di marco pitrella nato a Brescia, cresciuto a Grammichele e residente a Catania
Nell’ ultima udienza la Procura ha chiesto venissero ascoltatati il pentito Galatolo che ha rivelato come i servizi segreti avessero offerto soldi al boss Aiello per scagionare Lombardo e che, fra gli altri, venisse prodotto a fine probatorio il certificato di nozze sia di Raffaele che scelse come suo testimone Paolo Rizzo e sia quello della sorella di Rizzo, Renata, al cui matrimonio l’ex presidente testimoniò assieme a Madonia rivelatosi, in un secondo momento, un boss… correva l’anno 1983, 32 anni fa! (nel processo di 1°grado, celebratosi con il rito abbreviato, il GUP rigettò, infatti, la richiesta d’assunzione probatoria fatta dall’accusa.) La difesa ha “invitato” a testimoniare Super Mario Ciancio, da La Sicilia con furore.
Conclusa la cronaca da giornale da nonnina, in vestaglia & copertina, le Ienesicule, dal canto loro, rilanciano!
Don Raffaé c’è, come quel “Dio c’è” scritto sui cartelli autostradali poco prima degli autogrill che un po’ metafora della nostra vita, fatta di fermate & ripartenze & pisciate, sono e dove, narrano le leggende metropolitane, egli fosse solito allestire comitati elettorali il sabato notte, ancora meglio se prima di un’ elezione. E ragion di ciò che è stato vuole che siano ancora forti i legami tra lui e i servizi segreti cominciati quando Raffaele, ancora studente ahi! salesiani, era il referente di Gladio, nome di battaglia “Salesio”.
Che sia sentito come teste il quartiere più antico di Grammichele, San Rocco, dove il piccolo Lele ha mosso i primi passi. Si narra che all’età di tre anni, per la gioia di Cesare Lombroso, portasse già i baffi e mentre gli altri bambini grammichelini giocavano a rontolifio, scinni e ncrvacca, rummolo e co carramattu, egli, più avvezzo ai voti che ai ludi, organizzasse, o campu da Silvia, partite di calcio distribuendo i ruoli in base al nucleo familiare e quindi al carico elettorale; chi aveva tanti fratelli andava in attacco e ai i figli unici, elettoralmente meno pesanti, toccava giocare in porta.
Serpeggia la paura tanto fra gli ex suoi elettori siciliani quanto negli ex dirigenti Mpa che, per vaghe & pubbliche idealità, si trovano nel Megafono, dopo essere stati purificati con il succo di lumia… sconti a nessuno, che testimonino anche loro.
“Quando fai un favore crei un ingrato e cento scontenti”, diceva l’avv. Francesco La Magna che della città esagonale fu sindaco DC.
Si “inviti” il testimone di nozze, u cumpari, (con tanto di certificato matrimoniale risalente a 32 anni fa!) e anche tutti quei neonati a cui Lombardo ha fatto da “padrino”. Non basta sostituire la coppola con il riporto (fra l’altro non c’è più) & indossare tre anelli all’anulare piuttosto che “la perla” al mignolo per non essere “the boss”… che Lombardo sia il Bruce Springsteen della politica?
Pare, si dice e si mormora che Toti & Giupi, i figghi, abbiano imparato a leggere e a scrivere con i pizzini sparsi nella campagna di Ramacca. Affari di famigghia? Ma quale minchia! Che siano uditi il fratello Angelone, i nipoti, i cugini e tutti chidi ca su… previa presentazione del test del DNA.
Per comprendere, poi, da quale vizio (di mafia) capitale sia affetto l’ex presidente, se l’ avarizia o l’ingordigia, saranno sentiti dei taccagni testimoni di Genova (in realtà periti chiamati testimoni per fare la battuta).
Si convochi Marco Benanti, direttore di Ienesicule, impegnato nel processo (di deglutizione) Iris, nessun ne bis in idem… e lo si interroghi sul perché consenta che mistificazioni grammichelote vengano pubblicate sul giornale che dirige… preferibile è la stesura di un romanzo “affinché nessuno possa affermare che non lo sapeva.”
“La Sicilia non vuol cambiare”, affermava triste Burt Lancaster nel Gattopardo… e i 3.372 che hanno messo “mi piace” sulla pagina facebook del ex governatore sono oVViamente da sentire in giudizio… per fortuna il concorso esterno c’è e aiuta a dimostrare(?) come Don Raffaè, nonostante avesse governato la Regione con assessori del calibro di Caterina Chinnici (figlia di Rocco), Lucia Borsellino (figlia di Paolo), e Massimo Russo (che con Borsellino lavorò) sia colluso. Un plauso va, inoltre, al “pensiero unico” che dal basso ventre al “luogo comune”, invoca quella giustizia che per fortuna è “laika” e mica sovietica. E fanno bene i togati ad amministrare anche in nome del popolo siciliano che votò Lombardo nel centro-destra per poi trovarselo a “pattarsi” (un do ut des, mica è Crocetta!) con il centro-sinistra di Giuseppe Lumia che oggi soffre di amnesia… e da quel dì al via le indagini magistrAli, ops.
Infine, chiediamo che il processo, per questioni logistiche & di affluenza, venga celebrato in un centro commerciale (il luogo del “delitto”?)… i testimoni ci sono tutti, ma proprio tutti, adesso le prove.
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