” di facebook se le erano “cantate” Giuseppe Berretta e Giacomo Rota. Cosa era accaduto? Rota,ad un certo punto, aveva evocato, con riferimento all’ “Era Lombardiana” del Pd, che “…circa duemila cause Serit che venivano date solo su ordine di Lombardo, chiedi pure al tuo Amico!”

Apriti cielo! Berretta forse si sara sentito “arrotato”, o altro, non aveva “incassato”, anzi aveva replicato:

“Giacomo Rota, parli a sproposito di cose che non conosci. Io non ho mai contrattato nulla con Lombardo. Ritengo le tue affermazioni gravemente lesive della mia dignità, onorabilità e professionalità, pertanto, mi trovo costretto ad investire della questione l’autorità giudiziaria.”

E Giacomino Rota aveva chiosato:  “Caro Giuseppe Berretta , mi spiace che ti sia così innervosito, ma io dico solo la verità e so bene di cosa parlo! Ribadisco di politica parlavo e parlo! Apprendo che investirai della questione l’autorità giudiziaria, fallo pure sarà interessante! Per i difensori d’ufficio la miglior risposta è il silenzio!”

La querela è arrivata a Rota: ora altro “appuntamento” in Tribunale, per “lavare” l’onore?

 


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