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Giudiziaria, processo ad Angelo Lombardo: è un caso…”clinico” (ma per l’Accusa)
Pubblicato il 31 Marzo 2016
di marco pitrella (nella foto, a fine udienza Lombardo con l’avv. Granata)
Prosegue nella sua genesi, “clinica & favolistica”, il processo ad Angelo Lombardo (difeso dagli avvocati Pietro Granata e Rino Licata), imputato per il (non) reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Della vicenda “Safab”, villaggio degli americani mai(!) realizzato e del presunto pestaggio ai danni dell’ex parlamentare s’è discusso (ancora!) nell’udienza di stamane.
Sul presunto pestaggio che avrebbe portato al ricovero, nel 2008, di Lombardo (da quello che emerge tanto dalle dichiarazioni dell’imputato quanto da testimonianze e documenti s’è trattato d’un ricovero per ipertensione), sono stati sentiti due testimoni; due medici con tanto di giuramento ippocratico.
Tanto Sandro Distefano, direttore dell’UTIR (Unità Operativa Intensiva Respiratoria) quanto Vincenzo Sciuto hanno escluso che il paziente presentasse lesioni o altro riconducibili ad un pestaggio. Più che ad un udienza per processo “comunquemente” di mafffia sembrava d’essere quasi… ad un convegno medico – da sconsigliare agli ipocondriaci – tra cartelle & ricette mediche, esami alla spalla & radiografie al torace (insomma, degli accertamenti fatti a Lombardo durante il ricovero si sta parlando).
Perché, al di là di ogni ragionevole dubbio, per capire se Angelo Lombardo è stato pestato o meno la diagnosi medica (due i medici che hanno escluso il pestaggio oggi e un altro, Pellicanò, lo escluse la scorsa udienza) servono a poco; occorrono prove & contro prove. Addirittura, non ricordo se Distefano o Sciuto, tanto mi stavo annoiando ma non credo di essermelo immaginato, ha detto d’aver prescritto a Lombardo una cardioaspirina che non può esser prescritta a pazienti che eventualmente hanno subito lesioni. Mi chiedo, allora: ma se si viene picchiati dai “picciotti” non si ha nemmeno un occhio nero, un dente rotto o una spalla lussata? Evidentemente no; le legnate mafiose non lasciano traccia e procurano solo ipertensione.
Resta “quindi” il caso clinico: una sorta di “nevrosi”… dell’accusa, però.
Dall’assurdo alla farsa il piè (è) veloce: sentiti i testimoni Salvatore Cavaleri, ex componente dell’ufficio di gabinetto dell’assessorato Territorio e Ambiente e Salvatore Ragusa, ingegnere capo del Genio Civile, riguardo al villaggio fantasma degli americani ad “opera” (volutamente tra virgolette data la non realizzazione) dell’impresa “Safab”. Al centro il geologo della “Safab” Giovanni Barbagallo, il geologo (coinvolto nell’inchiesta “Iblis”). Il villaggio doveva sorgere, nel 2010, in un fazzoletto di terra (licenza poetica, tanto di sceneggiatura processuale stiamo parlando) del Comune di Belpasso, previa autorizzazione che sarà negata del Genio Civile di Catania.
Da qui l’apparizione intensa quanto rapida dello “zio Angelo” ad un incontro organizzato da Barbagallo, tra Ragusa e Ciarrocca, ingegnere della “Safab”. Intensa quanto rapida l’apparizione di Lombardo, appunto, perché lo stesso Ragusa ha confermato come Angelo si sia limitato a presentare i due (Ciarrocca e Ragusa) – “ci presentò e si allontanò” – non svolgendo alcun ruolo di intermediario, nessuna pressione, sollecito, spinta o raccomandazione per far autorizzare dal Genio Civile la costruzione del villaggio.
La logica sul merito, al di là delle testimonianze che hanno escluso qualsiasi coinvolgimento dell’ex deputato nella vicenda; sarebbe bastato poco, in fondo, per il rilascio della “benedetta” autorizzazione: Angelo Lombardo era deputato nazionale del Mpa, Ragusa del Genio Civile è stato iscritto al Mpa, Rosanna Interlandi, assessore regionale al Territorio e Ambiente, era del Mpa , infine, Raffaele Lombardo, presidente della Regione, era del Mpa… eppure il villaggio non si fece. Pare, si dice, si mormora che, secondo Marina Rizza, sig. Giudice che in 1°grado ha condannato, dalla porta accanto, lo “zio Raffaele”, il tutto sia stato un disegno architettato proprio dal deus ex machina Don Raffaé per far sorgere il villaggio in una landa (altra licenza poetica perché di altra sceneggiatura si tratta) in c./da Xirumi (Comune di Lentini) di proprietà del prosciolto Mario Ciancio (http://www.ienesiciliane.it/articolo.php?aid=6784)… tanto forti furono gli interessi che anche a Lentini del villaggio a “stelle e strisce” non è stata posta nemmeno la prima pietra.
Del resto, se due indizi formano (forse) una prova coi F.lli Lombardo un villaggio mai realizzato è notizia di reato. “Clinico & favolistico” è stato, non a caso, l’incipit di quest’articolo “lombardesco”.
PS: per problemi di registrazione i testimoni della scorsa udienza – tra cui lo “zio Pino Firrarello” – dovranno tornare -il 26 maggio prossimo- a deporre; quando si dice “guasta giustizia”.
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